Creato da sel.racale il 03/03/2011

SEL RACALE

BLOG DI DISCUSSIONE POLITICA LOCALE

LA COLONNA SONORA DI SEL RACALE

 

LA COLONNA SONORA DELL'ITALIA REPUBBLICANA

 

LA "COLONNA SONORA" DI SEL

 

Sindaco, fai un regalo ai cittadini:

manda a casa la tua maggioranza!

 Caro Massimo,

stacca la spina a questa maggioranza in coma. Cosa altro deve accadere (o non accadere) per registrarne il fallimento? Siamo certi che le responsabilità maggiori sono della tua squadra che è di una mediocrità imbarazzante. Ti stimiamo come persona, conosciamo la tua onestà intellettuale. Per questo chiediamo un gesto di responsabilità: prendi le distanze da certe pratiche, dimettiti!

Quest'ultimo periodo festivo ha confermato l'arretramento della nostra città:

ogni sera, in particolare per la messa di Natale, il centro invaso da auto parcheggiate agli angoli delle strade, in doppia fila, su Piazza S. Sebastiano, sui marciapiedi;

il centro storico di Taviano è stato rivitalizzato e nei giorni di festa ha ospitato, peraltro, una piacevole mostra del presepe; il nostro ha attratto, invece, raduni e "bande" di bulli;

a Taviano, Alliste e Melissano (tanto per stare nell'Unione) durante il periodo festivo abbiamo incontrato, nei principali luoghi e fino a sera, i vigili urbani; a Racale...soprassediamo!

Caro Massimo, per chiederti le dimissioni potevamo "scomodare" i grandi temi sui quali la tua maggioranza ha fallito, come il bilancio (debito fuori controllo); i tributi (eccessivi rispetto ai servizi); il PUG (sotto chiave per non deludere qualcuno già illuso); l'arredo urbano (è viva T. Suda?). Invece, ci è sufficiente valutare la gestione ordinaria per chiederti di porre fine ad uno dei peggiori governi della storia di Racale.

Una maggioranza incapace di gestire l'ordinario può risolvere, dunque, le grandi questioni? Un'amministrazione che impiega due anni per realizzare (male) qualche necessario senso unico, può, per esempio, elaborare un piano di recupero del centro storico o completare la rete dei servizi e delle infrastrutture nella zone economiche/produttive?

È vero, le colpe del degrado vanno cercate anche fuori dal municipio. Non esiste il fiato dell'opinione pubblica e il senso civico, l'interesse generale e l'idealità. L'associazionismo, a volte, vive più come procacciatore di consenso che come comunione ideale. La politica è quasi sempre necessità personale (quale beneficio ha prodotto l'elezione di due consiglieri provinciali?). Una città priva di cinema, auditorium, archivio storico; una comunità scarsamente attenta ai beni culturali e ambientali, menefreghista. Occorre quindi una scossa, a partire dalla politica.

Per il bene del paese ti chiediamo, caro Massimo, un atto di coraggio per aprire una fase di riflessione che favorisca il ricambio di una classe politica della quale ogni cittadino dovrebbe vergognarsi, indipendentemente dalla preferenza di voto espressa.

E TU, CARO MASSIMO, VUOI BENE AL TUO PAESE, VERO?

 

Il direttivo del circolo di Racale (manifesto - gennaio 2011)

 

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A RACALE, è’ VERO O NON è VERO?

Che a T. Suda è consentito a tutti di parcheggiare nello spazio inibito di fronte alla stazione carburanti e specialmente a "privilegiati" che dovrebbero, invece, dare il buon esempio?
Che tanti genitori “bloccano” comodamente l’auto (e il traffico) all'altezza dell'ingresso per far accedere i bambini a scuola?
Che si parcheggia su piazza S. Sebastiano e che sono spariti i basoli del centro storico?
Che i lavori pubblici non vengono eseguiti a regola d’arte?
Che con il piano traffico siamo alle “comiche”?
Che sulla Racale / T. Suda si immette in piena curva una strada che collega la zona del Cimitero?
Che pochissimi pagano il passo carrabile?
Che se Berlusconi viene a Racale non è possibile trovargli una sala che contenga più di 50 posti?
Che a Racale anche qualche voto di centro/sinistra contribuisce (legittimo, per carità) ad eleggere un consigliere prov.le di centro destra?
Che a Racale da 20 anni non governa la sinistra bensì la destra?

