RIN.TOCCHI MENTALI

1.2014


 
Non odio il Natale, non odio il Capodanno,ma mi sento estranea allo sproposito di auguri che sembra obbligatorio scambiarsi in questo periodo.  Il 31 dicembre sembra una scadenza fissa, in cui si fa un consuntivo ed il preventivo per una nuova gestione. Forse non sono adatta a fare di me una buona azienda, se è così  che ne funziona l’amministrazione.Apparirò cinica, ma le  mie fortune e sfortune non sono dipese dagli  auguri ricevuti o mancati. Che senso avrebbe continuare nello standard di messaggi fotocopia, da anni a questa parte, in cui ci si augura serenità, gioia, felicità… quando ciò che  ci sarebbe da scrivere - uscendo da posizioni personali di ‘vantaggio’ e immergendosi nella realtà che ci contorna - sarebbe soltanto il fedele diario di una crisi infinita in ogni aspetto: sociale, economico e umano?A queste condizioni l’unico augurio che posso fare a me e agli altri è  di avere ogni giorno la capacità di fare i conti con se stessi, con  il coraggio di reagire ad ogni situazione, cambiare rotta quando necessario, rinnovando ciò che ne ha bisogno, con giorni da dedicare al riposo  dopo ubriacature  di vita intensa.Tutto questo non necessita di un periodo o un giorno particolare, perché negli altri 364 giorni non abbiamo davvero un solo motivo per rinunciare o arrogarci  il diritto di dimenticare di fare avere un nostro pensiero ad una persona a cui teniamo, di dirle che ci siamo e che vogliamo per lei solo il meglio possibile. Grazie a chi mi ha fatto i suoi auguri sinceri, alle persone che mi hanno stretto e che ho stretto con affetto, a chi mi ha risparmiato ipocrisia.® t M