Quid novi?

Dal lubbione


Dal lubbioneSospira Florindo: Potessi,o dolce Rosaura saliresul tuo balcone,o qui senza baci moriresu questa strada di cartone,cercando le ultime notede la serenatellane le stelle di questa bellanotte che tace e che muore.Risponde Rosaura: Signore,mio padre il signor Pantalonenon vuol ch'io v'ascolti;ogni notte voi dite la stessadolente canzone;ogni notte voi fate promessama non vi movete,ma siete lì che moritesenza moriresotto i chiarori di questocielo dipinto, che odoradel fumo di un lume già estinto.Brontola, solo, Arlecchino:È questo che mi spaventa!Che parlan d'amore, e non possocioncarmi un bel fiasco di vinodavanti a una buona polenta!Sospira Florindo: Vorreibaciarvi i capelli che sonodi stoppa, ma sembrano d'oro;guardarvi negli occhi vitréiche sembran vivi,avervi un momento, un momentosoltanto fra le mie bracciae la maschera della vostra facciasentir contro il viso sgomentoed, anche, piccolo pegno,sopra il mio cuore contentosentire urtare lentoil vostro piccolo cuore di legno.Risponde Rosaura: Non possobuttarvi giù la mia treccia;il balcone è troppo alto così.Mio padre, il Signor Pantalone,ora verrà ché fa dì.Volete, signore, volete,lasciarmi il mio piccolo cuoredi legno contento?È triste l'amore: che vale?I cuori son tutti di legnoe la commedia sempre eguale,e gli occhi miei spalancatinon versano lagrime, nonvedono nel buio tetro;i cuori son sempre di legnoe gli occhi son sempre di vetro.Brontola, mogio, Arlecchino:Parlano come se fosserodue marionette.Io ho il ventre che sembra un budello.Almeno venisse compare Gioppinoper rinsavir quelle teste di legnoa colpi di randello!Arturo RosatoStrenna dei Romanisti, 1942, pag. 158