 

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FUSIONE DEI COMUNI - PARTE IL PROGETTO "UNITAMENTE"

Post n°16 pubblicato il 29 Aprile 2011 da sel.racale
 

Diversi per Passione

Movimento Politico di Centro Sinistra

COMUNICATO STAMPA

 

Il Movimento Politico “Diversi Per Passione di Racale promuove il PROGETTO “UNITAMENTE”  riguardante la Fusione dei Comuni di TAVIANO, RACALE, MELISSANO E ALLISTE in un unico Ente di 37.600 abitanti circa che risulterebbe, per popolazione, il secondo in provincia.

In controtendenza rispetto alle pulsioni autonomiste,  il movimento considera la fusione la migliore risposta alla crisi economica e sociale dei territori.

In particolare, si propone di formalizzare una fusione già di fatto esistente tra comunità fortemente integrate.

Il movimento “Diversi per Passione”  avvierà, in ognuno dei quattro comuni, la costituzione di comitati per il Progetto Di Fusione per consentire ai cittadini di informarsi e prendere coscienza dei vantaggi dall’integrazione.

Vantaggi economici (migliore accesso alle risorse, abbattimento dei costi specie quelli della politica, fiscalità omogenea), sociali (servizi integrati), urbanistico territoriali (razionalizzazione urbanistica, tutela del territorio).

L’ambizioso progetto non nasce, dunque, da una appartenenza politica ma dalla necessità di determinare forti cambiamenti capaci di incidere sulla crescita del territorio e delle sue comunità.

Un progetto straordinario da condividere, che innesca opportunità di sviluppo eccezionali,  non si presta ad alcuna strumentalizzazione politica in quanto si fonda sulla necessità oggettiva del perseguimento del bene collettivo.

Unica e forte novità ideale e progettuale proposta nel Salento negli ultimi anni.

 
 
 

Per le strade di Roma i sorrisi di un cambiamento possibile

Post n°15 pubblicato il 11 Aprile 2011 da sel.racale
 

 

Statistiche, buone per un telegiornale o per qualche vecchio opinionista della domenica. Numeri senza volto. Di disoccupati, di precari, di atipici, di accasati da mamma e papà, di stagisti, di single, di affittuari, di gente in doppia. Categorie e numeri così sproporzionati rispetto al resto d’Europa da essere ogni tanto degnati di nota dall’Istat o da qualche agenzia di stampa, magari quando c’è bisogno di riempire i talk show o i tg, tra una telefonata e l’altra di Berlusconi a quei meeting insopportabili di sepolcri imbiancati del sabato pomeriggio. Mai al centro dell’agenda politica, mai che fossero loro a raccontarsi.

Fino a al 9 aprile, quando una moltitudine di ragazze e ragazzi ha invaso le strade d’Italia al grido  de “Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta”.

La vita. Per questo sono scesi in piazza, non “solo” per il contratto di lavoro, per l’estensione dei diritti, per un reddito che non c’è o il diritto di ricevere una pensione decente in tarda età. Erano in piazza per riprendersi la vita, per sentirsi nuovamente parte di un Paese che sembrava averli espulsi dalla scena e rinchiusi nelle loro solitudini.

I volti dei ragazzi per le strade di Roma erano i sorrisi di chi ha voglia e forza di cambiare questo paese, anche a costo di deragliare il treno su cui sono seduti. Perché quando sei su un binario morto, allora meglio prendersi la responsabilità del rischio di finire fuori strada. Tanto da rischiare c’è sempre meno, considerando il continuo attacco a chi i diritti li aveva acquisiti dopo anni di lotte e la negazione a coloro che non ne hanno mai avuti.

La manifestazione di Roma è stata bellissima. Erano un fiume in piena quelle due generazioni, arricchite dalla presenza di tante e tanti meno giovani, che sfilavano nelle strade di Roma. Una manifestazione nuova, accessibile, colorata, popolare. Fuori da pratiche stanche e già viste, dentro contenuti e proposte nuove, lontane dal grigio del teatrino della politica e rappresentate da belle performance realizzate durante il percorso (come le tende da campeggio allestite in piazza dell’Esquilino per protestare contro l’assenza di politiche di sostegno e welfare nei confronti dei giovani). Sapevano quanto sarebbe stato difficile non essere etichettati, non cadere nella mera manifestazione di protesta (per poi sentirsi dire “e la proposta?”). Ed eccoli lì, perfettamente a loro agio al centro della scena, a gridare le loro idee e le loro proposte maledettamente di buon senso.

