Quid novi?

Galeazzo Di Tarsia


Galeazzo Di TarsiaMorto intorno al MDLX.Già corsi l'Alpi gelide e canute,Malfida siepe alle tue rive amate,Or sento, Italia mia, l'aure odorateE l'aere pien di vita e di salute.Quante mi deste al cor, lasso!, ferute,Membrando la fatal vostra beltate,Culti poggi, antri verdi, ed ombre grate,Da' ciechi figli tuoi mal conosciute!Oh felice colui che un breve e coltoTerren fra voi possiede, un antro, un rivo,Sua cara donna, e di fortuna un volto!Ebbi i miei tetti e le mie paci a schivo;Ahi giovenil desìo fallace e stolto!Or vo piangendo che di lor son privo.Galeazzo Di Tarsia
TARSIA. Feudo di una famiglia del regno di Napoli. Galeazzo fu guerriero, e militò per Francesco I di Francia. Ripatriatosi,visse ritirato; scrisse poco e per sè, e come 'uomo che non sa nè vuole imitare altri, e che insieme non affetta di battere nuove strade. Amò anch'egli Vittoria Colonna. - La voce siepe è un traslato invece di riparo; o artificiale, che circonda una fortezza;o naturale, che difende un paese, come le Alpi fronteggiano vanamente (pur troppo!) l'Italia. Se non che l'Italia è meretrice, la quale, per compiacere alle sue libidini ed alle altrui, rinnega i beneficj della natura e l'amore de' suoi figliuoli. - ferute per ferite non si direbbe oggi, se non da chi non si vergognasse di servire alla rima; - un volto, cioè un solo sorriso di fortuna, è frase che a me par nuova e felice.Da: "Vestigi della storia del sonetto italiano", di Ugo Foscolo, Salerno 1816