CHIACCHERE FRA AMICI

Sembrano barzellette, eppure non lo sono


Cari amici, a volte la cronaca ci regalaavvenimenti simili a barzellette, che cifanno sorridereJacob Philadelphia, di 5 anni chiede al presidente Obama: " Vorrei sapere se i miei capelli sono come i tuoi " 
Il bambino in questione si chiama Jacob Philadelphia, ha 5 anni ed è di Columbia, in Maryland. Quando suo padre Carlton, un ex marine, lascia lo staff della Casa Bianca, come è usanza, chiede al presidente di fare una foto ricordo con la sua famiglia. Ed è in quella occasione che il piccolo Jacob si trova al cospetto dell'uomo più potente del mondo. La madre Roseane ha raccontato che il bambino aveva espresso il desiderio di porre una domanda al presidente senza però rivelare il contenuto del quesito. Così, una volta entrati nello Studio Ovale, i genitori chiedono al presidente se Jacob può porre la sua domanda. «Vorrei sapere se i miei capelli sono come i tuoi», dice il bimbo a Obama con una voce così bassa che il presidente gli chiede di ripetere. Poi la risposta: «Scoprilo da te, perché non li tocchi?» e abbassa la testa in modo che Jacob possa verificare con mano.Il bambino si avvicina ai capelli del presidente, «Quindi?» gli chiese Obama. «Sì, sono proprio uguali», risponde Jacob. Spiega il capofamiglia: «È importante per i bambini vedere che un uomo nero può diventare presidente, li fa diventare più fiduciosi nelle loro possibilità». Il piccolo Jacob (che oggi ha 8 anni) però oggi è sicuro: da grande non vuole fare il presidente. «Ma il pilota collaudatore».
Marinare la scuola per vedere il presidente degli Stati Uniti. Non solo si può fare ma è anche un atto degno di nota, almeno a giudicare da quello che è successo al giovane Tyler Sullivan, capelli biondi, viso d'angelo e undici anni portati con grinta. Il ragazzino venerdì scorso ha convinto il padre, un veterano della marina che ora fa l'elettricista, a portarlo allo stabilimento della Honeywell, nei pressi di Minneapolis, in Minnesota, per ascoltare dal vivo il presidente Obama che parlava della necessità di creare posti di lavoro per i reduci delle guerre in Afghanistan e Iraq. «Ero seduto in prima fila-ha raccontato poi alla stampa-ed ero molto eccitato ». Ma il bello doveva ancora arrivare. Dopo aver finito di parlare il presidente è sceso tra la folla e si è ritrovato davanti il piccolo Tyler che si è fatto coraggio e si è lanciato: «Gli ho stretto la mano e gli ho detto: "Ciao presidente". Lui ha cominciato a farmi un sacco di domande e poi mi ha chiesto: "Ma non dovresti essere a scuola?"». Tyler ha annuito con il viso serio temendo una lavata di capo. Un pensiero che, invece, non ha nemmeno sfiorato il capo della Casa Bianca. Al contrario. «Come si chiama il tuo maestro?», ha chiesto il presidente al bambino allibito. «Signor Ackerman», ha sussurrato lui. A quel punto l'uomo più potente d'America ha tirato fuori un foglio con tanto di sigillo presidenziale ed ha scritto di getto una bella giustificazione: «Caro signor Ackerman, la prego di scusare Tyler. Era con me». Firmato Barack Obama. «Non credevo ai miei occhi-ha raccontato poi il ragazzino al programma della Abc Good Morning America -, ho pensato "ma davvero, davvero?". Avrei voluto precipitarmi a scuola per vantarmi e dire "guardate cos'ho!!!"». La notizia in poche ore ha fatto il giro del mondo e Tyler è diventato una star del web. Ora bisogna vedere come reagirà il maestro della scuola di Rochester. «Domani (oggi per chi legge, ndr), andrò lì e gliela mostrerò! Gli dirò: ecco perché non sono venuto!». Chissà se il signor Ackerman da buon insegnante non giudicherà diseducativo il gesto del presidente che, peraltro, ha anche un precedente. Nel 2009 Kennedy Corpus, un'alunna di quarta elementare, ha saltato il suo ultimo giorno di scuola per assistere ad un incontro in Wisconsin nel quale il padre era stato scelto per fare una domanda al presidente. Il genitore aveva spiegato la situazione della figlia a Obama, che scrisse una giustificazione simile a quella dello studente del Minnesota. Ora speriamo che orde di ragazzini non si preparino a marinare la scuola contando su un autografo del presidente. I dirigenti scolastici e i genitori di sicuro non gradirebbero.Hanno ordinato aragoste in ristorante per 500 euro. Non per mangiarle, però, ma per liberarle in mare. Protagonista del curioso episodio una coppia di turisti ...
OLBIA - Hanno ordinato aragoste in ristorante per 500 euro. Non per mangiarle, però, ma per liberarle in mare. Protagonista del curioso episodio, avvenuto in ristorante della Costa Smeralda, una coppia di turisti tedeschi in vacanza in Sardegna. Come ha riportato ieri il quotidiano L'Unione Sarda, moglie e marito si sono recati al «Mama Latina», a Cala di Volpe, località non distante da Porto Cervo, per una cenetta romantica che si è conclusa, appunto, con l'insolita richiesta di comprare le aragoste ancora vive per poterle liberare in mare. È stata la donna - come raccontano al quotidiano sardo il proprietario e lo chef del ristorante - dopo aver ammirato i crostacei vivi esposti nella vetrina del locale, a suggerire al marito di comprarli e rimetterli in mare. Qualcuno ha provato a far cambiare idea ai turisti, spiegando loro che probabilmente, nonostante le buone intenzioni, le aragoste non sarebbero sopravvissute o sarebbero comunque state ripescate subito. Sta di fatto che alla fine la coppia tedesca è riuscita nel suo intento: ha sborsato 500 euro per acquistare i crostacei e se li è fatti sistemare in un apposito contenitore per il trasporto ed è tornata in albergo felice e contenta.