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Post n°42 pubblicato il 07 Ottobre 2013 da msaitalia
Immaginate di trovarvi in mezzo alle rovine di una città che è stata appena attaccata e distrutta. Camminate per la città e ovunque guardate vedete solo morte e distruzione. Immaginate che sia la vostra città, quella dove avete passato gran parte della vostra vita, quella dove avete la maggior parte degli amici più cari, i vostri parenti, il vostro lavoro. Immaginate di essere stato a conoscenza di informazioni riservate che avrebbero potuto evitare quella strage e di averle comunicate alle autorità della vostra città senza che nessuno vi abbia dato ascolto. Leggendo il libro delle lamentazioni ci si cala in una situazione simile. Il probabile autore del libro, Geremia, aveva profetizzato per decenni a Gerusalemme nel tentativo di convincere i re e gli altri capi del popolo a sottomettersi a Dio, accettando la sottomissione al re di Babilonia per aver salva la vita. In quegli anni in cui già molti Giudei erano stati deportati a Babilonia, nessuno aveva creduto alle parole di Geremia, nessuno pensava che Gerusalemme sarebbe stata davvero distrutta. Avevano disprezzato Geremia e il suo messaggio e ora Gerusalemme era stata annientata e il suo tempio distrutto. Nel libro delle Lamentazioni, Geremia riporta il suo pianto sulla città di Gerusalemme, probabilmente subito dopo la caduta della città nel 586 a.c. In questo passaggio specifico, il profeta ricorda il suo vano lavoro a Gerusalemme che non aveva sortito alcun effetto benefico. Tutti i sacrifici fatti per anni e anni sembravano non essere serviti a nulla. In alcuni momenti era arrivato a disperare, a perdere la fiducia nel Signore. D’altra parte provate voi a svolgere un ministero profetico per più di quarant’anni senza alcun risultato. Tutta quella sofferenza, tutte quelle ingiurie, tutto quel dolore, per poi vedere che tutto il vostro lavoro non è servito a nulla… Ma lì, in mezzo alle rovine, un pensiero affiorò alla mente di Geremia: “Il Signore è la mia parte! Non tutto è perduto!” Improvvisamente si rese conto che anche se Gerusalemme era in rovina, Dio era con Lui. Geremia tornò a sperare ricordandosi che Dio è compassionevole ed è fedele, leale al Patto fatto con Israele. Il profeta si rese conto che, in mezzo a tanta desolazione, Dio stesso era la sua parte, la sua eredità, tutto ciò che gli rimaneva, e in lui ripose quindi tutta la sua speranza! Ricordati che ogni giorno puoi contare sulla compassione e sulla fedeltà di Dio. Forse ti trovi in mezzo alle rovine, sei sfiduciato, non vedi una via d’uscita ai tuoi problemi. Non perdere la speranza: non è finita. Quando sembra che tu non abbia più niente, ricordati che ti rimane il Signore. Se il Signore è la tua parte, a dispetto di un presente che ti angoscia, hai tutto ciò di cui hai bisogno per un futuro radioso. |
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