Quid novi?

Non è costei della più bella Idea


Alessandro GuidiMorto nel MDCCXII.Non è costei della più bella IdeaNon è costei della più bella IdeaChe lassù splenda, a noi discesa in terra;Ma tutto il bel che nel suo volto serraSol dal mio forte immaginar si crea.Io le cinsi di gloria e fatta ho Dea,E in guiderdon le mie speranze atterra;Lei posi in regno, e me rivolge in guerra,E di mio pianto e di mia morte è rea.Tal forza acquista un amoroso inganno;E amar conviemmi, ed odïar dovreiCome il popolo oppresso odia il tiranno.Tutta mia colpa è il crudo oprar di lei;Or conosco l'errore e piango il danno.Arte infelice è il fabbricarsi i Dei!Alessandro Guidi
GUIDI. Di Pavia; vissuto in Roma, dove, se non erro, morì; fu alto poeta lirico e non ebbe a' suoi tempi altro competitore nelle canzoni di stile sublime, fuorchè il senatore Filicaia, fiorentino; il Guidi è più immaginoso; e il Filicaia più profondo nell'arte; ma il loro stile si risente di certa gonfiezza. - Questo sonetto esprime poeticamente una splendida verità, alla quale per altro non può aprire gli occhi, se non chi non ha bisogno più di vederla. Vero è che l'amore induce a creare idoli e ad adorarli miseramente, appunto quegli uomini che più ardentemente bramano la bellezza e la virtù sulla terra: pure sì fatti animi conoscono men difficilmente l'errore, e si sdegnano d'essersi umiliati davanti alla creatura ch'essi avevano deificata. Però quel versetto di Davide, se non fosse divino, sarebbe tuttavia sapientissimo: Sdegnatevi, e cesserete di peccare.Da: "Vestigi della storia del sonetto italiano", di Ugo Foscolo, Salerno 1816.Alessandro Guidi nacque in Pavia l' anno 1650. Passato a Parma in ancor fresca età, godette dei favori del duca Ranuccio II. Si trasferi quindi a Roma, dove la regina di Svezia, Cristina, l'ebbe in grandissima stima, e gli fu larga della sua efficace protezione.Il Guidi oltre delle poesie liriche scrisse due drammi, l' Amalasunta in Italia e L'Endimione, e tradusse le omelie di papa Clemente XI, opere per cui sarebbe ignoto all'Italia se non ci avesse lasciato le sue rime. Fra i poeti lirici del suo secolo pochi lo avanzano sia per l'altezza dei sentimenti, sia per la robustezza dei concetti e per la maestà del verso. Se fosse stato più docile ad alcune regole di prosodia, e non avesse di soverchio presunto di sé, forse i contemporanei gli sarebbero stati cortesi di maggior lode.Recandosi a Castel Gandolfo per fare omaggio al pontefice Clemente XI del suo volgarizzamento delle Omelie, giunto a Frascati fu colto da un colpo apopletico, che lo tolse di vita il 12 giugno del 1712.Le sovraestese note biografiche sono tratte da "Lirici del secolo XVII, con cenni biografici" Volume unico - Edizione stereotipa - Milano - Edoardo Sonzogno Editore - Via Pasquirolo, 14 - 1878, pag. 303.Le Rime del Guidi sono pubblicate anche in una edizione ottocentesca delle Rime dei coniugi Zappi.Da: "Vestigi della storia del sonetto italiano", di Ugo Foscolo, Salerno 1816.