Quid novi?

Pietro Bembo


Pietro BemboSonetto scritto nel MDXXI.Già donna, or Dea; nel cui virginal chiostro,Scendendo in terra a sentir caldo e gelo,S'armò per liberarne il Re del cieloDa l'empie man de l'avversario nostro.I pensier tutti e l'uno e l'altro inchiostro,Cangiata veste, e con la mente il pelo,A te rivolgo: e, quel che agli altri celo,Le interne piaghe mie ti scopro e mostro:Sanale; chè puoi farlo: e dammi aitaA salvar l'alma da l'eterno danno;La qual, se dal cammin dritto impedità,Le Sirene gran tempo schernita hanno,Non tardar tu; ché omai della mia vitaSi volge il terzo e cinquantesim'anno.
BEMBO. Veneziano; fu rinomato in letteratura fra' maggiori uomini del secolo di Leone X. Ad ogni modo è scrittore tepido; e ne' suoi versi italiani non move passo se non con piede tremante dietro le orme del Petrarca. Infatti questo sonetto, che ha il pregio d'una semplice, grave e religiosa compunzione, è pur imitato dalla divina canzone a Maria Vergine, l'ultima delle petrarchesche. Il Bembo supplica anch'egli la Vergine che lo sciolga dalla passione d'amore; e principia un po' cangiando, un po' guastando le belle idee e parole del Petrarca: non però se ne scosta; stanz. 6, in fine:Prese Dio, per scamparne,Umana carne al tuo virginal chiostrodisse il Petrarca. - Non mi piace il chiamar Dea la madre di Gesù; e sa di gentilesimo; - Per l'uno e l'altro inchiostro intende i suoi scritti italiani e latini. Eppure il Bembo pianse d'amore anche dopo avere mandato al cielo questa preghiera! Amò vecchio una Morosina gentil donna veneta, che morì giovanetta verso il 1535. Esso le sopravisse sino al 1547.Da: "Vestigi della storia del sonetto italiano", di Ugo Foscolo, Salerno 1816.