Quid novi?

Benedetto Menzini


Benedetto MenziniMorto nel MDCCIV.Mentr'io dormia sotto quell'elce ombrosa,Parvemi, disse Alcon, per l'onde chiareGir navigando donde il Sole appareSin dove stanco in grembo al mar si posa.E a me, soggiunse Elpin, nella fumosaFucina di Vulcan parve d'entrare,E prender armi d'artificio rare,Grand'elmo e spada ardente e fulminosa.Sorrise Uranio, che per entro vedeGli altrui pensier col senno; e in questi accentiProruppe, e s'acquistò credenza e fede:Siate, o pastori, a quella cura intentiChe giusto il Ciel dispensator vi diede,E sognerete sol greggi ed armenti.
Benedetto MenziniMENZINI. Fiorentino, parmi; ma toscano di certo; ed è uno de' begli ingegni di seconda sfera nella storia dell'italiana letteratura. - Questo è un idilio morale, dettato con lo stile di mezzo conveniente a sì fatta poesia; e' pare di leggere uno scrittore greco. La maestria consiste principalmente nella spontaneità del dialogo, nella proporzione e varietà delle tre parti del componimento, e nella unità in cui si concentra la verità morale che è l'anima di questo sonetto.Benedetto Menzini nacque in Firenze ai 29 di marzo del 1616 da poveri genitori in una di quelle casupole che si vedevano ancora, pochi anni fa, sulle pile del ponte alle Grazie, il che viene attestato da lui medesimo con questi versi... quel prete pazzoChe nacque in tre mattoni a Rubacoute.Fin da buon'ora fece conoscere di quale preclaro ingegno lo avesse fornito Natura, e il marchese Vincenzo Salviati lo ritirò in casa sua per dargli agio allo studio.Fu professore di eloquenza in Firenze e a Prato; ma egli desiderando di leggere da qualche cattedra dell'Università di Pisa, e ciò non potendo conseguire, andò a Roma, dove Cristina, regina di Svezia, e grande protettrice di letterati e artisti, lo tolse al suo servizio. Morta questa donna nel 1689, il Menzini si trovò di nuovo nelle strettezze, ed era costretto per vivere a dettare un intero quaresimale per un sacerdote che, avendo danari e non ingegno, voleva tuttavia comparire valente oratore.Il cardinale Gian Francesco Albani, che divenne poscia pontefice sotto il nome di Clemente XI e lo stimava assai, prese a proteggerlo, e gli ottenne da papa Innocenzo XII un canonicato nella chiesa di S. Angelo in Pescheria, e nel 1701 fu nominato coadjutore nella cattedra d'eloquenza della Sapienza di Roma. Moriva ai 7 di settembre del 1708. Scrisse parecchie opere in poesia commendevoli, fra le quali spiccano principalmente le Satire, l' Arte Poetica e le Liriche. In questi tre generi di componimenti è superato da pochi.Le sovraestese note biografiche sono tratte da "Lirici del secolo XVII, con cenni biografici" Volume unico - Edizione stereotipa - Milano - Edoardo Sonzogno Editore - Via Pasquirolo, 14 - 1878, pag. 267.Sul sito Archive.org sono reperibili in quattro volumi le rime di Benedetto Menzini.Da: "Vestigi della storia del sonetto italiano", di Ugo Foscolo, Salerno 1816.