Lavoratori della conoscenza, dello spettacolo, studenti, giornalisti, ma anche operai, portuali, commesse, operatori dei call center. Tutti per rivendicare il diritto a non essere continuamente ricattati e ricattabili, tutti per chiedere un nuovo modello di sviluppo in un Paese avvitato su se stesso e sulle necessità di un uomo solo e disperato.

Ragazzi precari, ma solo alcuni spaventati dalla flessibilità. Perché una parte, in particolare quella che fa lavori cognitivi, la precarietà quasi la rivendica. Nel senso che non le spaventa formarsi, cambiare lavoro, prendere strade diverse nel corso della vita. Ma è tremendamente spaventata dalla discontinuità del reddito, dai processi di esclusione sociale che porta perdere un lavoro. Perché, per fare un esempio, non puoi accedere ad un mutuo o ancora più semplicemente prendere in affitto un appartamento senza un contratto decente.

Anche per questo chiedono un nuovo modello di welfare, universalistico, che garantisca tutti e che sia finanziato dalla fiscalità generale. Un modello segnato dalla “continuità del reddito”, magari attraverso l’istituzione di un reddito minimo garantito, misura prevista in tutta Europa, eccezion fatta per Italia e Grecia (una risoluzione del Parlamento europeo sostiene che debba essere pari al 60% del salario mediano).

Un nuovo modello di welfare, dunque, ed estensione dei diritti e delle tutele che vengono negate a precari, atipici, disoccupati, partite iva senza mettere in discussione i diritti acquisiti in anni di lotte e conquiste sociali dei lavoratori a tempo indeterminato.

“Per riprendersi la vita”, dicono. Quella tolta a Stefano Cucchi, Aldo Bianzino, Federico Aldrovandi, ragazzi come tanti altri e morti ammazzati senza ragione. Quelle piazze parlavano anche di loro e per loro, perché erano ragazzi come tanti altri, condannati dalla giostra della vita a un copione scritto irresponsabilmente da qualcun altro. Persino nei luoghi d’eccellenza abbiamo lasciato terminare il respiro giovane dei nostri talenti. Come Norman. Laureato a pieni voti e in conclusione di un dottorando in filosofia del linguaggio. Ma l’Italia è un paese strano, spende soldi per l’istruzione pubblica, forma i propri giovani, li rende dei talenti, pur nelle mille difficoltà, e quando c’è da passare alla cassa per riscuotere l’investimento fatto li lascia andare all’estero. Anzi, li costringe ad andare all’estero. Questo sarebbe stato il destino di Norman, così gli era stato detto. Perché non c’era futuro per lui in questo strano paese per anime morte. E allora ha deciso di andarsene, lasciando sul ciglio di una finestra del settimo piano dell’edificio di Lettere dell’università di Palermo un biglietto per il padre e tanti rimpianti.

Da oggi, quei ragazzi non permetteranno più che accada. Perché in piazza, quelle maglie gialle e quei punti esclamativi, erano anche per loro.

Marco Furfaro

 
 
 

Manduria: Manifestazione per la Pace con Vendola

Post n°13 pubblicato il 02 Aprile 2011 da sel.racale
 

Manifestazione per la Pace a Manduria con Vendola: il metodo delle tendopoli è sbagliato

"Spaventare la gente del posto e i migranti che non sanno nulla del loro futuro aggiungerà emergenza a emergenza".

Manifestazione per la pace a Manduria. Presente il Presidente Nichi Vendola ma anche parlamentari del Pd come Teresa Bellanova. L'incontro a Manduria è pregno di significato per il disagio che la tendopoli ha creato in città arrivando a far dimettere il sindaco e un parlamentare salentino, Alfredo Mantovano. "Contro la guerra, per un'accoglienza virtuosa, per la protezione umanitaria dei migranti. - così Vendola al comizio che ha tenuto di fronte al Municipio - Le tendopoli non sono la soluzione, sono solo la risposta della Lega. Le critiche a questo metodo di gestione sono fondate. Spaventare la gente del posto e i migranti che non sanno nulla del loro futuro aggiungerà emergenza a emergenza".

Intanto il Pdl non risparmia critiche al Sottosegretario Mantovano dopo le sue dimissioni: e' salito sul carro populista. E invita il sindaco di Lecce Perrone a prendere posizione.
 
