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Post n°52 pubblicato il 23 Novembre 2013 da msaitalia
Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: (Ecclesiaste 12:13-14 – La bibbia) Il libro dell’Ecclesiaste (conosciuto anche come Qoelet, suo nome originale ebraico) è conosciuto per il ritornello “Vanità delle vanità, tutto è vanita” che si ripete in modo martellante soprattutto nella prima parte del libro. Tutte le cose sembrano avere una nullità di fondo e tutte le attività umane sembrano avere un esito incerto dipendente dal tempo e dalle circostanze. Ricordo un ragazzo che una volta mi raccontò di aver cominciato a leggere il libro ma decise di fermarsi dopo pochi capitoli perché si sentiva scoraggiato dal contenuto del libro! Io gli dissi: “Bene! Vuol dire che sta facendo il suo giusto effetto. Vai avanti!” Perché risposi in quel modo? Perché l’Ecclesiaste è un libro che demolisce le nostre certezze, le nostre illusioni, ci fa vedere che la nostra visione del mondo è limitata e che se togliamo Dio dalla nostra vita, essa finirà per non avere alcun senso. L’uomo nasce, cresce, e la sua bella gioventù se ne va in un attimo. Subentra la vecchiaia dove iniziano numerosi problemi che, inevitabilmente, lo condurranno verso la morte. Tutto ciò che fa va nell’oblìo, tutte le ricchezze che mette da parte finiscono in mano a persone che possono sperperarle in un attimo. Che senso ha tutta la sua fatica sotto il sole? Ma proprio demolendo le nostre certezze, l’Ecclesiaste pone la base per invitarci ad avere un modo diverso di guardare il mondo e di guardare la nostra stessa vita. Quando quel giovane finì di leggere il libro riconobbe che avevo ragione. Infatti i versi che ho riportato oggi costituiscono proprio l’epilogo del libro in cui l’Ecclesiaste ci fa comprendere che la vita dell’uomo trova un senso solo nell’ubbidienza e nel timore di Dio! Questo è il tutto per l’uomo, anzi, letteralmente nella lingua ebraica, è tutto l’uomo. Ovvero l’uomo, creato ad immagine di Dio, senza un rapporto con il suo Creatore non è nulla, la sua vita è vana. Piacere a Dio deve essere la preoccupazione dell’uomo, null’altro. L’uomo è questo. Il resto è contorno. Infatti il libro conclude mettendo l’uomo di fronte ad una certezza: renderà conto di tutto il suo operato al creatore, sia bene, sia male. L’uomo può spendere la sua vita come vuole ma, se accoglie l’invito dell’Ecclesiaste a riflettere, si rende conto che la vita trova un senso solo in Dio. L’esistenza vissuta nel timore di Dio è tutto l’uomo. |
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