Quid novi?

Non v'ha più speme omai


Ecco il mio secondo tentativo di sonetto in lingua simil-settecentesca. La storia è quella di un'anima dannata, all'atto di sprofondare negli inferi.Non v'ha più speme omaiFantàsima sperduto nella notte,l'angoscia che hai nell'anima tua elìci.Anfani ed il tuo arcano tu non dicie 'l rechi ne l'oblio che tutto inghiotte.Dal duolo le speranze tue son rottee seco reca i più nefasti auspicichi ha cancellato i giorni tuoi felici,e ha reso vane le tue inani lotte.Tenèbra ottunde tua residua spenee tu ramingo e mesto t'incammininel baratro: più nulla omai trattienelo spirto tuo che luce vedrà unquanco.Demoni avrai per sempre a te vicini:tale è il destin de l'uom che visse manco.Note:v.2: Elìci, trai fuori.v.3: Anfani, parli a vanvera.v.8: Vane ... inani, in questo caso non sono sinonimi: inutili ... inconsistenti.v.12: Unquanco, mai.v.14: Uom che visse manco, uomo che ha condotto una vita malvagia.Valerio Sampieri17 settembre 2018