Quid novi?

La lettra de la Commare


La lettra de la CommareCara Commare. Piazza Montanara, (1a)oggi li disciannove der currente.Ve manno a scrive che sta facciamarade vostra fijja vò pijjà (1) un pezzente.Poi ve faccio sapé che la taccaramorse, in zalute nostra, d’accidente:e l’arisposta sò a pregavve cara -mente a dàlla alla torre (2) der presente.Un passo addietro. (3) Cquà la capicciolacurre auffa, (4) mannandove un zalutope pparte d’Antognuccio e Lusciola.Me scordavo de divve, si ha ppiovutoche sta lettra nun pò passà la mola,come, piascenno a Dio, ve dirà el muto.
Titta nun ha possuto;e con un caro abbraccio resto cquanevostra Commare Prascita Dercane. (5)A l’obbrigate manede la Signiora Carmina Bberprato,Roccacannuccia, in casa der curato.Note:1a In Piazza Montanara, presso l’antico Teatro di Marcello, siedono alcuni scrivani o segretari in servizio de’ villani dello Stato, che ivi si radunano, particolarmente le feste, per aspettare occasioni di vendere la loro opera pe’ lavori delle campagne romane; questi segretari hanno certa tassa per le varie lunghezze di lettere, le più preziose delle quali sono le dipinte a cuori trafitti, sanguinolenti e infiammati.1 Sposare.2 Al latore.3 Frase usata spessissimo dagli indòtti, i quali nel discorso hanno obliata qualche circostanza.4 La bavella va a vil prezzo. Sull’auffa, a ufo, vedi il sonetto...5 Placida del cane.Giuseppe Gioachino BelliMorrovalle, 26 settembre 1831 - Der medemo(Sonetto 121)