 
 

COL CAVOLO

Post n°12 pubblicato il 01 Aprile 2011 da sel.racale

 
 
 

IL POST DELL'OSPITE - PAROLA A FRANCO MANNI

Post n°11 pubblicato il 30 Marzo 2011 da sel.racale
 

 

PUBBLICHIAMO LA DICHIARAZIONE DEL CONSIGLIERE FRANCO MANNI RESA NEL C.C. DEL 30/03/2011 IN RIFERIMENTO AL PRONUNCIAMENTO DELLA CORTE DEI CONTI CIRCA LE GRAVI IRREGOLARITA' CONTABILI CONTENUTE NEL BILANCIO 2008 

 

              La sezione regionale della Corte dei Conti con estrema chiarezza chiede a questo Consiglio una precisa assunzione di responsabilità. Chiede a tutti noi una valutazione sulle GRAVI IRREGOLARITA’ contabili ravvisate nel rendiconto dell’anno 2008.

Le contestazioni, gravi e importanti, non possono essere liquidate con una formale “presa d’atto”, ma vanno valutate per quello che oggettivamente hanno determinato.

L’iscrizione nel Bilancio 2008 di residui attivi (crediti) inesistenti per mancata notifica degli atti impositivi, ha permesso che “fossero effettuate spese prive di reale copertura finanziaria, determinando una situazione di squilibrio” – pag. 4 della pronuncia della Corte dei Conti che sottolinea, altresì, la mancata adozione di provvedimenti di riequilibrio nel corso della gestione.

Cari consiglieri di maggioranza, non avete soltanto commesso degli errori ma non vi siete nemmeno preoccupati di correggerli per tempo. E quando tardivamente avete pensato di porre rimedio, lo avete fatto mettendo in vendita immobili “senza mercato” tanto che la Corte dei Conti invita oggi “all’individuazione di canali alternativi di finanziamento”.

L’“allegra” gestione finanziaria ha costretto all’uso sconsiderato dell’anticipazione di cassa che ha prodotto, soltanto nel 2008, 87.000 euro di interessi passivi. Ricordo che, come rilevato dalla Corte dei Conti alle pagg. 5 e 6, l’anticipazione è solo una misura temporanea di indebitamento. Invece, nel 2008, si è fatto ricorso in maniera continuata all’anticipazione per 881.573 euro e sono stati utilizzati per cassa dei fondi che avevano una specifica destinazione per ulteriori 452.000 euro producendo, di fatto, uno squilibrio finanziario al 31/12/2008 di 1.333.573 euro.

Non è la prima volta che Corte ammonisce il Comune di Racale. Già precedentemente, con delibera n. 28 del 2009, la Corte dei Conti in riferimento all’esercizio 2007 deliberava che “costituisce comportamento difforme da una sana e prudente gestione finanziaria il ricorso ad anticipazioni di tesoreria”, segno che le responsabilità di questa amministrazione, che è la stessa da diversi anni, risalgono nel tempo e continuano oggi con le stesse modalità. 

Pertanto, convinto che quanto emerso sia solo la “punta di un iceberg”, chiedo formalmente a ogni consigliere di mettere a verbale la propria valutazione sulla pronuncia della Corte dei Conti e più in generale sulla situazione finanziaria dell’Ente, ritenendo che la “presa d’atto” e quindi la condivisione dei rilievi della Corte dei Conti dovrebbe imporre le immediate dimissioni dei consiglieri di maggioranza.  

 
 
 

Asilo Nido Comunale - Lettera alle istituzioni

Post n°9 pubblicato il 15 Marzo 2011 da sel.racale
 

DIVERSI PER PASSIONE
MOVIMENTO POLITICO DI CENTRO - SINISTRA

 Egr.

Massimo Basurto – Sindaco di Racale

Salvatore D'Argento – Sindaco di Taviano

Roberto Falconieri – Sindaco di Melissano

Antonio E. Renna – Sindaco di Alliste

Ass. Elena Gentile – Regione Puglia

Ass. Filomena D'Antino Solero – Prov. Lecce

 

Egregi,

l'amministrazione comunale di Racale (Le) ha intenzione, per motivi di bilancio, di procedere alla dismissione dell'Asilo Nido Comunale alienando il servizio e/o l'immobile in questione.

Pur comprendendo le difficoltà degli EE.LL. dovute alla riduzione dei trasferimenti da parte del governo centrale, ci preme sottolineare che, nello specifico, la decisione nasce dal bisogno di “fare cassa” per aggiustare un situazione di Bilancio al limite del dissesto per responsabilità precisa di chi ha governato e governa la città.

Riteniamo che la rinuncia ad un elemento forte di qualificazione sociale e culturale di una comunità non possa essere determinata dalle pratiche di malgoverno economico/finanziario delle amministrazioni.

La chiusura di un asilo nido non è mai e solo una questione locale. È sempre una sconfitta di tutti che segnala un arretramento sul piano dell'impianto civile e culturale, indipendentemente dalla collocazione territoriale del servizio soppresso.

