Quid novi?

In cerca di morte 01


In cerca di morte 01In Serata all’osteria della Scapigliatura si racconta che un giorno Tarchetti, non sapendo come sbarcare il lunario, "fece incollare sulle cantonate della città un avviso col quale si proponeva quale professore di conversazione inglese. Idea, è proprio il caso di dire, scapigliata, perché Tarchetti non conosceva una sola parola di quella lingua". Venne contattato da una signora dell’alta società che conosceva l’inglese perfettamente: "Mandò quindi un biglietto d’invito al Tarchetti, il quale, come se nulla fosse, andò a presentarsi e a raccontare come stavano in realtà le cose. «Non sapete l’inglese?» disse tranquillamente la signora. «Bene, ve lo insegnerò io». E glielo insegnò. Il maestro si fece scolaro.
In cerca di morteDa: Racconti umoristicidi Igino Ugo TarchettiMilano, E. Treves e C. Editori, 1869Pochi anni or sono, in un vecchio palazzo della via Recourse a Londra, conosciuto sotto il nome di Game of chance house (casa dei giuochi di rischio), convenivano ogni sera tutti i giovani eleganti del quartiere così detto di Reckless-men, per azzardarvi qualche migliaio di sterline al whist o al tarocco, ma più specialmente al diamonds-game (giuoco dei quadri).I fashionables, i zerbini di quel quartiere, dopo aver cavalcato lungo i viali di Regent's park, o tirato di sciabola nelle sale di Mr. Wooden, il celebre schermitore, o gareggiato nelle corse dei boats sul Tamigi, provavano spesso degli assalti di spleen tormentosi, degli orribili istanti di noja; di quella noia fredda, piena, profonda, mortale, che non può essere provata che dagli inglesi, e che ha tanta analogia col loro cielo, colle loro pioggie, e colle loro nebbie perenni. Era naturale che essi sentissero quindi il bisogno di scosse più vive, di emozioni più eccitanti, e che non potendo procurarsele altrimenti, venissero a chiederle al giuoco. Il carattere degli inglesi è freddo e pacato, ma nel fondo del loro cuore vi è sempre qualche cosa di palpitante e di vivo; essi lo sentono e subiscono spesso, loro malgrado, il predominio della loro natura lenta e inflessibile: le maggiori eccentricità inglesi non segnano sovente che il limite estremo dei maggiori sforzi che essi hanno fatto per dominarla e per vincerla. E se è vero che l'affetto del danaro costituisce una delle loro passioni più tenaci, il giuoco che uno dei mezzi più solleciti per moltiplicarlo o per perderlo, deve offrir loro naturalmente una fonte di emozioni energiche e grandissime.Ecco perché i giovani del quartiere di Reckless-men si raccoglievano volentieri nelle sale di Game of chance house, nelle lunghe sere d'inverno - per scuotere la loro anima paralizzata dall'atonia, per ritemprare in qualche modo la loro sensitività coll'attrito dei dadi del whist, o col giuoco pericoloso dei quadri.Abbiamo detto i giovani, chè nei vecchi inglesi la mania delle emozioni è trascorsa, il periodo delle eccentricità è superato: un inglese a quarant'anni è la personificazione del positivismo, è l'incarnazione vivente del calcolo: i giovani soltanto possono azzardare sull'asse o sul fante d'una carta una eredità vistosa, una fortuna accumulata in lunghi anni di speculazioni e di lavoro.E quante fortune non furono perdute o menomate in tal guisa! quanti di quei giovani eleganti che alla sera entrarono nella sala del palazzo in Recourse-street, ricchi d'una bagattella di centomila sterline, ne uscirono più poveri dell'ultimo operaio di Londra, e s'imbarcarono all'indomani sul postale delle Indie con un posto pagato di terza classe per tentare di ricostruirvi la loro fortuna perduta! Si osserva appunto ciò di singolare nei giuocatori inglesi, che non arrischiano come noi una piccola somma, una porzione meschina della loro proprietà, ma mettono anche nel giuoco dell'ardimento e del senno. - Ecco una carta sulla quale si sono posti centomila franchi - una, due, tre; una, due, tre; il sette di fiori e la dama di cuori, l'asse di quadri, e il re delle picche - perduto; si raddoppia la posta - perduto; la si triplica ancora - perduto: sta bene! All'indomani si va a Hang-king o a Calcutta; vi si va fiduciosi, imperturbati, tranquilli; vi si negozia nella gomma, nei datteri, o nei chiodi di garofano; s'impianta una manifattura di conterie, si perfeziona un tessuto, s'inventa una macchina, si acquista a metà prezzo un carico di coloniali, e la fortuna è rifatta. Allora si rimpatria e si dice: io sono quell'inglese che, otto anni or sono, ha sciupata la sua proprietà al giuoco dei quadri; oggi ritorno col mio capitale raddoppiato, e con un forte credito all'estero; i miei rapporti commerciali mi assicurano in pochi anni l'accumulazione di un capitale importante.A questo punto della sua vita, l'inglese non giuoca più, non va in cerca di nuove emozioni; rientra nella famiglia e nell'ordine, frequenta la borsa, si fa eleggere membro di qualche associazione democratica, e trasmette a' suoi eredi legittimi un patrimonio di un mezzo milione di ghinee.Paese singolare, dove tutto è grande e straordinario; dove anche nel vizio si rinvengono le traccie di virtù non comuni, dove è riverito il genio e santificato il lavoro; dove in ogni uomo vi ha parità di diritti, parità di doveri e consonanza di aspirazioni. Più volte considerando i caratteri de' miei connazionali, studiando le loro qualità e le loro tendenze, al confronto del tedesco grave e malinconico, dell'inglese dotto e laborioso, del francese facile e colto, ho dovuto arrossire della generale frivolezza degli italiani.... Oh perché non sono nato sotto quel cielo severo e melanconico dell'Inghilterra, dove gli uomini crescono liberi, nobili e dignitosi!(continua)