Quid novi?

Lettera di Camilla Pisana a Filippo Strozzi


Lettera di Camilla Pisana a Filippo Strozzi (1516?)Fhilippo prestantissimo. Se l'amor nostro verso di voi appetissi altro che la gratia et dolce affetto vostro, potrei, in­sieme con l'altre, volere, accettare, concupire pre­senti et doni secondo che il desiderio ci spronassi; ma essendo quello tutto perfetto, sincero e cor­diale, non voglio nelle presenti demonstrationi darvi un saggio opposito al sapore della servitù et fede nostra, perchè come voi medesimi potete testimoniare l' animo nostro non è diretto a si­mili cose, et se per noi havete hauto brighe, noie e spese ce n' é doluto insin al cuore, et aremo volentieri volsuto portar ogni peso sopra di noi per lasciarvi illesi, ma le nostre forze non furono sufficienti senza l'aiuto vostro; onde vedeste che le cose necessarie non furono mai da noi repu­diate, et più ci sono oggi sigillate et sculte nel petto che 'l primo giorno. Ma perchè adesso e' du­cati dieci, quali mandate, sono superflui, et fuori d'ogni nostro desiderio, però non mossa da ru­sticità, nè perchè ogni cosa vostra non ci sia grata, ma solo per non occorrere el bisogno, gli rimetto indrieto, priegandovi siate contento ac­cettargli, perchè quanto più gli rimandassi, tanta maggior briga mi dareste a mandargli indrieto, chè per niente non gli accetteremo mai, non perchè ci sia mancata la fede che tutto per noi non operassi volentieri; ma non ochorrendo ado­perargli sarebbe cosa incongrua a pigliargli. Ben vi prometto che bisognando mai cosa alcuna vi richiederò sempre con quella sicurtà che arei fatto pel tempo passato; et questo vedrete per experientia, chè non sarei per lasciarmi mancar niente, avendo un tal deposito, qual siete voi, dove ogni nostra speranza si pasce e nutrica. La Beatrice non istà grave; vero è ch'era allegge­rita di febbre, et da tre o quattro giorni in qua è ricaduta, senza far disordini: non dimanco non c'è dubitatione alcuna. Io non manco d'ogni diligentia, anzi si fa tutto il possibile per lei, chè c'è l'obrigo et l'amore, chè l'uno ci strigne più che l'altro, però non dubitate circa alla cura et governo suo. Et, come è detto, accettiamo l'animo e l'offerte vostre non come cosa generale, ma con quella intera affetione che ci son fatte; per ora quelle ci sono a sufficienza. Però ripiglierete queste per amor nostro, se desiderate farci cosa grata, altrimenti ritorneranno per la prima via. Basta che bisognando mai, sareste richiesto come cosa nostra. Non altro. Son tutta a'piacer vostri. Va­lete; la Beatrice si raccomanda a voi.Fonte: Lettere di Cortigiane del sec. XVI. Luigi Alberto Ferrai. Alla Libreria Dante in Firenze. 1884. https://www.mori.bz.it/Rinascimento/lettere%20cortigiane.pdf