Per questo, pur riconoscendo le prerogative della decisione in capo all'Ente Comunale, riteniamo giusto informare ogni livello istituzionale e comprensoriale sulla volontà del Comune di vendere l'importante struttura senza aver verificato, negli anni, altre soluzioni che avrebbero consentito lo sviluppo della qualità del servizio e la riduzione dei costi. Si poteva e doveva valutare la possibilità di ripartire i costi di gestione tra più enti, trasformando l'Asilo Nido Comunale in struttura d'ambito o soltanto intercomunale e intercettare le risorse previste nella normativa regionale per il potenziamento dei servizi di prima infanzia; si poteva e doveva affrontare il problema per tempo, sensibilizzando gli enti limitrofi già in sede di “Unione dei Comuni”.

Invece, per la continua necessità di cassa dell'Ente, incapace di attivare adeguate misure finanziarie e che ha già venduto molti dei suoi beni patrimoniali, si decide di alienare il bene (l'ultimo) di maggiore valore economico, determinando un'entrata che darà respiro finanziario per qualche anno e una perdita civile e sociale senza prezzo.

Sicuri di una vostra attenzione sull'argomento e certi della vostra sensibilità sui temi della crescita sociale e civile di un territorio, vi salutiamo cordialmente.

Racale, 15/03/2011

 
 
 

RIORGANIZZAZIONE RETE SCOLASTICA

Post n°8 pubblicato il 10 Marzo 2011 da sel.racale
 

C'è chi si interessa di come vincere le elezioni (legittimo), c'è chi si interessa anche di contribuire a risolvere problemi OGGETTIVI come quello della riorganizzazione della rete scolastica.
Abbiamo tentato insieme all'amministrazione comunale (una parte?) di "costringere" la Regione Puglia (una parte?) a rivedere il Piano di Riorganizzazione Scolastica varato a Dicembre. Non ci siamo riusciti probabilmente per ragioni (politiche?) a noi sconosciute che non hanno considerato l'esigenza didattica e logistica di riorganizzare in maniera diversa la rete scolastica di Racale.
Per conoscenza di tutti, alleghiamo la nota che SEL - Racale ha inviato a dicembre all'assessore al diritto allo studio, formazione e scuola della regione.

L’amministrazione comunale di Racale (Le) ha redatto il nuovo piano di riorganizzazione della rete scolastica.

Il piano, in sostanza, aggiusta la sperequazione tra i due poli scolastici esistenti in termini di edifici a disposizione dei rispettivi poli.

Oggi il 1° polo conta su due plessi scolastici per gli alunni di scuola elementare e media ed è privo di una struttura per la scuola di prima infanzia (materna). In questi anni, in maniera inidonea, il dirigente del 1° polo ha utilizzato, per la scuola materna, un paio di “stanze“ di un vecchio e inadeguato immobile comunale e adattato tre aule del plesso scuola elementare  per accogliere la richiesta dei genitori che volevano che anche il 1° polo ospitasse bambini della materna pur essendo sprovvisto di adeguati ambienti (manca il refettorio ed ogni spazio ludico e didattico necessario). 

Il 2° polo invece, oltre all’edificio scuola elementare e media, riesce ad ospitare gli alunni della scuola materna in TRE edifici funzionali e attrezzati, adibiti allo scopo.

Ora, la proposta è quella di “cedere” un edifico al 1° polo – via Lucania (quello peraltro geograficamente vicino alla sede del 1° polo situata dalla parte opposta del paese rispetto al 2°) in modo da permettere al 1° polo di garantire una adeguata offerta formativa, oggi resa negli ambienti insalubri e inidonei di cui sopra. Inoltre consentirebbe al 1° polo di “liberare” le tre aule della scuola elementare recuperandole nella disponibilità per lo svolgimento del servizio mensa ai ragazzi del tempo prolungato (che oggi, per via della concessione delle aule alla scuola materna, sono privi degli ambienti necessari per la refezione).

La dirigente del 2° polo, pur legittimamente, critica la scelta che in qualche modo ridimensionerebbe l’utenza del 2° polo. Ma è altrettanto pacifico che l’abnorme sperequazione della dotazione strutturale in vantaggio al 2° polo non è ammissibile (salvo la possibilità di realizzare per il 1° polo un edificio a destinazione scuola materna, e qui entriamo nella lungaggine amministrativa e nelle compatibilità di bilancio degli EE.LL.).

