Quid novi?

Il sarcasmo


Il sarcasmo....Animos aliena opprobria saepaAbsterrent vitiis.(Hor., Sat. I., 4.)Qualor cupo e torbidoMi avanzo, mi mostro,Recando bazzecoleD' acidulo inchiostro,Mi guarda la genteCon volto ridente.Guardar vi sollucchera?Sorrider volete?Su ciò non è disputa:Guardate, ridete.D' inverno, d' estate,Ridete, guardate.Ma poi che di causaNiun fatto è mai privo,Del vostro sorridereNe avrete un motivo.Han nodo assai strettoLa causa e l' effetto.Però, senza aggiugnereScilomi soverchi,Val meglio che il bandoloSu me lo ricerchi,E meco mi avvisiDe' vostri sorrisi.Senz' altri arzigogoli,Miei bravi signori,Quel c' ho nelle viscereLo svescio al di fuori:Di questa allegriaLa colpa è la mia?Fors' è ch' io v' inciuscheriDi tali strambotti,Ch'io credali nèttareChe paianmi ghiotti,E sien cerbonecaVersata alla cieca?Fors' è ch' io vi abbeveriDi un' onda castaliaSforzata a discenderePe' fossi d' ItaliaFra steppe, fra landeDal Pindo al mar grande?Son io la fantasimaDel fu Sperandio?Del ceffo de' satiriLo specchio son io?La scimia di Flacco?La effigie di Macco?Son quel da MonopoliRegnicolo Querno,Che un serto di cavoliGià s' ebbe in ischerno,Qual' archipoetaFra stracci di seta?Son quello da BergamoSer Gianni Bressano,Che versi a miriadiFe in tosco balzano,E fugli concessoCantar di sè stesso?In me torna a vivereL' eroe Baraballo,Che, in vece del PegasoO d' altro cavallo,Salì trionfanteL' enorme elefante ?In me si trasmigranoBritonio e Gazoldo,Che in gloria poeticaMinori a Bertoldo,Sostenner la somaDe' fischi di Roma?Ombè, seguitandociSul nostro discorso,Di farvi sorridereN' ho quasi rimorso:Il riso eccitatoMel reco a peccato.Eppur cose dicoviMen liete che serie:V' è molto da piangereSu certe materie;Nè il riso del cautoVa scevro di pianto.Il solo DemocritoCercate voi spesso,Ma poscia l' EraclitoTrovate con esso;E l' aspide uccideChi piange e chi ride.Siam vivi in un secoloDi piaghe fecondo,Allor più mortiferoChe par più giocondo.Nel braccio di drudaV' è il bacio di Giuda.Il frizzo del satiro,Che il riso ci svelle,Titilla, solletica,Ma brucia la pelle:E cancro tremendoChe strugge ridendo.Scalcina, arde, stritola,E stermina e infamaL' altar di quell' idoloChe orgoglio si chiama.Con poco si sbriga:Ridendo castiga.Abbuia la gloriaDe' tronfi pedanti:Accascia la boriaDe' Cresi ignoranti:Scompiglia, sparnazzaLe pompe di piazza.Del baro vituperaL' ipocrita vita:Trae fuor della mascheraLa fede mentita:Fa mute le trombe:Sbugiarda le tombe.Riscatta la vedovaDai ladri cavilli:Dà voce alle lagrimeD' ignudi pupilli:Rovescia la sorteDe' brogli di corte.Del pseudo-filosofo,Del vil demagogo,Rivela le zaccherePiù degne di rogo:Il vero interesse,Le false promesse,Le industrie di bossolo,Le sordide cene,Gli amori, gli spasimiPel pubblico bene ...Chi il mondo trambustaDia sangue alla frusta.I sogni politici,Le larve, i lunariDisperde ne' circoliD' ebbriosi giullari:Fa più che martelloDel riso il flagello.È fuoco il sarcasticoSorriso del vate,Che lambe ed inceneraLe stoppie dorate,La folgore scocca,E zara a chi tocca.Ma dove mi esagitaLa improvvida bile?Non vedo qui popoloDa verga o staffile.Qui è giusto ed onesto:Non parlo di questo.La gente ch' io macero,Che inchiodo alla gognaÈ l' empia, la luridaChe il mondo svergognaL' iniqua, la stolta ...Ma qui non m' ascolta.Giuseppe Gioachino Belli21 maggio 1853Da "Poesie inedite" di Giuseppe Gioachino Belli Romano, Volume 1", Roma, Tipografia Salviucci 1865, pagina 47-54