“Amo moltissimo l’opera di Martin Buber, e soprattutto il suo concetto di Io e Tu. Dice che ognuno di noi è un Tu e quando interagiamo l’uno con l’altro, dobbiamo interagire come se fossimo cose sacre, perché siamo veramente speciali. Perciò quando interagisco con voi, voi siete un Tu. Martin Buber dice che molto spesso interagiamo l’uno con l’altro sulla base di Io e Ciò. Qualche volta vi arrabbiate perché venite trattati come un Ciò, una cosa! Io sono me. Io sono Leonardo Buscaglia, come me ci sono soltanto io! Non guardatemi come se fossi trasparente. Io ho la mia dignità. Finché basiamo i nostri rapporti con la gente sul concetto di Io e Tu, dice Buber, abbiamo un dialogo. Quando basiamo i nostri rapporti sui concetti di Io e Ciò, diventa un monologo. Io non voglio parlare a me stesso. Voglio parlare con Voi. E voglio che voi parliate con me. Noi abbiamo una dignità. E i bambini devono impararlo, e devono impararlo presto.Devono imparare, inoltre, che non troveranno se stessi guardando fuori da se stessi. Devono guardare dentro. Non è un viaggio facile, la ricerca della vostra unicità da condividere con gli altri, perchè per tutta la vita vi sentite dire dagli altri chi siete. Avete mai pensato che voi non siete veramente voi? Molti di voi sono ciò che altri dicono che siete. E forse qualcuno tra voi è stato abbastanza saggio da capire che gli altri erano animati di buone intenzioni, ma che ciò che dicono di voi può non corrispondere a ciò che siete veramente. Vi sentite a disagio nel ruolo che vi hanno affibbiato. E allora dateci un taglio e dite: scoprirò chi sono io; e se lo fate, sarà la sfida più grande. Non avrete molta pace, ma è matematicamente certo che non vi annoierete mai. La scoperta di se stessi è come tutte le altre scoperte. Non è mai facile, e non potete contare sulle intuizioni degli altri. Mi piace molto l’aneddoto su fico del Mullah che stava carponi per la via e cercava per terra. Arriva un amico e gli domanda: - Mullah che state facendo? - E lui: - sto cercando la chiave di casa, l’ho persa. – L’amico dice: - mostrami dove l’hai persa, e mi metterò carponi anch’io e ti aiuterò a cercarla. - E il Mullah: - Oh, l’ho persa in casa. – L’amico domanda: - e allora perché diavolo la stai cercando qui? - Il Mullah risponde: - Oh, qui c’è più luce. – Molti di noi cercano se stessi qui, alla luce. Non troverete quello che cercate. Dovrete mettervi carponi dentro, dove qualche volta c’è un buio spaventoso, e scoprire cose meravigliose su voi stessi. Scoprite tutta la meraviglia che siete voi, e sviluppatela, e non abbiate timore di fallire. Andrà bene anche cosi, non siete obbligati ad essere perfetti.Poi penso che dobbiamo insegnare ai bambini l’importanza degli altri, e che il loro mondo non può crescere e progredire senza accettarne altri. Più sono numerosi i mondi che accettano, e più possono diventare… qualcosa di più. Dobbiamo insegnare loro a fidarsi, perché tutti noi abbiamo una paura tremenda l’uno dell’altro. Costruiamo muri sempre più alti, serrature sempre più robuste. Abbattete i muri! Dobbiamo imparare di nuovo a fidarci, a credere. Naturalmente è un rischio, ma tutto è un rischio. Dobbiamo incominciare ad andare al di là del semplice fatto di essere. Dobbiamo entrare in contatto con il fatto di essere umani, e questo è molto diverso.C’è un meraviglioso apologo buddista che parla di una formica in un barile d’acqua e dei diversi atteggiamenti nei confronti di questa formica. Dunque, arriva il primo, guarda nel barile, e vede una formica. Le dice: - cosa stai facendo nel mio barile d’acqua piovana? - e la schiaccia. Egoismo. Poi arriva il secondo, guarda, vede la formica e dice: - sai, è molto caldo, anche per le formiche. Tu non fai nessun danno, resta pure nel mio barile. – Tolleranza. Arriva il terzo, vede la formica nel barile e spontaneamente le da un po’ di zucchero. Questo è amore. Quando arrivate al punto di non doverlo più analizzare, ce l’avete fatta. La reazione spontanea. C’è qualcuno sulla strada e ha bisogno