Infine, la dirigente scolastica del 2° polo, per la difesa delle sue ragioni, ha, a nostro avviso, amplificato e “caricato” la questione. Oltre le istituzioni politiche attraverso i loro rappresentanti locali e non solo, ha coinvolto i genitori nella difesa dell’esistente adducendo motivazioni plausibili ma solo presumibili come quella del rischio di perdita di autonomia del 2° polo in virtù della diminuzione dell’utenza o come quella che la riorganizzazione tenderebbe ad una unificazione dei due poli con conseguente perdita di posti lavoro (cosa peraltro possibile ma non prevedibile e alquanto difficile per via della crescita di iscritti in entrambi i poli negli ultimi anni).

Pertanto, in assenza e/o in attesa che si programmi la costruzione di un nuovo edificio, consideriamo la proposta del comune (che peraltro è l’Ente che, sostanzialmente, ha prerogativa sulla riorganizzazione pur nel quadro delle direttive regionali) idonea a razionalizzare la rete scolastica comunale e comunque necessaria per risolvere il problema del 1° polo che, allo stato, ospita i bambini della materna in ambienti del tutto inidonei.

Racale, 17/12/2010

 

 
 
 

PIANO URBANISTICO GENERALE: quanti nemici

Post n°7 pubblicato il 07 Marzo 2011 da sel.racale
 
Foto di sel.racale

Quello che in un paese normale rappresenta la "carta" distintiva della programmazione urbanistica e territoriale e la leva per le opportunità economiche, culturali e sociali, a Racale diventa "pomo" della discordia oscillando tra "strumento" illusorio per reperire consensi e "tema" scottante da evitare perchè non porta molti voti.
Un Piano, comunque, che non si può (vuole) fare fino a quando continuerà ad essere concepito dai cittadini (essenzialmente) e dalla politica (quasi tutta e colpevolmente) solo come strumento di definizione delle aree destinate ad edilizia residenziale privata. Sic! 

 
 
 

Più / Meno

Post n°4 pubblicato il 03 Marzo 2011 da sel.racale
 
Foto di sel.racale

Per Racale, pensiamo che occorra:

Più

Meno

politica

politichese

coraggio

equilibrismo

scelte

“si a tutti” (che poi è un no a tutti)

bellezza

rozzezza

capacità politica

capacità elettorale

ascolto

saccenteria

idee

lassismo

coerenza

populismo

passione

Interesse PERSONALE

umiltà

esibizionismo

NOI

IO

 
 
 

PROPOSTE

Post n°3 pubblicato il 03 Marzo 2011 da sel.racale

 Da 15 anni la destra governa Racale in un contesto prevalentemente di indifferenza e qualunquismo. E quando si levano critiche al governo locale spesso si “scivola” nel luogo comune della propaganda e dello slogan dove si “cita” il problema senza indagare cause, responsabilità, conseguenze e, soprattutto, senza prospettare soluzioni. Per questo, riteniamo di intraprendere un percorso inverso di approccio ai problemi rispetto a quello tutto elettoralistico a cui Racale è stata abituata negli ultimi 20 anni.

 

Alcuni temi

Rifiuti

Non basta “citare” le discariche abusive, i rifiuti abbandonati, i quartieri e le strade sporche, la tassa esagerata.

Bisogna mettere il dito nel problema che è rappresentato dalla NON conoscenza degli amministratori dei dati economici e fisici del settore rifiuti.

Senza il dato sulla quantità e sull’andamento della raccolta differenziata, senza il monitoraggio per nucleo familiare, senza una adeguata campagna di sensibilizzazione e senza la previsione di “penalità” per chi non effettua affatto la raccolta differenziata non è possibile:

1) Appaltare il servizio raccolta al giusto prezzo

2) Ottenere economie di costo

3) Aiutare il ciclo virtuoso dei rifiuti

4) Determinare un abbattimento della TARSU

5) Avere una città pulita

Arredo urbano

Non basta fotografare scorci di degrado urbano, lampioni “potati”, segnaletica divelta e buche stradali.

Bisogna denunciare l’assenza di un coordinamento tra ufficio tecnico e amministrazione e di una programmazione economica ed esecutiva degli interventi manutentivi.

