Quid novi?

Padre Giovanni Genocchi


Padre Giovanni GenocchiPresbyter RavennasCristo MDCCCLX-MCMXXllllTale è il ricordo marmoreoin una oscura cappelladel Quattrocentoin San Giacomo degli Spagnoliin un angolo di Piazza Navona.Una porta s'apresulla fontana del Moro,un'altra sulla facciata della Sapienzae sul miracolodel campanile di Sant'Ivo.Là dorme il sonno eternoPadre Giovanni Genocchi.Era alto, curvo,la barba fluenteprima grigia, poi bianca.Il suo sguardo di miopefissava buonogli uomini e le cosee sempre gli restava un margineper vedere quelloche lui solo vedeva.La sua parola scendevacome un fiume placidoche mai si increspava;acque limpide,quasi immote,pure il fiume scendeva al suo mare,il mare di Cristo, della Carità.Lo incontrai nell'età torbidadell' adolescenza,l'età dei sogni inumani,delle sconfinate illusioni.Mi parvero le sue paroledi una semplicità di fanciulla;sentivo il fascinodel vegliardo michelangiolescodagli occhi miti e la parola dolce;ma fuggii dietro i folli richiamidi quella che crediamo la vita.Un ventoso meriggio di aprilemi ha ricondotto a Padre Genocchiin un richiama inconscioai luoghi dell'adolescenza.L'acre melanconias'è dispersaal Tuo ricordo, o Santo.Non un rimproverocome allora, come sempre,nella Tua vocenel Tuo sguardo.Come allora, come semprel'infinita comprensionedella debolezza dell'uomoe la certezza del transito lievedelle acque lente del fiumeverso il porto sicuro,là dove il fiumecombacia col maree l'uomo,accompagnato da Cristocon Dio.Così come accade nei bei giornial mare di Ravennadai canali che hanno lambitole colonne e i moSaicidei templi bizantini.Alfredo SignorettiDa Strenna dei Romanisti, 1965, pag. 422