di me. Mi fermo. Qualcuno ha fretta, e lo lascio passare. Qualcuno mi ha chiesto in un intervista: - Ma… e quando si rivolge a qualcuno e gli dice qualcosa e quello gli risponde di badare agli affari suoi? - Succede spesso. Ecco, non si ama per essere amati in cambio, si ama per amare. Lo fate perché è naturale allungare la mano e dare un po’ di zucchero alla formica. Che cosa avete perduto? Ci sono tanti che hanno il potenziale ma hanno paura di rivelarvi cosa sono. E cosi va perduta tanta bellezza perché abbiamo paura.Penso che sia importante parlare ai bambini della continuità della vita. Noi viviamo in una società stratificata. Da bambino io sono stato fortunato perché casa mia era sempre piena di gente… nonne e nonni, e bambini appena nati, donne incinte e sposini novelli. E imparavamo che la vita è un processo continuo e non stratificata. Vedevamo i vecchi e capivamo che un giorno saremmo invecchiati anche noi. Vedevamo qualcuno morire, e cominciavamo ad apprezzare la vita.I bambini imparano ciò che insegnate loro. Assimilano la mentalità dei genitori. Se i loro genitori hanno paura, hanno paura anche loro.Poi c’è un’altra cosa essenziale; i bambini devono imparare che hanno la possibilità di scegliere. Crederanno di poter scegliere soltanto se offrite loro alternative. I suicidi, ad esempio, sono coloro che vedono l’aspetto più limitato della vita, che non hanno scelta. La gente ripete sempre che una delle ragioni per cui amiamo accumulare ricchezze è che queste ci offrono maggiori alternative. E’ demenziale! La percentuale più alta dei suicidi si riscontra tra i ricchi. Se non avete alternative ora, potete avere tutto il denaro del mondo e non avere alternative in nessun caso. Le scelte le avete. Potete scegliere la gioia anziché la disperazione, la felicità anziché le lacrime, l’azione anziché l’apatia. Potete scegliere voi e la vita. Ed è tempo che qualcuno vi dica che non siete in balia di forze più grandi di voi. Voi, davvero, siete la forza più grande per voi. Ecco, non potete farlo per me, ma potete farlo per voi.La gente mi dice: - Oh, Buscaglia, come sei ingenuo! Dici che ognuno di noi può scegliere la gioia. – Provate. La prossima volta in cui vi trovate in una situazione in cui vi sorprendete a urlare con qualcuno, provate a sorridere. E’ stupefacente. Parliamo del rischio, perché il rischio è cosi bello! Ma il cambiamento e il progresso vengono solo quando siete disposti a rischiare, a fare esperimenti con la vostra vita. Non siete mai sicuri di nulla, tutto è un rischio.Voglio scrivervi qualcosa:- A ridere c’è il rischio di apparire sciocchi. – Bene e con questo? Gli sciocchi si divertono un mondo.- A piangere c’è il rischio di essere chiamati sentimentali. – Naturalmente io sono un sentimentale. Mi piace. Le lacrime possono essere d’aiuto.- A stabilire il contatto con un altro c’è il rischio di farsi coinvolgere. – Chi rischia di farsi coinvolgere? Io voglio essere coinvolto.- A mostrare i vostri sentimenti c’è il rischio di mostrare il vostro vero io. - Che altro ho da mostrare?- A esporre le vostre idee, i vostri sogni davanti alla folla c’è il rischio d’essere chiamati ingenui. – Oh, mi hanno chiamato con epiteti ben peggiori.- Ad amare c’è il rischio di non essere corrisposti. – Io non amo per essere corrisposto.- A vivere c’è il rischio di morire. - Sono pronto. Non azzardatevi a versare una lacrima se sentite dire che Buscaglia è saltato in aria o crepato. L’ha fatto con entusiasmo.A sperare c’è il rischio della disperazione e a tentare c’è il rischio del fallimento. Ma bisogna correre i rischi, perché il rischio più grande della vita è non rischiare nulla. La persona che non rischia nulla non fa nulla, na ha nulla, non è nulla e non diviene nulla. Può evitare la sofferenza e l’angoscia, ma non può imparare e sentire e cambiare e progredire e amare e vivere. Incatenata dalle sue certezze, è schiava. Ha rinunciato alla libertà. Solo la persona che rischia è veramente libera. Provate e vedrete che cosa succede.
