Quid novi?

Sonetto alla Pace


Sonetto alla PaceBarbero sì gentil non vide il CorsoCh'orme d' humanità stampa nel suolo:E l'Amazone sua, del vinto poloPer trionfar nel Ciel, porta sul dorso.Se pur non è ch'il Pegaso al soccorsoDe la Pallade sua se'n venne a volo:Presso a quel pie' studia suoi passi, e soloDi man nata agli Scettri intende il morso.Egl'è d'un Alessandro; e vuol ragioneChe il fren del suo Destrier fidi a quest'unaChi ne le stelle sue le die' lo Sprone.Se corre mai là dov'ha 'l Sol la cuna,Quel piè, che calca d'Or le sue Corone,Havrà per ferri suoi l'Argentea Luna.Nota - Il sonetto ha bisogno d 'un brevissimo commento di EMILIO RE:Il « barbero gentile » è naturalmente la chinea che Alessandro VII aveva presentato alla Regina al momento dell'arrivo, e che essa cavalcò dal Popolo al Vaticano. Le stelle poi del verso 11 sono, com'è noto, uno degli elementi dello stèmma di Casa Chigi.Per tutto l'insieme e sopratutto per l'ultima terzina, il lettore è consigliato d'abbandonarsi allo Spirito del Tempo.Giacomo Rossi (morto 1731 ?)Da: Strenna dei Romanisti, 1950, pag. 73