Quid novi?

Ponte Garibaldi


Ponte GaribaldiQuando dietro la cupoladi San Pietroil sole si nascondesembra volerla incendiare,giungendo ad allungarecon mano voluttuosamorbidamenteuna carezza rosaalla montagna azzurra.Al lontano orizzonteRocca di Papa si assopiscein un sorrisodi struggente malinconia.Le vecchie pietre del Ponte Palatinoe dell'Isola Tiberina,le fatidiche pietredella vetusta Roma,in quella luce,hanno un palpito lievedi nostalgiarisvegliando nella loro animaun ricordo di potenzache nella popolare fantasiavive ed agiscecome il tessuto dì una favola.Anche il Ponte Garibaldi,ebbro di colore,pare che ardamentre ti conduce laddoveil grande Gioacchino,in cappello a cilindro e finanziera,all'ombra di due pinie fingendo di scherzare,vigila del suo popolola civile conquistadi una serena gioconditànascondendone tutta l'amarezza,e parendo cercare la veritàcome nei pratisi cerca l' insalatinaguardando in terra.Stringendosi alle bracciain atto di solidale amicizia,tre giovanissime popolanecantano a squarciagolaattraversando il ponteper ritornare a casa.Vantanola colma rotondità del ventresotto la veste sciolta:spose dell'annoe gravide tutte tre nel nono mese.Due brune a latoe nel mezzo la biondalasciando svolazzarela chioma lucida e robustasembrano proclamarel'affascinante varietàdella muliebre bellezza:«Quanto sei bella Roma di prima sera».Aldo PalazzeschiDa Strenna dei Romanisti, 1965, pag. 346