“Insegnate la vita”
“Amo moltissimo l’opera di Martin Buber, e soprattutto il suo concetto di Io e Tu. Dice che ognuno di noi è un Tu e quando interagiamo l’uno con l’altro, dobbiamo interagire come se fossimo cose sacre, perché siamo veramente speciali. Perciò quando interagisco con voi, voi siete un Tu. Martin Buber dice che molto spesso interagiamo l’uno con l’altro sulla base di Io e Ciò. Qualche volta vi arrabbiate perché venite trattati come un Ciò, una cosa! Io sono me. Io sono Leonardo Buscaglia, come me ci sono soltanto io! Non guardatemi come se fossi trasparente. Io ho la mia dignità. Finché basiamo i nostri rapporti con la gente sul concetto di Io e Tu, dice Buber, abbiamo un dialogo. Quando basiamo i nostri rapporti sui concetti di Io e Ciò, diventa un monologo. Io non voglio parlare a me stesso. Voglio parlare con Voi. E voglio che voi parliate con me. Noi abbiamo una dignità. E i bambini devono impararlo, e devono impararlo presto.Devono imparare, inoltre, che non troveranno se stessi guardando fuori da se stessi. Devono guardare dentro. Non è un viaggio facile, la ricerca della vostra unicità da condividere con gli altri, perchè per tutta la vita vi sentite dire dagli altri chi siete. Avete mai pensato che voi non siete veramente voi? Molti di voi sono ciò che altri dicono che siete. E forse qualcuno tra voi è stato abbastanza saggio da capire che gli altri erano animati di buone intenzioni, ma che ciò che dicono di voi può non corrispondere a ciò che siete veramente. Vi sentite a disagio nel ruolo che vi hanno affibbiato. E allora dateci un taglio e dite: scoprirò chi sono io; e se lo fate, sarà la sfida più grande. Non avrete molta pace, ma è matematicamente certo che non vi annoierete mai. La scoperta di se stessi è come tutte le altre scoperte. Non è mai facile, e non potete contare sulle intuizioni degli altri. Mi piace molto l’aneddoto su fico del Mullah che stava carponi per la via e cercava per terra. Arriva un amico e gli domanda: - Mullah che state facendo? - E lui: - sto cercando la chiave di casa, l’ho persa. – L’amico dice: - mostrami dove l’hai persa, e mi metterò carponi anch’io e ti aiuterò a cercarla. - E il Mullah: - Oh, l’ho persa in casa. – L’amico domanda: - e allora perché diavolo la stai cercando qui? - Il Mullah risponde: - Oh, qui c’è più luce. – Molti di noi cercano se stessi qui, alla luce. Non troverete quello che cercate. Dovrete mettervi carponi dentro, dove qualche volta c’è un buio spaventoso, e scoprire cose meravigliose su voi stessi. Scoprite tutta la meraviglia che siete voi, e sviluppatela, e non abbiate timore di fallire. Andrà bene anche cosi, non siete obbligati ad essere perfetti.Poi penso che dobbiamo insegnare ai bambini l’importanza degli altri, e che il loro mondo non può crescere e progredire senza accettarne altri. Più sono numerosi i mondi che accettano, e più possono diventare… qualcosa di più. Dobbiamo insegnare loro a fidarsi, perché tutti noi abbiamo una paura tremenda l’uno dell’altro. Costruiamo muri sempre più alti, serrature sempre più robuste. Abbattete i muri! Dobbiamo imparare di nuovo a fidarci, a credere. Naturalmente è un rischio, ma tutto è un rischio. Dobbiamo incominciare ad andare al di là del semplice fatto di essere. Dobbiamo entrare in contatto con il fatto di essere umani, e questo è molto diverso.C’è un meraviglioso apologo buddista che parla di una formica in un barile d’acqua e dei diversi atteggiamenti nei confronti di questa formica. Dunque, arriva il primo, guarda nel barile, e vede una formica. Le dice: - cosa stai facendo nel mio barile d’acqua piovana? - e la schiaccia. Egoismo. Poi arriva il secondo, guarda, vede la formica e dice: - sai, è molto caldo, anche per le formiche. Tu non fai nessun danno, resta pure nel mio barile. – Tolleranza. Arriva il terzo, vede la formica nel barile e spontaneamente le da un po’ di zucchero. Questo è amore. Quando arrivate al punto di non doverlo più analizzare, ce l’avete fatta. La reazione spontanea. C’è qualcuno sulla strada