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Post n°712 pubblicato il 11 Ottobre 2013 da giramondo595

La tappa di oggi è la Chiesa di Orsanmichele. Qui ci aspetta la nostra amica Franca ( Vulnerabile 1 ) che ci guida alla visita della chiesa

  

La chiesa di Orsanmichele, detta anticamente anche di San Michele in Orto, si trova a Firenze ed era una loggia costruita in origine per il mercato delle granaglie, in seguito trasformata in chiesa delle Arti, le antiche corporazioni fiorentine.
Sul luogo, in via de' Calzaiuoli a metà strada tra il duomo di Santa Maria del Fiore e Palazzo Vecchio esisteva un monastero femminile con vasti terreni ad orto, nel quale un primitivo oratorio fu sostituito intorno alla metà dell'VIII secolo dalla piccola chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, chiamata San Michele in Orto, da cui derivò il nome di "Orsanmichele".
La chiesa fu demolita intorno al 1240 per far posto ad una loggia destinata a mercato delle granaglie. Una prima loggia venne eretta ad opera probabilmente di Arnolfo di Cambio nel 1290. Su uno dei pilastri si trovava un dipinto, forse ad affresco, di una Madonna del Popolo, ritenuta miracolosa e oggetto di grande devozione popolare. Del culto e della gestione delle donazioni e elargizioni ex voto si occupava la compagnia dei Laudesi. La loggia fu gravemente danneggiata da un incendio il 10 luglio 1304; ricostruita tra il 1337 e il 1350 da Simone Talenti, Neri di Fioravante e Benci di Cione, ebbe la forma attuale, di maggiori dimensioni e a pianta rettangolare.
Il 26 luglio 1343, giorno di Sant'Anna, venne cacciato con una sollevazione popolare il despotico Duca d'Atene Gualtieri VI di Brienne, da cui derivò la dedicazione a Sant'Anna di un altare della chiesa.
Nel 1347 Bernardo Daddi dipinse la Madonna delle Grazie che andò a sostituire l'antica immagine venerata, andata distrutta nell'incendio. I lavori si interruppero nel 1349 per la crisi innescata dalla peste nera, venendo ripresi tra il 1360 e il 1366, quando si arrivò oltre la cornice del parapetto del primo piano. Nello stesso periodo si decise di tamponare le arcate al primo piano e allontanare il mercato per creare la chiesa. Nel 1359 l'Orcagna firmava il tabernacolo marmoreo per l'immagine mariana all'interno. Nel 1380 resta la notizia di una fornitura di marmo bianco di Carrara per le bifore ai piani superiori. Nel 1386 il legnaiolo Bartolo di Dino è incaricato di provvedere alle capriate per la copertura della fabbrica. In quell'occasione Franco Sacchetti fece rispolverare una serie di formelle con figure di mezzi apostoli della scuola di Giovanni Pisano (di Giuvanni di Balduccio) e porre in posizione d'onore nelle arcate tamponate.
Nel frattempo, dal 1339, l'arte della Seta aveva chiesto al Comune il permesso per eseguire una serie di tabernacolo con le statue dei santi protettori delle Arti, cosa che venne accolta solo nel 1404, nonostante alcune Arti avessero già fatto approntare alcune statue. Venne allora stabilito quali arti avevano il privilegio di uno dei quattordici tabernacoli, la cui decorazione doveva avvenire entro dieci anni pena la perdita del diritto a favore di un'altra Arte. In realtà i tempi furono spesso più lunghi. Ne nacque così uno straordinario ciclo scultoreo dei più grandi artisti fiorentini soprattutto del Quattrocento (Nanni di Banco, Donatello, Brunelleschi, Verrocchio, Ghiberti e altri), che composero uno straordinario compendio del passaggio dalle forme tardogotiche a quelle pienamente rinascimentali.
L'edificio era sede della potente confraternita della Madonna di San Michele in Orto, o compagnia dei Laudesi. Nel 1569 il granduca Cosimo I insediò ai piani superiori, che mai erano stati usati per lo stoccaggio delle granaglie per i quali erano stati costruiti, l'Archivio Notarile, affidando l'adattamento dei saloni al Buontalenti. In quell'occasione l'architetto granducale fece anche il pontile ad arco che congiunge il primo piano dell'edificio con la scalinata nel palazzo dell'Arte della Lana, essendo il passaggio nel pilone troppo esiguo.
