Quid novi?

I viaggi di Ciro


Il giorno dietro, raguna Astiage un Consiglio di guerra per deliberare sopra i suoi movimenti. I Generali, temendo di qualche imboscata di Merodaco se uscissero del loro Campo, consigliano di sospendere qualunque azione fin al giugnere di nuovi rinforzi. Ciro, impaziente di venir alle mani, ascolta con ripugnanza le loro deliberazioni; ciò non ostante, pel rispetto dovuto all'Imperadore e a tanti sperimentati Capi, sta guardando un cupo silenzio; ma Astiage che parli gl'ingiugne. Ecco allòra levarsi nel mezzo dell'Assemblea il giovinetto Principe, e con aria di modestia e di nobiltà esprimere questi sensi: Sulla dritta del Campo di Merodaco notai jeri un gran bosco; or ora mene vegno dal farlo riconoscere: Il Nemico ha trascurato un tal posto; puossi occuparlo col far calare uno Squadrone di Cavalleria per quel Vallone che giace alla nostra manca: Se l'Imperatore lo appruova, io mi vi trasferirò con Istaspe.Se ne tacque, arrossò, e temé di aver troppo detto. In età sì verde ammirò ciascuno il genio di lui per la guerra: Astiage, sorpreso dall'aggiustatezza e dalla vivacità d'un tale spirito, comandò che si seguisse il consiglio del Principino, e che ognuno si allestisse all'imminente conflitto.Marcia Ciaffare a drittura all'inimico, in tempo che Ciro, accompagnato da Istaspe, sta sfilando, senza essere discoperto, con un grosso di Cavalli, e dietro il bosco si mette in aguato.Il Principe de' Medi attacca gli Assiri disperduti nella Pianura; esce Merodaco de' suoi alloggiamenti per sostenergli; e Astiage avanza con le rimanenti sue Truppe, nel mentre che Ciro si leva dalla sua imboscata, e si getta sugl'inimici. Con la sua voce egli anima i Medi; tutti con ardire gli tengon dietro; ei si cuopre col propio scudo, e penetra nel più folto degli Squadroni. Sparge egli dappertutto il terrore e il macello. Gli Assirj vedendosi d'ognintorno assaliti, spaventati, e in disordine si danno alla fuga.Dopo il combattimento, Ciro, scorgendo la Campagna seminata di cadaveri, s'intenerì. Fu eguale la sua sollecitudine per gli Assiri feriti che per gli Medi. Diede tutti gli ordini necessarj per la lor guarigione: "Son eglino Uomini come noi -diceva egli- nell'instante d'essere vinti, non sono più nemici.Da: I Viaggi di Ciro con un discorso sopra la mitologia del Signor Ramsay. Traduzione dal francese idioma di F. Zannino Marsecco. In Venezia Presso Sebastiano Coleti Con Licenza de' Superiori, e Privilegio. 1729, pag. 14-15.