Quid novi?

Di se stesso


Di se stessoNon son chi fui: perì di noi gran parte:Questo che avanza è sol languore e pianto;E secco è il mirto, e son le foglie sparteDel lauro, speme al giovenil mio canto;Perchè dal dì ch’empia licenza e Marte Vestivan me del lor sanguineo manto,Cieca è la mente e guasto il core, ed arteL’umana strage arte è in me fatta, e vanto.Che se pur sorge di morir consiglio,A mia fiera ragion chiudon le porte Furor di gloria, e carità di figlio.Tal di me schiavo, e d’altri, e della sorte,Conosco il meglio ed al peggior mi appiglio,E so invocare, e non darmi la morte.Ugo FoscoloIl verso 13 riecheggia quello Ovidiano delle Metamorfosi: "video meliora proboque, deteriora sequor", vale a dire "vedo e approvo le cose migliori, ma seguo le peggiori". Prima di Foscolo, si erano serviti del verso di Ovidio il Petrarca ("Et veggio 'l meglio et al peggior m'appiglio", Canzoniere, CCLXIV.136) e Matteo Maria Boiardo, nell' Orlando innamorato, Libro I, Canto I.31 ("Ch'io vedo il meglio ed al peggior m'appiglio").