Quid novi?

Mille dubii in un dì, mille querele


Cino da PistoiaMorto nel MACCXXXVI.Mille dubii in un dì, mille quereleAl tribunal dell'alta imperatriceAmor contra me forma irato, e dice: -Giudica chi di noi sia più fedele:Questi, solo per me spiega le vele'Di fama al mondo ove saria infelice. -Anzi d'ogni mio mal sei la radice,Dico, e provai già del tuo dolce il fele. -Ed egli: - Ahi falso servo fuggitivo!È questo il merto che mi rendi, ingrato,Dandoti una a cui in terra egual non era? -Che val, grido, se tosto me n'hai privo? -Io no; risponde. - Ed ella: A sì gran piatoConvien più tempo a dar sentenza vera.Cino da Pistoia
CINO. Pistoiese: era giureconsulto, e ricavò l'idea e le frasi di questo sonetto dalla scienza ch'ei professava. Chiama imperatrice la Ragione, come quella che impone leggi alle nostre passioni, e le assegna un tribunale. - Secondo le leggi romane, rigidissime contro agli schiavi domestici, un servo fuggitivo era punito capitalmente ad arbitrio del padrone. - piato suona anche oggidì controversia legale davanti al giudice. - Il Petrarca trasse da questo componimento quella sua egregia canzone morale che comincia:Quell'antico mio dolce empio Signore,e conclude per l'appunto come Cino, benchè con altre parole:Piacemi aver vostre ragioni udite;Ma più tempo bisogna a tanta lite.Pianse il Petrarca la morte di Cino, con quel sonetto:Piangete, donne, e con voi pianga Amore.Da: "Vestigi della storia del sonetto italiano", di Ugo Foscolo, Salerno 1816.