RESPECT

LACRIME DI COCCODRILLO


Benedetti amici miei, torno a scrivervi poche righe. Ma, prima ancora, fraternamente vi abbraccio. Dunque, a noi. Al di là dei fatti specifici, dalla cui citazione non posso prescindere, il seguente mio ragionamento diviene dalla amara constatazione che, ancora a disprezzo della comune intelligenza, troppi politici, giornalisti, intellettuali e presunti tali, usano pubblicamente ragionare, insegnare, spiegare, adottando due pesi e due misure. Pochi giorni fa il presidente Silvio BERLUSCONI ha disposto che i suoi legali querelassero i responsabili del quotidiano La Repubblica, ritenendo la condotta di quei giornalisti e di quell’editore, dall’affaire NOEMI in poi, costituente fattispecie di reato ai propri danni. Cioè il presidente Silvio BERLUSCONI, esercitando un diritto che è di ogni cittadino italiano, si è rivolto alla magistratura ordinaria. La quale magistratura ordinaria evidentemente non ha l’obbligo giuridico di tutelare i di lui interessi, ma quello di accertare la verità. Pertanto potrebbe anche succedere che la stessa magistratura ordinaria stabilisca come non sia stato commesso alcun reato ai danni del signor BERLUSCONI e come pertanto il giornale ed i giornalisti siano stati impropriamente querelati. Conseguenza ne sarebbe un bel risarcimento danni ed una pubblicità non indifferente per il quotidiano La Repubblica. Pertanto, se costoro ritengono di avere operato legalmente, onestamente e , verrebbe da dire, moralmente, cosa hanno da temere? Dovrebbero anzi gioire dell’iniziativa del presidente BERLUSCONI, pre-gustando la soddifazione della vittoria con tanto di spese ed onorari. Se invece ritengono di avere operato il-legalmente, dis-onestamente e, verrebbe da dire, im-moralmente, allora si che hanno ben da aspettarsi una sentenza di condanna. Bene, non ci resta che attendere le decisioni della magistratura. Oppure no? Possiamo essere sicuri che la decisione sarà imparziale e giusta? Sarà applicato il principio che la legge è uguale per tutti? Cioè, nel caso di una sentenza favorevole al signor BERLUSCONI, il direttore Ezio MAURO de La Repubblica si cospargerebbe il capo di cenere e si dimetterebbe? Se non lo facesse non avrebbe rispetto né dei giudici né dei lettori, io credo. Facendo così né più né meno di quello che secondo lui avrebbe fatto a suo tempo Silvio BERLUSCONI, rimanendo ancorato al potere a dispetto delle indagini giudiziarie, degli avvisi di garanzia, e fondamentalmente in spregio degli elettori. Ad ogni modo, cautela impone di aspettare gli eventi. Nel frattempo, una cosa è fondamentale chiarire. O la magistratura è giusta, onorevole, imparziale e meritevole di rispetto sempre, oppure non lo è mai.  Cioè fare il tifo per i magistrati quando seguono un certo tipo di indagini e delegittimarli quando ne seguono altre è disgustoso. Appunto, due pesi e due misure. Voi direte, ma BERLUSCONI lo ha fatto. BERLUSCONI ha delegittimato giudici e sentenze. Io vi risponderò che è vero e, se è per questo, talvolta l’ho anche approvato. Tuttavia, se lui ha sbagliato, ed io con lui, non è detto che dobbiate sbagliare anche voi. Ad ogni modo, chi in questa vicenda non riesce proprio a tenere la bocca chiusa è il buon Dario FRANCESCHINI. Definisce costui l’iniziativa di BERLUSCONI, cioè quella di esercitare un diritto fondamentale di ogni cittadino e nella opportuna sede giudiziaria, una “intimidazione senza precedenti” alla libertà di stampa e parla ripetutamente di “dittatura”. A parte il linguaggio estremo, che trovo sempre sgradevole ed inappropriato, mi pare che all’onorevole FRANCESCHINI sfuggano molte cose. Come, d’altronde, quella di essere già stato sostituito da Pierluigi BERSANI alla guida del Partito Democratico.  