Quid novi?

Piazza Tiburtina


Piazza TiburtinaAppena arivi lì passato l'arcoe vedi in fonno l'arberi pizzutivoressi avecce l'ale come un farcop'annattene lontano in du' menuti!La piazza è bella!? Si ... me la saluti!Nun cià nemmanco un fiore, manco un parcoperciò che vale? Ai voja che discutiche tanto que li serci nu' l'incarco! ...
Io ciàrivai 'na vorta, ma cor tramme,pe' quanti funerali ce passorno ...dovetti sta' tre ora a scappellamme.E si nun era solo pe' 'sto fatto:pe' vede' 'na picchietta de lì intorno ...scappavo via de corsa com'un matto!Natale PolciPiazze de Roma - Sonetti romaneschi - Roma, Editrice: Tipografia "Saturnia", 1929, pag. 48La foto mostra la Stazione Tiburtina come è ora. Verso la fine degli anni '50, inizio anni '60, nel luogo mostrato dalla foto vi erano delle baracche. Ricordo che, con la Parrocchia, siamo andati a portare ai baraccati capi di vestiario ed altro. Probabilmente, ai tempi in cui Polci ha scritto il sonetto, Piazza Tiburtina era soltanto un luogo di passaggio per i funerali che si recavano al vicino Cimitero del Verano. Ai miei tempi non solo non esisteva la tangenziale, ma nemmeno esisteva la Circonvallazione Nomentana!