Quid novi?

Ciavémo l'epopea!


Come Saulo sulla via di Damasco, sono rimasto folgorato da una riflessione estemporanea circa le sorti e le origini delle umane genti. Esiste, in realtà, ad onta delle recenti tendenze intese a cancellare le nostre origini occidentali, un connubio indissolubile tra terra e personaggi che hanno realizzato la nostra storia. Roma e Romolo, per dire, possono ben essere considerati nostri madre e padre spirituali e così, risalendo a ritroso nel tempo, credenti o meno che possiamo essere, anche di Mosè e della terra del Monte Sinai possiamo considerarci progenie. Pur fieri delle nostre origini, per così dire immediate, dobbiamo riconoscere che le varie epopee si intrecciano ed un loro attento esame deve necessariamente condurci a riconoscere l'unicità della natura umana, al di là delle origini e delle razze.Tali pensieri mi hanno perciò ispirato il seguente sonetto.Ciavémo l'epopea!Lo sai? Co' l'epopea sémo fratelli!È come, fatte conto, che la tera,indove sémo nati, è madre verade tutti quanti e, quinni, giù i cortelli!P'er popolo, l'eroi só' invece padri.Dice che Garibbardi arubbacchiava,quinni, si er fijo ar padre assomijava,se spiega perché c'è 'n ber po' de ladri!Perciò, poi stanne certo, nun se sbaja:propio perché c'è er coso ..., l'epopea,noi sémo tutti fiji de l'Itaja.Nun so si la quistione te dà gioja,ma pensa: si ciavémo padre Enea,vôr dì che semo tutti fii de Troja!Valerio Sampieri3 maggio 2018