Quid novi?

Stagioni a Roma


Stagioni a RomaAl PincioÈ l'ora dell' addio del sole, bellasui tetti.L'ora che i pargoletti in carrozzellalasciano i giardinetti.Sui grandi pini e le casine rosauna sottile angoscia, un freddo fiatosi posa.Gennaio 1956A Ponte Sant' AngeloD'aprile, nelle sere ancora fresche,l'aria dei Borghi sa di caprifoglio.Agli angeli di pietra, salmodiantisulle spallette, guardan le fanteschesentimentali e i pellegrini stanchi.Scorre il Tevere, verde come un olio;palpita sulle cupole, tra i bianchicirri migranti, una corona d'alirosa e viola: e raddolcisce i malidi tutti quanti.Aprile 1955Sull'AventinoBasta un fiore, a colmare una giornata.La muraglia a strapiombo del giardinodietro il convento di Santa Sabinapare, con le sue gialle margherite,l'erma parete d'un tempio sognato.Questo colore, sul vetusto luttoe sul recente, esaltapiù di un nepente. Fantasia ritrovatra le mortelle della vita, lente,la grazia di un'aiuola sterminata.Agosto 1944A Via MarguttaStaffetta dell'autunno, l'olivarolancia il suo grido al canto della strada.Vivere, a poco a poco, ridiventapericoloso e avaro.Non buttare qua e là lungo il selciatoi noccioli spolpati. Mentre passauna modella, o giù da un uscio scendela monachina, bada che, guardandole,tu non scivoli e cada.Settembre 1954Adriano GrandeStrenna dei Romanisti,1959, pag. 88, 89