Quid novi?

Er pranzo de le Minente


Er pranzo de le Minente (1)Mo ssenti er pranzo mio. Ris'e ppiselli,allesso de vaccina e ggallinaccio,garofolato, (2) trippa, stufataccio, (3)e un spido (4) de sarsicce (5) e ffeghetelli. (6)Poi fritto de carciofoli e ggranelli,certi ggnocchi da fàcce er peccataccio, (7)'na pizza aricresciuta de lo spaccio, (8)e un'agreddorce de ciggnale (9) e ucelli.
Ce funno peperoni sott'ascetosalame, mortatella e casciofiore,vino de tuttopasto e vvin d'Orvieto.Eppoi risorio (10) der perfett'amore,caffè e ciammelle: e tt'ho llassato arretocerte radisce da slargatte er core.Bbè, cche importò er trattore?Cor vitturino che mmaggnò con noi,manco un quartin (11) per omo: (12) e cche cce vòi?Note:1 Vedi la nota 1 del Sonetto precedente [189: Minenti (da eminenti): così chiamansi coloro che vestono l'abito proprio del volgo romanesco].2 Garofanato: specie di umido di manzo.3 Altro umido tagliato in pezzi.4 Spiedo.5 Salsicce.6 Quando è così nominato, intendesi sempre per «fegato di maiale».7 Peccato di gola.8 Comperata.9 Cinghiale.10 Rosolio.11 Il quartino era una moneta d'oro del valore di un quarto di zecchino; oggi è rarissima e quasi irreperibile, ma n'è restato il nome di convenzione fra il volgo per dinotare paoli cinque.12 Per «cadauno»: e in questo senso, il per omo vale anche per «donna».Giuseppe Gioachino BelliTerni, 8 ottobre 1831 - D'er medemo(Sonetto 190)