Senza un responsabile tecnico/amministrativo che coordini gli interventi dei manutentori (oggi utilizzati in maniera estemporanea dall’assessore di turno) e senza una politica di bilancio che garantisce le risorse necessarie non è possibile:

1) Programmare ed effettuare la regolare e ciclica manutenzione dell’arredo urbano

2)  Eseguire i lavori con la migliore tempistica e alle migliori condizioni economiche

3) Verificare la corretta esecuzione dei lavori

4) Prevenire incidenti e danni ulteriori

5) Rimuovere e/o “aggiustare” l’arredo urbano obsoleto e le strutture “brutte” (pali inutilizzati, semafori obsoleti, lampioni e cestini rotti, suppellettili metalliche arrugginite, segnaletica divelta, aiuole danneggiate, verde attrezzato rovinato, banchine sporche e invase da erbacce)

Centro storico

Il problema del centro storico viene affrontato spesso con argomentazioni retoriche e generaliste. Con troppa leggerezza e approssimazione si usano termini come “recupero” e “rigenerazione” per affermare la necessità di un intervento nella zona “vecchia” del paese.

Bisogna avere la fermezza di dire le cose come stanno e quello che si vuole fare di un centro in parte storico, in parte irrecuperabile, in parte compromesso da edifici incompatibili con il “contesto”.

Senza un programma integrato di interventi urbanistici, di infrastrutture e di contributi economici non è pensabile di recuperare il centro storico.

Occorre quindi:

1)  Predisporre un programma di rilevazione della staticità delle strutture immobiliari esistenti e predisporre, con urgenza, le procedure necessarie nei casi (tanti) di rischio crollo anche parziale di pareti e solai

2) Attivare una indagine amministrativa e, nel caso legale, per accertare le responsabilità sulla “sparizione” dei basoli rimossi

3) Spostare il mercato settimanale in altra area

4) Chiudere al traffico il centro storico

5) Collocare l’ufficio di Polizia Municipale nell’edificio di Via Zara  ed eliminare il mercato coperto da quel luogo

Asilo nido

È impensabile rinunciare ad una delle poche cose buone di “interesse generale” presenti a Racale. Come ogni servizio sociale anche l’Asilo Nido è un servizio “in perdita”. È, però, un elemento di civiltà che aiuta le famiglie e, soprattutto, garantisce l’adeguata “accoglienza” ai bambini.

Bisogna difendere questa conquista di civiltà non in maniera astratta come “controcanto” alla volontà dell’amministrazione di “fare cassa”, ma attraverso un progetto di sviluppo e potenziamento del servizio

Occorre:

1) Trasformare l’Asilo Nido Comunale in Asilo Nido d’ambito o intercomunale per ripartire i costi tra più Enti ma soprattutto per attivare, nel quadro delle risorse e delle possibilità previste dalla normativa regionale,  un programma  di allungamento della fascia oraria di apertura fino alle ore 16

2) Sensibilizzare i Comuni dell’Unione al progetto d’ambito per elevare gli standard sociali del comprensorio creando, anche con forme “miste” pubblico/privato, un servizio di qualità che intercetti i programmi di investimento e sostegno messi a disposizione dalla Regione Puglia per la realizzazione di strutture di qualità per la prima infanzia

 Beni artistici e culturali

Una comunità che non “conosce” e non “preserva” la sua storia, i suoi beni monumentali e artistici non è una comunità ma una accozzaglia di incivili privi di valori.

Bisogna evidenziare l’assoluta assenza nella classe politica e nella popolazione di qualsiasi propensione all’interesse artistico e culturale. Facilmente ci si limita ad ogni campagna elettorale a “citare” il Castello, piuttosto che il Convento, piuttosto che il Dolmen (CHE NON C’E’ PIU’ DA ANNI) ecc. denunciandone incurie o prospettando immaginifici utilizzi e valorizzazioni.

Senza una assunzione del problema della tutela e del recupero dei beni culturali come tema necessario e urgente non è possibile indicare soluzioni e reperire le adeguate risorse. E questo è possibile solo con una svolta culturale che investa i cittadini di Racale e riattivi il bisogno di cultura e la domanda di fruizione di beni culturali e artistici.

Niente sarà possibile se:

1) Il sistema scolastico di Racale (didattico, edilizio, organizzativo, formativo) continua a non essere all’altezza

2) Le istituzioni civili e religiose non istituiscono un tavolo tecnico di discussione sulle procedure da attivare per coinvolgere enti e soggetti preposti al recupero dei beni artistici ed ecclesiastici

3) Non si realizza un archivio documentale storico

4) Racale continua ad essere quella città dove perfino la “rottura” della pietra principale del Dolmen passò inosservata e non destò un sentimento di vergogna

Turismo

Specie in prossimità delle elezioni si cerca di “acchiappare” consensi prospettando “serate di spettacolo” spacciate come strumento per incentivare il turismo.

