Quid novi?

La fava romanesca


La fava romanescaLa fava romanesca, ar primo maggio,è 'n rito che risale a Checch'e Nnina;tu ttrovi post'in cquarche ppinetina,poi magni e bbevi, e passa 'gni ddisaggio.Se pônno puro fà 'e fave de' morti,quann'è la festa de l'ambientazzione,ma ormai nun se fà ppiù la priscissione,pare che più a gnisuno je ne 'mporti.E ppe' ffinì, la fava lo sa bbene,-e te lo dice puro la Treccani-'gni donna o ffrocio che vvôr dì cch'è'r pene.La fava bbrusca, Checco, nun sia mai!De cacio aggiugni du' bbei piatti sanie ddu' piccioni è ccerto prennerai.Note:Tit.: Fava. Dal lat. faba. Nome collettivo e quindi anche quando indica più di un baccello si usa in ogni caso il singolare "la fava". Zanazzo: Senti 'sta fava cotta in der tigame. [Ravaro]V.1: Ar primo maggio. Per tradizione a Roma, il primo maggio, si mangiano fave e pecorino.V.2: Checch'e Nnina. A li tempi de Checco e Nina, indica un tempo talmente lontano, del quale si è persino persa la memoria.V.5: Fave de' morti. Dolci tradizionali del mese di novembre. Nell'antica Roma si commemoravano i defunti maniando faveV.6 (7): La festa de l'ambientazzione. Ovviamente, non esiste alcuna festa con tale nome. L'espressione costituisce una parodia del seguente passo, reperito su internet, del quale si propone una interpretazione volutamente errata: "Nel Settecento e nell’Ottocento la più importante commemorazione dei defunti, che colpiva particolarmente il popolo per la solennità dell’ambientazione, si svolgeva nella Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte in via Giulia. Al termine della cerimonia la statua della Madonna del Rosario veniva portata in processione fino al cimitero di Santo Spirito.". Al di là della discutibile costruzione sintattica, le notizie riportate sono interessantiV.9-11: Fava, come riporta il Vocabolario Treccani, assume anche il significato di: "3. fig., volg. Glande; estens., pene, membro virile."V.11: Frocio. Originariamente il termine indicava lo straniero in generale e, successivamente, il tedesco in modo particolare. Pare che siano stati i lanzichenecchi all'origine della parola, per via dello smodato appetito sessuale, che li portava ad avere rapporti, per lo più con non consenzienti, senza distinzione di sesso. A Roma le narici vengono denominate "froce" e la loro dilatazione per via dell'eccitazione individua, nella semplificazione del linguaggio popolare, le persone sulle quali si constata tale fenomeno. Col tempo il vocabolo ha mutato il proprio significato, ma nel 1800 -ai tempi del Belli- esso ancora indicava i tedeschi e gli stranieri.V.12: Fava bbrusca. Magnà la fava brusca = essere in miseria; essere messo a tacere, essere richiamato.V.13: il cacio è il pecorino di cui si è parlato all'inizio.V.14: Ddu' piccioni. Pijà du' piccioni co 'na fava = conseguire un duplice risultato con una sola azione; Belli (S-923): "E de notte ce sò l'antri foconi / Ch'addoprava er re Davide in ner letto / pe pijà co'na fava du' piccioni".Valerio Sampieri30 agosto 2016