Quid novi?

Vincenzo da Filicaja


Quattro SonettiItalia, Italia, o tu, cui feo la sorteDono infelice di bellezza, ond'haiFunesta dote d'infiniti guai,Che in fronte scritti per gran doglia porte;Deh fossi tu men bella, o almen più forte,Onde assai più ti paventasse, o assaiT'amasse men chi del tuo bello a i raiPar, che si strugga, e pur ti sfida a morte!Che giù da l'Alpi non vedrei torrentiScender d'armati; nè di sangue tintaBever l'onda del Pò Gallici armenti;Nè te vedrei del non tuo ferro cintaPugnar col braccio di straniere gentiPer servir sempre o vincitrice, o vinta.2Questa, che scossa di sue regie frondeSol coll'augusto Tronco ombra facea,Gran Pianta eccelsa, e tanto al Ciel s'ergea;Quanto fur sue radici ampie, e profonde:Quella: ove nido facean gl'Ingegni, e dondeVirtù sostegno, e nudrimento avea,E che di gloria i rami alti stendea- Dal Caspio lido alle Tirintie sponde;Ecco cede al suo peso, ecco da l'imeParti si schianta, e ciò, che un tempo resse,Colla cadente Sua grandezza opprime;E come il Mondo al suo cader cadesse,Strage apporta sì vasta, e sì sublime,Che han maestà le sue ruine istesse.
3E ben potrà mia Musa entro le morteMembra ripor lo spirto; e viva, e veraMostrar lei, qual fù dianzi, e dir qual'era;E parte tor di sue ragioni a Morte.Dir potrà, che fù giusta, e saggia, e forte;Onor del sesso, e di sua stirpe altera;Donna, che fuor de la volgare schieraIl Ciel già diede al secol nostro in sorte.Donna, che altrui fù norma; e norma soloDi se dando a se stessa, in se prescrisseLegge a gli affetti, e frenò l'ira, e 'l duolo.Donna, che in quanto fece, e in quanto disse,Tanto levossi sovra l'altre a volo,Che mortal ne sembrò, sol perchè visse.4Vivrà l'Arcadia. Un di Talìa mel disse,Mel disse Apollo, e mel giurò per quellaSempre ostinata gioventù sua bella,E in verde Lauro di sua man lo scrisse.Nè Stoa mai tanto, nè mai tanto visseL'Accademia, e 'l Liceo, di cui favellaDe l'antica non men l'età novella.Nel gran bollor de l'erudite risse.Vivrà l'Arcadia; e la fatal congiuraDegli anni edaci, che sì ratti vanno,Fia, che a lei di far fronte abbia paura.E fin quando a morir le cose andranno,Ne l'angonia del Mondo, e di Natura,Arcadia i boschi risonar sapranno.Vincenzo da FilicajaRaccolta di rime italiane, tomo 1 - Parigi 1744, pag. 298-300