Quid novi?

Saffo Poetessa


CAPITOLO XLV.Saffo Poetessa.Saffo Poetessa fu una fanciulla dell’isola di Lesbo della città di Mitilene: e di sua origine, non rimase altra cosa. Ma se noi guardiamo allo studio, quello che lo tempo ci ha tolto vedremo in parte restituito; quella cioè essere nata di nobili e onesti parenti; perchè quello non potè mai essere desiderato da vile animo, e a quello non potè mai venire alcuno d’animo popolaresco. E benchè non si sappia in che tempo quella fusse, nondimeno ebbe sì nobile animo, che essendo in fiorita età e bellezza, non fu contenta solamente sapere congiugnere insieme le lettere, ma confortata da più caldo furore d’animo e da più vivacità d’ingegno, montata a più alto studio per l’altezza di Parnasso, montò a quella, non rifiutandola le Muse, e cercato, arrivò infino al bosco dell’alloro, e al tempio d’Apollo; e bagnata nella fonte de’ poeti, preso la cetera, facendo la danza le sacre Muse, essendo fanciulla, non dubitò suonarla e pronunziare versi: le quali cose sono parute molto faticose eziandio a studiosi uomini. Perchè dire più parole? ella per lo suo studio arrivò a grado, che infino al presente i suoi versi sono famosi. Per testimonianza degli antichi, fu diritta a lei una statua di metallo consacrata a suo nome, e ella fu annoverata fra i famosi poeti. E certamente non sono più famose le corone dei re che la sua corona, nè le mitre dei sacerdoti, nè le laure de’ trionfanti.
E (se creder si dee) come ella fu felice di suo studio, così fu infelice di suo innamoramento, perchè presa ella d’amore, occupata da intollerabile pestilenza d’un giovane; o che per piacevolezza di quello, o per bellezza, o per qualche altra cagione, non volendo egli consentire a suo desiderio, ed ella dolendosi della sua ostinata bellezza, descrisse versi contro a quello; i quali io avrei pensato elegie, perchè quegli sono appropiati a siffatta materia, se io non avessi letto, che ella, quasi dispregiata la forma dei versi trovata da altri passati, trovò nuova generazione di versi con certi piedi, quali ancora sono denominati di lei. Ma che diremo noi? è da biasimare le Muse, le quali, sonando Anfione, poterono muovere i sassi delle montagne; e, cantando Saffo, non valsero a mollificare il cuore di uno giovanetto.Giovanni BoccaccioDe claris muljeribusVOLGARIZZAMENTODI MAESTRO DONATO ALBANZANI DA CASENTINO[ca. 1336 - fine secolo XIV]La scultura Saffo abbandonata è stata realizzata nel 1857 da Giovanni Duprè, (1817-1882).