Quid novi?

Negli occhi porta la mia donna amore


Dante AlighieriMorto nel MCCCXXI.Negli occhi porta la mia donna amore,Perchè si fa gentil ciò ch'ella mira:Ov'ella passa ogni uom ver lei si gira:E cui saluta fa tremar lo core,Sì che bassando il viso tutto smuore,Ed ogni suo difetto allor sospira:Fugge dinanzi a lei superbia ed ira;Aiutatemi, donne, a farle onore.Ogni dolcezza, ogni pensiero umileNasce nel core a chi parlar la sente,Ond'è beato chi prima la vide:Quel ch'ella par quando un poco sorrideNon si può dire nè tenere a mente;Sì è novo miracolo e gentile!Dante Alighieri
DANTE. Non fu ne' sonetti di tanta felicità di quanta nelle canzoni, per le quali, innanzi di scrivere il suo poema, era salito in alto concetto. Nè credo che abbia composto sonetti fuorchè in gioventù. Fu di cuore innamorativo; e ancor giovinetto sentì il dolore di veder seppellire la bella angioletta ch'egli aveva amata sin da fanciullo. Vaneggiò poscia per altre donne; fra le quali egli nomina una donzella di Lucca; e il Boccaccio rammemora un'alpigiana, amata da Dante nell'età matura; e non di meno non cantò versi d'amore se non se per la sua Beatrice. E questo sonetto è pieno di vaghi e spirituali pensieri, abbelliti poi dal Petrarca; e, se non isbaglio, fu scritto intorno al 1292.Da: "Vestigi della storia del sonetto italiano", di Ugo Foscolo, Salerno 1816.