Quid novi?

Roma dall'alto


Roma dall'altoDel fiume s'inargenta il fluido nastrotra branchi di case, tra edifici e palazzibordato di cespugli - steso ad incastrorispecchia il cielo. Da chiesa a chiesacome turgide mammelle coperte da sprazzidi sole si ergono le cupole sulla distesadi tetti pianeggianti. Macchie di giardinisi slargano nel verde delle piante sui terrazzi.Come serpi si snodano vicoli e stradesui quali il formicaio si muove,mentre l'ombra del vespro le distanze invade ...Qua e là, come segni d'epoche irrevocabili,s'aprono i ruderi vetusti del passatosui quali i secoli incisero lor tracciamentre i tramonti spalmano porpora ed oro.Verso i colli verdi, si protendono le braccianonché di acquedotti, si stende la campagnadorata da scacchiere di grano che ondeggiasotto l'alito del vento, che le ali bagnanel mare vicino che riluce all'orizzonte,prima di correre lo spazio tra colle e collee strappar di caligine vellutate bende ...Sul colle più alto che si erge di frontea quell'alveare umano, il cui pulsare ascolto,mi sembra di veder un vecchio dal rugoso voltoscagliar dall'arco - come frecce luminose - le oreforse per misurare la vita che in ridda folledi secoli i sogni della gente spegne e riaccende!Leonardo KociemskiDa: Strenna dei Romanisti, 1964, pag. 260