Quid novi?

A Tteta (1° sonetto)


Da "I sonetti Romaneschi" di Giuseppe Gioachino Belli.Sentime, Teta, io ggià cciavevo datoChe quarchiduno te l'avesse rotta;Ma che in sto stato fussi aridottaNun l'avrebbe mai manco inzoggnato.De tante donne che mme sò scopatoSi ho mmai a sto monno una mignottaC'avessi in ner fracossio un'antra grottaCome la tua, vorrebb'èsse impiccato.Fregheve, sora teta, che ffinestra!Che ssubbisso de pelle! che ppantano!Accidenti che cchiavica maestra!Eppoi, cazzo, si un povero gabbianoTe chiede de sonatte in de l'orchestra,Lo fai sta un anno cor fischietto in mano!Giuseppe Gioachino BelliMorrovalle, 10 settembre 1831Sonetto 98Immagino che i sinceri democratici, fieri garanti della dignità muliebre resteranno inorriditi di fronte a tanta licenziosità. Anche io mi ero lasciato convincere che le mignotte le avesse inventate Berlusconi e non fossero mai esistite prima di lui. Con sorpresa ho appreso perciò come il Belli già fosse al corrente dell'esistenza del tal mestiere. Mi sa tanto che, con la storia delle mignotte, Berlusconi tocca tenerselo.Dopo accurate ricerche ho peraltro risolto l'arcano e suggerisco pertanto a marcopendagliodaforca e soci di iniziare una nuova e più efficace campagna di libera stampa per la libertà di noi tutti.