e ha bisogno di me. Mi fermo. Qualcuno ha fretta, e lo lascio passare. Qualcuno mi ha chiesto in un intervista: - Ma… e quando si rivolge a qualcuno e gli dice qualcosa e quello gli risponde di badare agli affari suoi? - Succede spesso. Ecco, non si ama per essere amati in cambio, si ama per amare. Lo fate perché è naturale allungare la mano e dare un po’ di zucchero alla formica. Che cosa avete perduto? Ci sono tanti che hanno il potenziale ma hanno paura di rivelarvi cosa sono. E cosi va perduta tanta bellezza perché abbiamo paura.Penso che sia importante parlare ai bambini della continuità della vita. Noi viviamo in una società stratificata. Da bambino io sono stato fortunato perché casa mia era sempre piena di gente… nonne e nonni, e bambini appena nati, donne incinte e sposini novelli. E imparavamo che la vita è un processo continuo e non stratificata. Vedevamo i vecchi e capivamo che un giorno saremmo invecchiati anche noi. Vedevamo qualcuno morire, e cominciavamo ad apprezzare la vita.I bambini imparano ciò che insegnate loro. Assimilano la mentalità dei genitori. Se i loro genitori hanno paura, hanno paura anche loro.Poi c’è un’altra cosa essenziale; i bambini devono imparare che hanno la possibilità di scegliere. Crederanno di poter scegliere soltanto se offrite loro alternative. I suicidi, ad esempio, sono coloro che vedono l’aspetto più limitato della vita, che non hanno scelta. La gente ripete sempre che una delle ragioni per cui amiamo accumulare ricchezze è che queste ci offrono maggiori alternative. E’ demenziale! La percentuale più alta dei suicidi si riscontra tra i ricchi. Se non avete alternative ora, potete avere tutto il denaro del mondo e non avere alternative in nessun caso. Le scelte le avete. Potete scegliere la gioia anziché la disperazione, la felicità anziché le lacrime, l’azione anziché l’apatia. Potete scegliere voi e la vita. Ed è tempo che qualcuno vi dica che non siete in balia di forze più grandi di voi. Voi, davvero, siete la forza più grande per voi. Ecco, non potete farlo per me, ma potete farlo per voi.La gente mi dice: - Oh, Buscaglia, come sei ingenuo! Dici che ognuno di noi può scegliere la gioia. – Provate. La prossima volta in cui vi trovate in una situazione in cui vi sorprendete a urlare con qualcuno, provate a sorridere. E’ stupefacente. Parliamo del rischio, perché il rischio è cosi bello! Ma il cambiamento e il progresso vengono solo quando siete disposti a rischiare, a fare esperimenti con la vostra vita. Non siete mai sicuri di nulla, tutto è un rischio.Voglio scrivervi qualcosa:- A ridere c’è il rischio di apparire sciocchi. – Bene e con questo? Gli sciocchi si divertono un mondo.- A piangere c’è il rischio di essere chiamati sentimentali. – Naturalmente io sono un sentimentale. Mi piace. Le lacrime possono essere d’aiuto.- A stabilire il contatto con un altro c’è il rischio di farsi coinvolgere. – Chi rischia di farsi coinvolgere? Io voglio essere coinvolto.- A mostrare i vostri sentimenti c’è il rischio di mostrare il vostro vero io. - Che altro ho da mostrare?- A esporre le vostre idee, i vostri sogni davanti alla folla c’è il rischio d’essere chiamati ingenui. – Oh, mi hanno chiamato con epiteti ben peggiori.- Ad amare c’è il rischio di non essere corrisposti. – Io non amo per essere corrisposto.- A vivere c’è il rischio di morire. - Sono pronto. Non azzardatevi a versare una lacrima se sentite dire che Buscaglia è saltato in aria o crepato. L’ha fatto con entusiasmo.A sperare c’è il rischio della disperazione e a tentare c’è il rischio del fallimento. Ma bisogna correre i rischi, perché il rischio più grande della vita è non rischiare nulla. La persona che non rischia nulla non fa nulla, na ha nulla, non è nulla e non diviene nulla. Può evitare la sofferenza e l’angoscia, ma non può imparare e sentire e cambiare e progredire e amare e vivere. Incatenata dalle sue certezze, è schiava. Ha rinunciato alla libertà. Solo la persona che rischia è veramente libera. Provate e vedrete che cosa succede.