Quid novi?

La città cresce


La città cresceStanno mandando viai matti da Santa Mariadella Pietà.Sui grandi orti, distesicome tappeti rusticia strane righe sotto le finestredi casa mia,- un tempo li coltivavanoa cavoli e insalate, ad ogni sortadi verdure - soltanto le gramignecrescono ormai fra i tronchidei lecci grigi, degli olivi argentei,degli abeti e i cipressi verde blùche inquadrano, con sfoggi da pitturanovecentista, i tettirossi dei padiglionidalle facciate bianche, rosa, gialle.Tra breve, anche quassùinvece dei viali ove apparivano,dietro le lunghe siepi di mortellae le aiuole di anemoni e di calle,a quando a quando candidicàmici di dottori,monache, portantinie qualche pazzo tranquillo a passeggio,vedremo i casamenti tutti ugualidei piccolo-borghesi sparagninie tutte queste piantenon ci saranno più.La città crescecome un malanno; fuggon le campagnei contadini:ed al poeta povero che cercadove posar gli stanchiocchi della vecchiaia,sembra che tutto il mondosi vada adagio adagio, tramutandoin una ben squadrataanonima petraia in cui si sperdeo sta come reclusolo spirito che muovefiumi e marèe,che dona ai monti, ai boschi e alle vallèeil giovanile conforto del verde.Adriano GrandeNovembre 1964Da Strenna dei Romanisti, 1965, pag. 218