CHIACCHERE FRA AMICI

In giro per l' Italia..nei borghi dal nome inconsueto


Qualche mese fa, in televisione e sui giornali un noto gruppo di assicurazioni, cita alcune località italiane..dal nome in apparenza strano e che tutto farebbe pensare, tranne al nome di un centro abitato.Il primo è Salve in provincia di lecce
Salve è una città italiana di 4.707 abitanti della provincia di Lecce in Puglia.Situato nel versante ionico del basso Salento, a 61 km dal capoluogo provinciale, comprende anche la frazione di Ruggiano e le marine di Pescoluse, Torre Pali, Posto Vecchio e Lido Marini. Il litorale di Salve è dal 2009 BaIl territorio del comune di Salve, che si estende per 32,8 km², è situato nel basso Salento lungo la costa ionica del Capo di Leuca. Il centro abitato sorge sui modesti rilievi delle Serre Salentine a 130 m s.l.m.; il territorio comunale è compreso tra gli 0 e i 165 m s.l.m. L'entroterra salvese è caratterizzato da lievi ondulamenti tra i quali si apre il Canale dei Fani, un ampio canalone di origine erosiva. Le sponde del canale presentano un sistema di terrazzamenti coltivati ad ulivi, sebbene siano presenti lembi sparsi di macchia mediterranea a prevalenza di lentisco, fillirea e mirto; il corso d'acqua, alimentato da affioramenti e piccole sorgenti di acque sotterranee, è percepibile nella presenza di una striscia più o meno continua di canneto a cannuccia di palude e di rari esemplari di agnocasto. La fascia costiera, un tempo zona paludosa, fu completamente bonificata negli anni trenta del Novecento attraverso la creazione di canali e bacini artificiali. Il litorale, dai bassi fondali dalle cui acque emergono piccoli scogli come l'isolotto della Fanciulla, presenta una distesa di sabbia bianca e finissima circondato da dune ricoperte da varie specie vegetali della famiglia delle acacie, da piante graminacee e, soprattutto, dai caratteristici gigli marini.Confina a nord con i comuni di Presicce e Alessano, a sud e ad est con il comune di Morciano di Leuca, a sud con il Mare Ionio, a ovest con il comune di Ugento.Bandiera BluI primi insediamenti umani nel territorio di Salve risalgono a circa 60.000 anni fa. Lo testimoniano i rinvenimenti di raschiatoi, limace, punte e frammenti ossei di Grotta Montani. Il villaggio messapico della "Chiusa" presso la Masseria del Fano, oggetto di una campagna di scavi da parte di un'equipe di archeologi australiani dell'Università di Sydney, fu abitato dal 1440 a.C. al 470 a.C., mentre quello protoappenninico di Spigolizzi, situato nei pressi delle masserie "Spigolizzi" e "Profichi" risale al periodo del Bronzo Medio (XVI-XV sec. a.C.). La citta' di Salve fu fondata, secondo la leggenda, dal centurione romano Salvius nel 267 a.C. Successivamente si ingrandi' in seguito alla distruzione di due antichi casali che sorgevano nelle immediate vicinanze.Nel XV sec per difendersi dagli attacchi dei Turchi, i salvesi costruirono un piccolo ma ben munito Fortilizio, grazie al quale resistettero valorosamente agli assalti dei corsari barbareschi.E' in questo periodo che le autorita' spagnole decisero di iniziare la costruzione delle torri costiere. Quella posta in territorio di Salve, la Torre dei Pali, fu ultimata nel 1563.Costruita su uno scoglio isolato, circondato dall'acqua, ad una ventina di metri dalla riva, questa torre era unita alla terraferma da uno stretto ponte in muratura.Nel 1628 i Salvesi acquistarono un organo per la Chiesa. Opera dei maestri Giovan Battista Olgiati da Como e Tommaso Mauro da Muro, l'organo, oggi perfettamente funzionante, orgoglio e vanto dell'intera comunita', risulta essere il piu' antico di Puglia e tra i piu' antichi d'Italia.Oggi, dopo la bonifica delle paludi del nostro litorale costiero avviata negli anni '30, la principale attrattiva del territorio di Salve sono divenute le sue spiagge: Pescoluse, Posto Vecchio, Torre Pali e Lido Marini, caratterizzate da acque limpide e spiagge di sabbia dorata.Organo Olgiati-MauroIn uno scenario di luci e colori, tra altari di stile barocco, sotto le volte decorate con pregevoli stucchi settecenteshi, campeggia nella Chiesa Parrocchiale di Salve il monumentale storico organo, costruito nel 1628 e restaurato nel 1978 con la consulenza tecnico-artistica del M° Prof. Luigi Celeghin, titolare della