Quote Azzurre

la conchiglia


Dino entrò in casa a preparare il pranzo che consisteva nella sua “zuppa di cozze alla Normande”. Uno squisito piatto a base di cozze tirate al vino bianco, tanta cipolla, creme fréche, e noce moscata grattugiata.Mentre le cozze cuocevano, si preparò un Kir a base di creme de cassis e champagne, e si sedette sul patio a godersi gli ultimi intensi colori di quel tramonto estivo.Un leggero fruscio lo costrinse a guardare verso l’ingresso e così si accorse che verso di lui avanzava con passo leggero un volto abbronzato incorniciato da folti riccioli neri.Teresa camminava sfiorando il pavimento di ceramiche sorrentine composte a mosaico.Indossava un velo di tessuto dai colori vivaci sotto cui si distingueva un corpo nudo, sottile.-  Luglio è finito e domani andrò via. Disse con voce mesta.Dopo cena si accoccolarono sull’ampia amaca che ondeggiava sotto il patio, scambiandosi le ultime carezze della loro settimana insieme, al mare.Quando Dino si svegliò, al mattino, lei non c’era più. Era partita in silenzio, senza svegliarlo. Andò a fare colazione sul tavolino esterno vista mare, col suo tè e la crostata di limone, che lei aveva preparato un paio di giorni prima.Guardando la striscia di sabbia che separava la casa dal mare, vide che c’erano tanti minuscoli solchi allineati, che indicavano il recente passaggio di un piccolo animale.Seguendo con lo sguardo questa lieve traccia Dino si accorse che in realtà segnava un percorso di andata e ritorno dal mare, fino a casa sua. Le piccole orme si fermavano ai piedi della grande portafinestra del soggiorno, che guardava il mare.Incuriosito, andò a controllare e si accorse che la scia arrivava proprio sotto la sua finestra. Li, la sabbia era come sconvolta da orme troppo numerose per essere riconoscibili. Chinandosi vide un orecchio di Tritone di dimensioni inusuali per quelle latitudini, come si vedono solo sugli atolli del pacifico.Lo prese e accostandolo all’orecchio, come faceva con le conchiglie che trovava da bambino, non sentì il solito rumore del mare, ma una specie di brusio, che facendo più attenzione si trasformò in una voce che inequivocabilmente diceva:-  Mi sono innamorata di te!Incredulo scostò la conchiglia dall’orecchio e la guardò attentamente, cercando di capire quale diavoleria elettronica giapponese fosse quella cosa che aveva in mano. Niente, era proprio una conchiglia vera.La riportò all’orecchio e dopo poco distinse le parole:-  Mi sono innamorata di te e ogni volta che vorrai sentire la mia voce, devi solo poggiare la conchiglia all’orecchio.Passò tutto il giorno ad ascoltare quei messaggi che cambiavano ogni volta, ma che sempre parlavano d’amore.Trascorse un’intera settimana e giunse il giorno in cui doveva chiudere la casa al mare e tornare al lavoro in città.Dopo cena andò a letto e stava per posare la conchiglia sul comodino accanto a sé, dopo aver ascoltato un altro messaggio, quando, per una forma di gioco infantile, invece di lasciare la conchiglia l’avvicinò alle labbra la baciò e disse: -  Anche io ti amo.In quello stesso istante delle sottili zampette di paguro si affacciarono all’apertura madreporica e piano, l’animaletto venne allo scoperto. Man mano che veniva fuori sembrava crescere sempre più e lentamente la testa si coprì di riccioli neri e prese in tutto l’aspetto di Teresa.- Potevi dirlo prima, senza farmi aspettare qui dentro un’intera settimana. Io sono una creatura del mare. Quando mi vorrai, d’ora in poi sai come fare per evocarmi.per una maggiore leggibilità scarica il testo da QUI