Quid novi?

Irene, Leonzia


CAPITOLO LVII.Irene, figliuola di CratinoNon è assai certo se Irene fu greca, e in che tempo fiorisse, nondimeno fu creduto che ella fusse greca perchè è manifesto che ella fu figliuola d’un Cratino pintore, e fu sua discepola nell’arte, nella quale penso tanto degna di laudabili parole, quanto dell’arte, e della fama ella avanzò lo maestro; stando ancora in più cose la sua nominanza; e essendo lo padre non nominato se non per quella; salvo se egli fu quello del quale si legge, che descrisse in propria formola la eccellente scienzia delle foglie, e delle radici delle erbe, benchè sia stato chiamato da alcuni Cratinas e non Cratinus. E questa Irene ebbe singolare ingegno, e artifizio di ricordanza; del cui magistero certo durò la pruova per lungo tempo: questa figurò una fanciulla la quale fu in una tavola veduta presso di Eleusi città, e così figurò Calipso vecchio, e ancora Teodoro gladiatore, e Absistene, al suo tempo eccellente saltatore. Le quali cose, perchè quell’arte è per la maggior parte rimossa da ingegno di femmina, non possono essere fatte senza grandissima velocità d’ingegno, lo quale suole essere in quelle sommamente tardo, pensai essere degna di avere alcuna fama.
CAPITOLO LVIII.Leonzia, filosofaLeonzia, se penso bene, fu una donna di Grecia, e forse fu famosa al tempo di Alessandro Magno, re di Macedonia, la quale avrebbe avuto molto più chiaro e più glorioso nome, se ella avesse serbata l’onestà di donna; perchè ella ebbe somma fortezza d’ingegno. Perciocchè ella valse tanto in istudio di lettere, secondo la testimonianza degli antichi, che ella ardì scrivere contro a Teofrasto, famosissimo filosofo in quel tempo, riprendendolo; o che ella fusse mossa da invidia, o da temerità di femmina. Che dirò io, poi che la sua fama è durata tanti secoli infino alla nostra età? dirò che non fu piccolo argomento, non indizio di piccola scienza, benchè noi possiamo stimare che ella avesse invidioso animo. È certissimo argomento dunque, se ella fu valente in sì splendidi studj, non crederò lievemente che ella abbia avuto origine di bassa nazione, perchè rade volte di quella bruttura sorge eccellente ingegno. E se alcuna volta egli è infuso dal cielo, la chiarezza di quello è oscurata dall’ombra della prima sorte. Che può dare di vero splendore lo nobile sangue de’ passati, dove è la indulgenzia dei costumi? Se noi diamo fede agli approbatissimi scrittori, questa, messa giù la vergogna di donna, fu meretrice, anzi piuttosto puttanella. E come è gran peccato che quella potesse rivolgere la filosofia, maestra di tutte le cose, tra i ruffiani e brutti adulteratori, tra le meretrici per bordegli, e bruttare quella tra le disoneste camere di vituperose macchie, e calpestarla oon brutti passi, e avvilupparla per puzzolente chiaviche, se lo splendore di filosofia si può oscurare per la bruttura di disonesto petto. Dunque è da dolersi certamente, che singolare ingegno, dato dal cielo per sacro dono, sia potuto essere sottomesso a sì brutto esercizio. E certo io non so se io dica quella più forte, traendo la filosofia in così scellerato luogo, o più debole, lasciando, lo ammaestrato petto essere sottomesso alle lascivie.Giovanni BoccaccioDe claris muljeribusVOLGARIZZAMENTODI MAESTRO DONATO ALBANZANI DA CASENTINO[ca. 1336 - fine secolo XIV]