cattedra d'Organo al Conservatorio "S. Cecilia" di Roma. La paternità di questo strumento si deduce da una scritta incisa a mano con stilo sulla canna maggiore di facciata: "1628 - Giovane Batista Olgiati di Como con Tomaso Mauro di Muro". L'Organo, di sicura ispirazione lombarda ed in particolare antegnatiana (divisione in 5 scomparti della facciata, con la collocazione in alto dei cosiddetti "organetti morti") ha compiuto 385 anni di vita, senza aver subito sostanziali modifiche. Dall'esame di alcune canne è stato possibile dedurre anche un tipo di temperamento in vigore nel '600. Questo gioiello d'arte organaria, risultato tra i 4 più importanti d'Europa, tra i più antichi d'Italia, e sicuramente il più antico di Puglia, che per oltre tre secoli e mezzo ha sostenuto il canto di tante generazioni di salvesi ed ha varcato i confini della Chiesa e della Città di Salve dacchè nelle varie stagioni concertistiche ha visto alternarsi alla sua tastiera numerosi organisti, anche di fama internazionale, rimane a testimonianza di un'arte e di una cultura che era e deve essere, nella sua più schietta autenticità, orgoglio di noi tutti.IL TESORETTO DI SALVE Il tesoretto di Salve fu rinvenuto fortuitamente nel giugno o luglio 1930 a Salve, in provincia di Lecce, nel fondo "Fano". L'allestimento espositivo, che ora si presenta nella cornice del Palazzo Ramirez, nasce dal desiderio, profondamente sentito da tutti i cittadini salvesi, che una parte del proprio patrimonio storico, piccola se si vuole, ma di così grande pregio e importanza ai fini della conoscenza della propria storia, potesse essere goduta dai cittadini di quella terra che per tanti secoli l'aveva custodita.Non si è pertanto inteso semplicemente esporre dei reperti monetali, ma piuttosto trasformare questa mostra in un'occasione di riflessione sulla storia - economica e non solo - di Salve e del suo territorio, attraverso un percorso che da una parte segue l'intero dipanarsi delle sue vicende storiche, dall'altra propone al pubblico, attraverso una serie di pannelli ricchi di immagine e dai testi agili e di facile comprensione, le molteplici chiavi di lettura che al materiale numismatico possiamo applicare.L'esposizione prende le mosse da un rapido excursus sulla storia della moneta dalle origini sino ai nostri giorni, quindi sulla fisionomia della moneta circolante nel territorio, sulle tecniche di produzione della moneta nell'antichità, sino al tentativo di far "rivivere" la moneta antica offrendo un'esemplificazione dei prezzi di alcuni prodotti e servizi in vari momenti dell'antichità. Al termine del percorso, il visitatore sarà invitato ad ammirare le monete costituenti il tesoretto: egli non si troverà però dinanzi ai reperti originali (tuttora custoditi presso il Medagliere del Museo Nazionale di Taranto), ma a delle perfette riproduzioni, che le moderne tecnologie ci hanno consentito di sostituire ai reperti originali, permettendo di farli ammirare nella loro bellezza senza l'assillo della protezione contro i rischi di furto, e di poter vedere contemporaneamente le due facce della moneta, cosa che nel caso degli originali risulterebbe di più complessa attuazione.Il tesoretto di Salve è composto da 68 monete d'argento: 31 stateri di alcune delle principali città della Magna Grecia (attuale Italia meridionale), 35 "pegasi" battuti da alcune zecche dell'Acarnania (oggi nella Grecia nord-occidentale) e uno coniato da una città della Magna Grecia, 1 quadrigato battuto da Roma. Gli esemplari coprono un arco cronologico che va dalla seconda metà del VI sec. a.C. circa, fino alla fine del III secolo a.C. circa; la data di occultamento si deve porre negli ultimi decenni del III secolo a.C.La MASSERRIA DI SANTU LASIla Masseria di Santu Lasi è stata di recente dichiarata "bene di interesse culturale particolarmente importante", trattandosi - come si legge nel decreto ministeriale di vincolo - "di una delle masserie fortificate dell'Estremo Capo di Leuca che testimonia, attraverso le sue stratificazioni architettoniche, le diverse vicende dell'utilizzo di un territorio produttivo sottoposto, per secoli, ai rischi di aggressioni e invasioni dal mare, ma che ha conosciuto, anche, un'altrettanto costante resistenza da parte degli uomini che l'hanno abitata". La masseria