Quid novi?

L'arca de Noè


L'arca de Noè - Poemetto romanescodi Antonio Muñoz - Staderini Editore, Roma, 1942Dal "Giornale d'Italia" (28 agosto 1942-XX):Il nuovo libro dialettale di Antonio Muñoz si intitola "L'arca de Noè, poemetto romanesco" - Staderini Editore ed è dedicato ai combattenti romani con l'augurio che possa offrire un'ora di svago a quei bravi figlioli che espongono la vita per la gloria d'Italia nel nome immortale di Roma.Detto questo, può sembrare non ci sia altro da aggiungere. A che varrebbe una critica letteraria, dopo lo spontaneo e chiaro giudizio da parte dei lettori a cui questa minor fatica, anzi questo svago del dotto archeologo e storiografo dell'arte, intende rivolgersi?Senonché, a tacere, si corre un altro rischio: che dietro il paravento dell'attualità patriottica, ci si voglia esimere dal pronunciare un apprezzamento posato e coscienzioso. Mentre noi vogliamo pur dire che questa "qualche altra cosa" è una squisita collana di sonetti argutissimi di forma impeccabile e di satira tanto sottile, quanto garbata. Dalla minaccia del diluvio all'ingresso nell'Arca, al ritorno del sole e dell'arcobaleno, sino all'approdo e alla rinascita del mondo: "Aveveno gran prescia d'annà via - Speramo d'incontrasse 'n'antra vorta - Buongiorno - Grazie della compagnia!".Il risveglio, l'invenzione del vino, l'inutilità della grande prova sino alla minaccia di un nuovo diluvio, che è quanto dire del Giorno del Giudizio ("Se riapriranno abissi e cataratte - e andremo tutti quanti a precipizio - Ne la valle der santo Giosafatte ...") sono fra i sonetti più felici ed efficaci".Dal "Popolo di Roma" (5 ottobre 1942-XX):"Antonio Muñoz pubblica in questi giorni qualche altra cosa, come ha voluto definire nella presentazione della raccolta di sonetti intitolata: "L'arca de Noè" che appare per i tipi dell'Editore dei romanisti nella bella e nitida veste consueta. Qualche altra cosa che il poeta dedica ai combattenti nelle terre lontane che tanta buona accoglienza hanno riservato all'ultimo suo volume di Poesie romanesche da indurlo a raccogliere un'altra trentina di sonetti in un poemetto che con stile brioso e scanzonato racconta il grande viaggio del biblico patriarca sul suo barcone ospitale. E certo i migliori riguardano l'imbarco dell'eteroclito serraglio dove, approfittando della confusione, purtroppo anche gli animali nocivi riuscirono a portare a salvamento la loro trista specie. La narrazione si svolge con quel garbo proprio dell'Autore che magari altera un po' lo stile romanesco non proprio tutto disseminato di fiori, pur di non varcare certi limiti".