Neanche il tempo, amici carissimi, di riflettere su questi accadimenti, che un altro evento ruba la scena. La querelle tra Vittorio FELTRI e Dino BOFFO. Il primo direttore de Il Giornale, e l’altro direttore de l’Avvenire. Il quotidiano della famiglia BERLUSCONI contro il cattolicissimo giornale della CEI. In buona sostanza il direttore FELTRI attesta, adducendo e quindi pubblicando relativa documentazione (di stamattina la pubblicazione del Decreto di Condanna in originale, emesso dal Tribunale di Terni) che il cattolicissimo direttore BOFFO, già saggiamente distintosi per campagne moralizzatrici e di condanna delle immorali berlusconiane condotte, ha un precedente penale (condanna patteggiata, quindi con ammissione di responsabilità) per molestie nei confronti di una donna nell’ambito di un non meglio chiarito contesto di relazioni omosessuali. La condanna penale c’è. Esiste ed è vera. Senza alcun dubbio. Lo ha riferito la stessa magistratura. E questo è un fatto. Sul quale fatto Dino BOFFO ha, nei giorni scorsi, ripetutamente mentito. Tuttavia non posso non rilevare come Vittorio FELTRI sia andato a pubblicare delle vicende che riguardano la vita privata del direttore dell’Avvenire. E che non non penso debbano condizionare le opinioni legittime e le libere scelte politiche del direttore BOFFO. Verrebbe da dire che chi la fa l’aspetti. Ma non è questa la mia opinione. Io lo considero un gioco sporco. E’ lo stesso gioco messo in atto da La Repubblica qualche mese fa per mano di Ezio MAURO e D’AVANZO.  Quando, solo sulla base di una intervista (poi dallo stesso intervistato rinnegata, ritrattata, seguita da una pubblica lettera di scuse!) al giovane ex fidanzato di Noemi Letizia, fece passare quasi per pedofilo il Presidente del Consiglio. La situazione si è poi ripetuta con lo “scoop” sulla assidua frequentazione, sempre da parte del libidinoso BERLUSCONI, di escort giovani e meno giovani. E giù con i giudizi sulla moralità e sull’educazione dei figli. Tutti censori. Tutti improbabili bigotti. Tutti membri del consiglio dei saggi. Neanche fossimo in Iran. E che importa se anche BERLUSCONI ha dei figli. Che importa se i figli non hanno nessuna colpa. La guerra è guerra. Anche a colpi bassi. Ma quella è un’altra storia, giusto? Che vi dicevo, due pesi e due misure. In effetti, miei amati amici, bisognerebbe stare molto accorti quando si parla di moralità. Si entra in un campo minato. Chi può giudicare la moralità di chi? Un politico la moralità dell’altro politico? Figuriamoci. Un giornalista la moralità di un politico? Ma anche il giornalista ha una vita privata. E’ giusto che le sue scelte private (o passate?) pre-giudichino la sua attività di inchiesta? Un cardinale può giudicare la moralità di un politico? E’ morale che un cardinale vada in giro con una Mercedes da centomila euro? E’ morale che la Chiesa ancora oggi copra i numerosissimi atti di pedofilia ad opera di preti? Chiunque, amici miei, è attaccabile dal punto di vista della moralità. Chiunque ha sbagliato qualcosa nella vita. Chiunque ha un piccolo segreto. E poi chi lo dice che un politico, pur in privato facendo uso di droghe, non possa essere un eccellente amministratore? E un qualsiasi prete, pur concedendosi qualche bottiglia di champagne, non possa essere un giusto pastore per i propri fedeli? Chi lo dice che un padre, ancorchè puttaniere, non possa essere per suo figlio il migliore padre al mondo? E un magistrato che d’estate vada a travestirsi da drug-queen ad Ibiza, un ottimo magistrato? E chi lo dice che un giornalista non possa dire cose sagge, anorchè nel suo passato ci siano luci ed ombre? Meditate gente… Meditate…     Moralmente vostro, Gentleman_G