Quid novi?

Gian Giorgio Trissino


Gli occhi miei lassi avvezzi a quella via,Gli occhi miei lassi avvezzi a quella via,Ove talora il di Madonna siede,E con la dolce vista alta mercedeSuol dare a l'angosciosa pena mia,Ivi eron volti; ed io come uom ch'obliaSé stesso nel mirar quel ch'ei non vede,Mirando longe, avea dinanzi al piedeTutto quel ben, che l'anima desia.Mentr' io guardava fiso alla fenestra,Ove solea veder la donna nostra,Ella per strada mi passò da lato,Ed io non la conobbi. O mia sinestraFortuna, o Amor, che sempre la mi mostra,Come sen stette allor cosi celato!
Scosse eran le catene, e lacci sciolti,Scosse eran le catene, e lacci sciolti,di' amor posti m' avea da' teneri anniDebili intorno, onde i passati all'anniDannava meco e' pensier vani e stolti.Quando ecco i spirti miei furon accoltiNella rete d'Amor con nuovi inganniDa un picciol piè sotto gli aurati panni,Con due lumi celesti a me rivolti.Ben allor m' avvidd' io vedermi in tuttoPrivar Amor della mia libertate,E far ch' io più non la racquisti mai;Ma son contento che da tal beltateMi son più dolci questi fiori assai,Che non sarebbe d' alcun' altra il frutto.Gian Giorgio Trissino (Vicenza, 8 luglio 1478 - Roma, 8 dicembre 1550, noto anche come Gian Giorgio Dressino)Rime di Poeti italiani del Secolo XVI, Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1873, pagg. 1, 2 (a cura di Antonio Ceruti).