CHIACCHERE FRA AMICI

Attimi di riflessione e di sane risaate


Allarme per l' incendio Un notte scoppiò un incendio nel villaggio in cui obliava Kichiyomu. L'uomo indossò il kimono, si lavò il viso e. lemme lemme, andò ad avvertire il capo villaggio: «Signore, scusate, è scoppiato un incendio. Signore, ci sarebbe un incendio», diceva con calma e gentilezza. Ma il tono di voce era troppo basso e il capo villaggio non aprì neanche un occhio. Poco dopo si svegliò la moglie temendo un bisbiglio alla porta, andò a vedere chi fosse. Trovò Kichiyomu che. senza perdersi d' animo, Signore, ci sarebbe un incendio ". La donna allarmata, svegliò subito il marito. L' uomo si agitò come un forsennato e in gran fretta si diresse verso il luogo dell' incendio. Quando arrivò il fuoco era ormai spento e i funzionari lo rimproverarono per essere intervenuto così tardi. Lui si scusò in tutti i modi, ma tornato a casa convocò Kichiyomu e gli fece una bella ramanzina: " insomma kichiyomu, non devi usarmi tanti riguardi quando c'è un incendio. Se succede qualcosa di grave nel villaggio, devi affrettarti a venire a bussare alla mia porta e chiamarmi a voce alta". " Va ben, ho capito ", disse Kichiyomu e andò via. Qualche tempo dopo, nel cuore della notte, Kichiyomu arrivò di corsa ansimando alla porta del capo villaggio. Brandendo un pesante bastone che aveva portato con sé, cominciò a colpire ovunque, con botte da orbi, finestre e scorrevoli di legno, spaccando tutto. Infine, urlando a squarciagola, prese di mira i pilastri: Signore, un incendio enorme! Un incendio, un incendio!». Il capo villaggio saltò dal letto: «Kichiyomu ho capito". Smettila con il bastone, mi stai distruggendo la casa. Piuttosto. dov è l'incendio?», chiese sconvolto. Kichiyomu allora con aria innocente: " Signore, va bene se vi sveglio così la prossima volta che ci sarà un incendio?». Da una novella giapponese Giorno DI MERCATO E IL CAIRONella capitale d'Egitto c'erano tre negozi si uno accanto all'altro, che si aprivano su una piazza della città e vendevano più o meno le stesse cianfrusaglie. Quello di sinistra apparteneva a un palestinese, quello al centro a un ebreo, quel destra a un egiziano. Gli affari non andavano molto bene e ognuno di loro pensava come poter migliorare. Una mattina arrivò il palestinese affisse sulla porta del proprio negozio un cartello con la scritta: "SALDI". Arrivò l'egiziano, lesse e appese sulla propria porta un cartello a caratteri più grandi: "SALDI ECCEZIONALI". Da ultimo arrivò l'ebreo, esaminò la situazione e scrisse sulla propria porta: "ENTRATA PRINCIPALE " La camicia della felicità C'era una volta un re malato di malinconia: diceva d'avere già i piedi nella fossa, chiedeva aiuto, e prometteva metà del suo regno a chi gli avesse portato la felicità. Tutti i cortigiani erano in riunione notte e giorno, ma il rimedio non riuscivano a trovarlo. Fu chiamato anche il Vecchio della Montagna, il quale dichiarò: «Trovate un uomo felice. Toglietegli la camicia, infilatela al re, e il re troverà subito la felicità». Immediatamente partirono cercatori per ogni parte del regno. Fu suonata la tromba nelle città, nei paesi e nei villaggi, ma gli esseri felici non si fecero innanzi. Chi era povero in canna e soffriva d'astinenza, chi era ricco e sospirava per mal di denti o mal di ventre, chi aveva la moglie bisbetica e la suocera in convulsione, chi la stalla appestata, chi il pollaio in rovina... I cercatori tornarono tutti alla Corte, avviliti e delusi. Una sera il figlio del re uscì a passeggio e, davanti ad una capanna, che aveva il tetto di foglie e di fango, udì una voce sommessa: «Ti ringrazio, buon Dio! Ho lavorato, ho sudato, ho mangiato di buon appetito, ed ora mi riposerò tranquillo su questo letto di foglie. Grazie. Sono proprio felice!». Felice? Dunque c'era un uomo felice! Il giovane principe volò a palazzo. Chiamò le guardie e ordinò di andare a prendere immediatamente la camicia di quell'uomo felice. «Dategli quanto denaro vuole... Fatelo barone, conte, duca... principe, ma ceda la sua camicia». Corsero le guardie alla povera capanna. Offrirono al boscaiolo una fortuna. Macché! L'uomo felice era così povero che... non aveva neanche la camicia.(Da una novella di Lev Tolstoj) A quale regno apparteniamoUn parroco in visita ai bambini delle elementari della sua parrocchia prova ad interrogare una bambina che tiene un fiorellino in mano: «A quale regno appartiene questo fiore?». E la bambina pronta: «Al regno vegetale». Poi, indicando la collanina che la bambina porta al collo, domanda: «E questa?». «Al regno minerale». «E io a quale regno appartengo?», chiede ancora il parroco. Imbarazzo della bambina che non ha il coraggio di dire che il parroco appartiene al regno animale. Allora risponde con un fil di voce: «Al Regno di Dio».