Quid novi?

Dedica


DedicaIl mio primo libro di versi lo pubblicai nel 1913. Se ne vendettero appena cinquanta copie; le altre, allo scoppio della guerra, le donai alla Croce Rossa come carta da macero; nè mai poesia ebbe fine più degna. Il volume stampato un anno e mezzo fa dall'eitore dei "romanisti", Staderini, ebbe migliore accoglienza, e in pochimesi fu esaurito. Mi ero tuttavia proposto di non pubblicare altri versi prima della pace vittoriosa; avevo quasi scrupolo a metter fuori, in questo periodo di ferro, scritti che fossero o potessero parere futili. Ma ecco perchè ho cambiato idea. Tornando nell'autunno scorso da una missione all'estero, dovetti far sosta in una piccola stazione ungherese. C'era fermo un treno militare con nostri reduci dalla Russia. Un bel sergentino, che mi conosceva di vista, mi venne a salutare: "Sapete che al fronte c'era arrivato il vostro libro di poesie? Ce lo liticavamo per leggerlo la sera in crocchio; si discuteva se fossero più belli i sonetti burleschi o quelli sentimentali; abbiamo perfino messo in musica gli stornelli sul Re e sul Duce. A noi romani pareva di ritrovarci più vicini a casa. Pubblicherete presto qualche altra cosa?".So troppo bene che questo giudizio va attribuito solo alla grande distanza, che deformava la lente visiva di quei brvi ragazzi. Quei due stornelli, ad esempio, sono ben povera cosa, e non riescono a rappresentare con efficacia l'immagine augusta del Sovrano che si affaccia alla loggia del Quirinale, nè la maschia figura del Duce che dal balcone di Palazzo Venezia lancia le sue frasi taglienti, mentre la folla in un delirio di passione lo acclama. Pure, mi sono detto, qualche po' di merito i miei versi lo debbono avere, se riescono a interessare e a commuovere dei combattenti, ossia dei veri uomini. Ecco perché pubblico oggi qualche altra cosa. E la dedico ai combattenti romani, che meglio la potranno intendere; augurandomi che serva a dare un'ora di svago a quei nostri giovani che espongono i loro generosi petti per la gloria d'Italia, nel nome di questa Roma immortale, che si va facendo ogni giorno più bella, più rispettata più grande.Dello stesso autore:Sonetti romaneschi - W.Modes, libraio-editore, Roma, 1913.Pater Aeneas. Dramma sacro in tre atti, in versi. - Fratelli Treves, editori, Milano, 1930.Poesie romanesche . Staderini, editore, Roma, 1940Da: Antonio MuñozL'Arca de Noè - Poemetto romanescoStaderini Editore - Roma 1940Lire 5