Bisogna con chiarezza affermare che senza lo “sblocco” urbanistico delle zone destinate a insediamenti turistico alberghieri non si può parlare di turismo e che la procedura delle conferenze di servizio (oggi peraltro non più praticabile) ha prodotto in passato facili illusioni per qualche imprenditore che pensa che il turismo possa incrementarsi con la singola importante iniziativa.

I presupposti per puntare all’economia turistica sono:

1) La programmazione urbanistica delle aree per insediamenti turistico / alberghieri e delle aree destinate a parcheggio nelle attuali zone F speciali, a ridosso di via M. Polo

2) L’esproprio dell’area tra il parcheggio vicino alla Torre e la litoranea

3) La realizzazione di un area attrezzata per i camperisti (sarebbe fonte di entrata economica)

4) La realizzazione di strutture “movibili” per l’accesso al mare soprattutto ai diversamente abili

5) La realizzazione della rete idrica e della fognatura a Torre Suda                                     

 
 
 
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VENDESI CIVILTA'

NO, L'ASILO NIDO PROPRIO NO!!

NON NE PARLA LA MAGGIORANZA, NON NE PARLA L'OPPOSIZIONE, NON NE PARLA NESSUONO (SOTTOLINEAMO NES-SU-NO)

AMMINISTRATORI E ASPIRANTI TALI: VERGOGNA!

SI CHIUDE L'ASILO NIDO COMUNALE NEL SILENZIO E NELL'INDIFFERENZA DI UNA COMUNITA' PRIVA, ORMAI, DEI VALORI CIVILI FONDAMENTALI.

VENDERE L'ULTIMO E UNICO "GIOIELLO" DI FAMIGLIA NON E' UNA BUONA PRATICA AMMINISTRATIVA. E', INVECE, LA PROVA DEL FALLIMENTO AMMINISTRATIVO E FINANZIARIO DELL'ENTE PER RESPONSABILITA' DELLA DESTRA. E' IL FALLIMENTO SIA DELLA POLITICA DI MAGGIORANZA SIA DI QUELLA DI OPPOSIZIONE CONDIZIONATA DA TANTI ESTEMPORANEI "NEO-OPPOSITORI"; E' IL FALLIMENTO DELLA SOCIETA' CIVILE SEMPRE PIU' ATTRATTA DAL QUALUNQUISMO.

*nel post - PROPOSTE - alcune riflessioni 

 

Riflessione sulle politiche di bilancio di Racale

 
Le entrate derivanti da contravvenzioni, multe, sanzioni effettuate dalla polizia municipale sono irrisorie.

Le entrate derivanti dalla tassa di occupazione suolo pubblico, pubblicità, affissioni, cartellonistica ecc. sono modeste.

Occorre "fare impresa". Si propone:

  • - Il rinnovo della richiesta di istituzione della farmacia comunale (o anche rurale a T. Suda)
  • - La gestione diretta delle aree parcheggio

Occorre istituire la "tassa di scopo" come entrata vincolata per la realizzazione di opere pubbliche.

Occorre aumentare l'addizionale comunale IRPEF per le fasce di reddito oltre i 15.000 € annui.

Occorre premiare i virtuosi della raccolta differenziata.

Occorre rendere energeticamente autonomi gli edifici pubblici dotandoli di impianti fotovoltaici.

Occorre installare le telecamere di controllo semaforico.

Occorre diminuire incarichi e consulenze.

...e tante altre cose in materia di entrate e razionalizzazione della spesa

 

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Vendola pronto a sfidare Bersani Difende le primarie, scarica Grillo e attacca il Pd: «Non faremo mai un'alleanza anche con Fli»

Lo chiamano già «l'Obama bianco made in Terlizzì» e lui, Nichi Vendola, in quel ruolo sembra trovarsi veramente bene

I suoi lo acclamano. Gli gridano «sei bellissimo». In più di quattro mila sono accorsi al Tendastrisce di Roma per ascoltare entusiasti le parole di un uomo che, in più di un'ora e mezza di discorso, ha lanciato quella che ha tutta l'aria di essere una vera e propria Opa sul centrosinistra. Quando è salito sul palco ieri mattina è stato accolto dal rosso delle bandiere di Sinistra ecologia e libertà e lui, galvanizzato dallo spettacolo, si è sfogato. La voce gli si strozzava in gola per i troppi decibel e per l'emozione ma nonostante questo lui è andato avanto per la sua strada. Ha cercato di presentare il volto di una sinistra moderna che ha fatto tutti i conti con il passato.

 

 
 
 

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