Quid novi?

Doti divinatorie?


Un mesetto fa, al programma "L'ultima parola" di Gainluigi Paragone partecipò un povero imbecille il cui cognome ho già citato nel precedente post che attribuiva alcuni superpremi ai fogliettanti più cialtroni di oggidì. L'idiota in questione -nulla a che vedere con Tolstoi (infatti l'omonimo romanzo è di Dostoevskij)- iniziò una delle sue solite stantìe e pedanti intemerate, dichiarando che la sua non era una fissazione, non era un monomaniaco, il cui unico scopo nella sua vita parassitaria (ndr: parassitaria è un termine che ho aggiunto io; trattandosi di un noto giornalista, la parola è troppo difficile per lui) è quello di parlare male dell' attuale Presidente del Consiglio. Ciò detto, dopo tre-parole-tre introduttive, il fessacchiotto aveva già iniziato a parlare male dell' attuale Presidente del Consiglio: unico argomento.L'introduzione del post serve non tanto a narrare una circostanza risaputa, vale a dire che simile gentucola ha un senso solo in quanto esistono in Italia diversi mentecatti che, essendo totalmente carenti di comprendonio, li foraggiano acquistando i loro "libri" che altro non sono se non scopiazzamento di atti di indagini a carico di un unico soggetto o raccolte di affermazioni di puttane note e meno note. Ciò che rileva è che costui se ne uscì con un incipit che più o meno diceva "Non si può dire che questo signor B. sia un grande lavoratore ...", per subito dopo virare su una dettagliata elencazione dei festini ai quali il signor B. è aduso.L' episodio è antecedente di circa un mese all'annuncio delle clamorose rivelazioni di Wikileaks (una delle cui prossime clamorose primizie sarà: si dice che Giulio Cesare è stato asassinato con 44 coltellate): doti divinatorie? Se qualcuno avesse un indirizzo mail di Paragone è pregato di comunicarmelo perché mi piacerebbe approfondire il mistero di questo sòla.Sòla è termine romanesco che indica, propriamente, un ladro, ma per traslato, può indicare genericamente un mascalzone. Il romanesco, rectius la "lingua romana", fa spesso uso di termini che assumono significato diverso da quello proprio, spesso rappresentando delle vere e proprie allegorie. Il "cravattaro", ad esempio, non è soltanto un venditore di cravatte, ma può essere anche un usuraio, uno strozzino (come il famoso Proietti di "te la ricordi Lella quella ricca, la moje de Proietti er cravattaro").Una delle proprietà della lingua romana è data dalla desinenza "aro" apposta a molte parole, per indicare l'attività svolta da qualcuno o lo "stato" di costui. Il calzolaio sarà perciò "er carzolaro" e così via. Trovo molto divertente (aho, er sòla se diverte a riccontà li festini e io nun me posso divertì così?) trovare sempre nuovi termini a cui apporre la desinenza "aro".Per i neofiti della lingua romana, propongo alcuni utili esercizi in merito. Apponete la desinenza al termine della parola suggerita dall'esempio:conducente di taxi (taxista) = tassin...custode di un gregge di pecore (pastore) = pecor...esercente di una rivendita di formaggi (ovvero anche, per traslato, persona incapace) = caciott...venditore di caldarroste (caldarrostaio) = cardarrost...esercente di una rivendita di pane (fornaio) = forn...artigiano che ripara le scarpe (calzolaio) = carzol...colui che presta i soldi a strozzo (usuraio) = cravatt...seguace di omuncolo politico recentemente assurto alla notorietà (italo bocchino) = bocchin...