e la cappella, insieme al paesaggio rurale circostante fatto di "forme, colori, prospettive, oliveti, pajare e muri a secco", occupano una porzione di territorio dove un tempo sorgeva l'antico casale di San Biagio e costituiscono per la nostra comunità - e non solo - un bene prezioso che merita di essere tutelato e valorizzato. MASSERIA "SANTU LASI" (SAN BIAGIO):La masseria occupa il punto più elevato dell'estrema propaggine delle serre salentine - 102 metri sul livello del mare - ed è ubicata in una posizione intermedia fra la costa ionica e l'abitato di Salve. Dal un vialetto si accede in un primo recinto con alti muri a secco, alcune mangiatoie ricavate nello spessore murario, una rientranza per il ricovero del calesse; la vegetazione è costituita da mandorli, fichi d'India, melograni e piante aromatiche. In asse con il viale è il palmento, coperto con tetto a doppio spiovente; all'interno, lungo una parete, sono i resti di un apiario. Attraversato questo primo recinto si perviene nel cortile sul quale prospetta la masseria vera e propria. Perfettamente orientata secondo i punti cardinali, occupa uno dei lati dello spazio di forma pressoché quadrata sul quale si affaccia anche una piccola torre cilindrica. Al centro è una cisterna, rialzata rispetto al piano di calpestìo, il cui orientamento differisce di poco rispetto a quello dei muri di recinzione. Il fabbricato della masseria, in tufo e pietrame, databile al secolo XVI con aggiunte del XVIII, occupa un lato della corte; è a due piani con caditoie in corrispondenza degli ingressi. Al pianterreno due arcate, precedute da colonne in pietra destinate a un pergolato, sostengono un balcone continuo al quale si perviene mediante una scala esterna che occupa un altro lato della corte e che, ramificandosi, consente di raggiungere anche il primo piano della torre colombaia.Il piano inferiore era in origine destinato al massaro e alle funzioni produttive, quello superiore a residenza stagionale del proprietario. I due ambienti a pianterreno, entrambi voltati a botte al pari di quelli superiori - presentano una originale pavimentazione in pietrame, nicchie scavate nella muratura, un camino con mensole, un angolo per la lavorazione del formaggio. Il primo piano ripropone l'impianto planimetrico del pianterreno e ha una pavimentazione in battuto, un camino di fattura più raffinata, nicchie e finestre che si aprono su ampie visuali: da un lato verso il mare, dall'altro verso la campagna, i comuni limitrofi e la cappella di Santu Lasi. Una scala a una sola rampa dà accesso al terrazzo sul quale è un monolite a terminazione piramidale, punto di riferimento trigonometrico e ora satellitare.La torre cilindrica (1577), in uno degli angoli del recinto, presenta in alto una fascia di archetti che si alternano a mensole con decorazioni a motivi geometrici. L'ambiente a pianterreno, di forma pressoché rettangolare, è a botte; quello al piano superiore, circolare, ha una copertura cupoliforme. La torre ha assolto nel tempo a varie funzioni: torre colombaia e torre di difesa. La prima destinazione è denunciata dalla presenza all'interno di tufi disposti in modo da consentire l'alloggiamento dei colombi; la seconda da tracce di una caditoia sul versante che guarda il cortile. Su un altro lato del recinto è un ambiente adibito in origine a mangiatoia, con pavimentazione a "chianche" di differenti forme e dimensioni, tetto a una falda con copertura a tegole. Sul retro della masseria sono altri ambienti destinati al ricovero degli animali con mangiatoie, una "porticina" per l'ingresso delle pecore, un forno. La muratura è costituita da pietrame a secco rafforzato da colonnine di tufo. Tutt'intorno sono vari recinti destinati al gregge e un frutteto, nel quale è un monolite; un vialetto bordato da grandi pietre si conclude con una cisterna nella quale confluiscono le acque del "chiancaro", segnato da canali. In un terreno adiacente, accanto a una pajara, in un punto del Basso Salento particolarmente ventilato, sono due aie di forma circolare: una scavata nella roccia; l'altra posta su un terrapieno artificiale.Con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali del 12 maggio 2008 la Masseria Santu Lasi è stata dichiarata "bene di interesse culturale particolarmente importante".