RESPECT

TEMPI DURI, TEMPI BELLI


Cari amici miei post-comunisti, post-progressisti, post-democratici, anti-berlusconiani, anti-americani, sprattutto anti-patici. Le mie pre-visoni si stanno puntualmente avverando. Le difficoltà economiche bussano ormai anche alla porta di famiglie che fino all'altroieri si sentivano al sicuro, i lavoratori perdono il posto di lavoro, i compratori non comprano ed i venditori non vendono (più come prima), i negozi chiudono, le imprese chiudono, le banche chiudono, la nazione più forte del mondo ammette la sua debolezza, le nazioni più deboli del mondo se la ridono (solo perchè non sono in grado di comprendere quale catastrofe li travolgerà a breve, oppure perchè, già trovandosi ai piedi di Cristo, non temono disgrazie maggiori!), molti italiani vanno rapidamente comprendendo il misero destino che li attende. Meno Male! Mi pervade un senso di liberazione. Non vi sentivate anche voi ostaggi di un sistema sbagliato? Riporto quanto scritto ancora un mese fa nel suo editoriale da Mauro Tedeschini, direttore responsabile della rivista Quattroruote, circa la crisi nel settore dell'auto (che poi è uno dei settori trainanti dell'economia mondiale). Cito fedelmente: "il turbocapitalismo non ha fatto danni solo nelle banche e nella finanza, ma anche nel nostro mondo: l'idea che bisognasse ogni anno vendere e produrre sempre più macchine, ad ogni costo, ha ingolfato il mercato fino a creare una sorta di rigetto. E succede quel che si legge nell'insegna di certi negozi: per colpa di qualcuno, non si fa credito a nessuno". Parole sante. E' d'obbligo una precisazione. A quelli di loro sulle cui faccie sinistre credo ora di vedere comparire un ghigno di soddisfazione, preciso subito che la mia non vuole essere una critica al sistema capitalista, bensì al modo in cui la misera gente ha creduto di interpretare tale sistema. Mi spiego meglio. Chi di voi da bambino, da studente, da giovanotto insomma, ricorda di avere visto pubblicità di finanziamenti, insegne arrecanti scitte quali "Findomestic, Finconsumo, Finemiro, ecc.."? La risposta è nessuno, amici miei. In buona sostanza fino ad una ventina d'anni fa i ricchi erano ricchi (cioè con i soldi) ed i poveri erano poveri (cioè senza soldi). Le finanziarie non finanziavano la gente, tutt'al più erano le banche che prestavano i soldi. Che concedevano i mutui per il sacrosanto acquisto di una abitazione. Poi cosa è successo? Io credo che la risposta sia sotto gli occhi di tutti. La gente (povera) ha cominciato a richiedere finanziamenti dopo finanziamenti per cose diverse dal necessario (non ho ancora notizia di nessuno che abbia richiesto un prestito per sfamare la propria famiglia! E poi chi glielo concederebbe? Da uno ridotto alla canna del gas quale speranze ci sarebbero di riottenere soldi ed interessi?) tipo la seconda o terza auto di famiglia (più almeno un paio di scooter, s'intende!), le vacanze, telefonini (almeno tre a testa e con quattro sim card di diverse compagnie, per sfruttare le promozioni!), abbigliamento di grande marca e via dicendo. Ne ho le prove. Entrate nella casa del primo pezzente che vi capita a tiro, che ne sò di un lavoratore socialmente utile, di un operatore di call center, di un cassintegrato, di un disoccupato. In mezzo al nulla, a logorati mobili di terza categoria, a divani rattoppati e soprammobili di plastica, troverete un bel televisore LCD da 42" di ultimissima generazione. Probabile anche che nella scarpiera del figlio disoccupato del padre pezzente troverete anche un bel paio di Hogan o Cesare Paciotti. E via dicendo. La moglie pezzente spenderà decine e decine di euro la settimana per acconciature e manicure, lo stesso interessato non disdegnerà, per rendere più interessanti le sue domeniche, scommettere sulle partite di calcio o in sistemoni per il superenalotto! Morale della favola, amici miei, è che tanta gente vuole le cose che la sua condizione non gli consente. Non solo, le pretende. Quasi spettasse a tutti, per diritto, avere una vita agiata. E a forza di tirare, la corda si è spezzata. Io lo sapevo. Vedo già le faccie terrorizzate di tanti giovani morti di fame che non potranno più sfoggiare l'ultimo modello di video-fonino (ma veramente ci sono persone che guardano la televisione su un cellulare?). Che non potranno più spendere (d'altronde sono disoccupati, non guadagnano!) cento euro in discoteca il sabato sera (pastiglia di ecstasy inclusa), il viaggio a Ibiza d'estate e finanche l'abbonamento a SKY. Si suicideranno? Non credo. Si adegueranno. E ci adegueremo. Miracolo. Forse questa è la chance concessa alla nostra società di ritornare alle cose normali. A controllare il prezzo della benzina, a rinunciare al superfluo quando pregiudica il necessario, a chiederci se l'ipermercato è necessariamente meglio della bottega sotto casa, a conoscere la qualità degli alimenti, a verificare sempre la corrispondenza tra prezzo pagato e bene ottenuto (questa cosa vale i soldi che costa? Posso anche pagare una automobilina in metallo dieci euro, ma pretendo che non sia fatta in Cina!), a dire di no ai bambini qualche volta di più. Comunque, proprio la scorsa settimana sono entrato in una concessionaria Audi ed ho deciso che la mia prossima auto non potrà che essere una lussuosissima A4 Avant duemila turbo benzina. Perchè credo che noi abbiamo la possibilità di tornare ad essere migliori. Incomprensibilmente vostro, Gentleman_G