Tra Sette e Ottocento le statue di marmo vennero annerite da una patinatura scura che le voleva far assomigliare al bronzo, per renderle tutte omogenee. A questo processo non venne sottoposta la Madonna della Rosa, che dal 1628 si trovava nell'interno della chiesa.
Tra il 1834 e il 1839 si ebbe un primo restauro da parte di Giuseppe Martelli e nel 1844 Pasquale Poccianti intervenne sulla statica del secondo piano. Nel 1853 vennero rifatte le decorazioni delle bifore del'attico. L'archivio venne trasferito nel 1883 e si diede il via un nuovo restauro che, in piena epoca di "Risanamento", prevedeva progetti disparati, dalla riapertura dalla loggia al pian terreno, alla demolizione dell'arco e del palazzo dell'Arte della Lana per isolare Orsanmichele nel contesto urbano. Alla fine gli interventi, guidati da Giuseppe Castellazzi e Luigi Del Moro, si risolsero in una manutenzione ordinaria e in alcune piccole modifiche. Nel 1941 Orsanmichele fu oggetto di particolari cure in previsione del conflitto aereo con la rimozione di una parte delle statue e la protezione con impalcature e sacchi di sabbia delle restanti. In quell'occasione la Soprintendenza commissionò una dettagliata campagna fotografica.
Solo nel 1960 si iniziò a procedere per un completo restauro, sia delle strutture statiche che dell'apparato decorativo. Nel 1984 iniziò il processo di revisione di tutto il paramento lapideo del complesso, facilitato nel 1986 dall'arrivo di un cospicuo finanziamento durante l'anno di Firenze Capitale della cultura europea. Si procedette alla pulitura, al consolidamento e la protezione di tutte le decorazioni esterne. Le statue vennero tutte restaurate (l'ultima è stata il San Matteo, nel 2005) e negli anni '90 si prese la decisione di non ricollocarle all'esterno, creando il Museo di Orsanmichele, nei piani superiori, che venne aperto per la prima volta nel 1996. Grazie alla sponsorizzazione e a un generoso lascito della Ross Family Charitable Foundation di New York, in particolare grazie all'interessamento di Courtney Ross, che celebrò in Orsanmichele le sue seconde nozze nel 2000, la chiesa ricevette un inatteso finanziamento che venne usato soprattutto per restaurare le statue, il gruppo dell'altare di Sant'Anna, gli affreschi e per creare le copie da porre all'esterno nelle nicchie e altre copie in gesso.
Il Museo venne chiuso nel 2002 e aperto solo saltuariamente: a oggi non si conosce una data di riapertura. Da tempo Orsanmichele è usata anche per concerti e nel 2006, dal punto di vista religioso, è diventata rettoria, riprendendo regolare servizio liturgico.
Caratteristica di Orsanmichele è il trattamento raffinato e curatissimo delle superfici, a partire dalle grandi trifore gotiche decorate da fini trafori e da statuette collocate al livello della linea d'imposta degli archi. I piani superiori hanno un paramento liscio in pietraforte, sul quale si aprono grandi bifore marmoree, decorate, tra l'altro, da stemmi della Repubblica fiorentina e delle Arti. Il coronamento è composto da archetti trilobi poggianti su mensole. I pilatri tra le trifore ospitano le celebri nicchie con le statue dei santi patroni delle corporazioni di mestieri, con opere dei più importanti scultori fiorentini dell'epoca.
Si accede oggia all'interno da uno dei due portali su via dell'Arte della Lana, mentre l'ingresso dietro l'altare, su via de' Calzaiuoli, è oggi occupato da uno stand dell'ufficio prenotazioni della Soprintendenza. L'interno è a due navate, con due grandi pilastri quadrati al centro, che reggono, assieme ai semipilastri addossati alle pareti, le sei volte a crociera a tutto sesto, che sostengono i saloni superiori. Sulla porta dell'angolo nord-ovest si trova lo staio, antica unità di misura per le granaglie e la biada. L'arco della volta mostra l'apertura dove erano issati i sacchi, mentre i pilastri sul lato nord mostrano le bocche di scarico, dove esistevano dei canali per far scorrere il grano dal magazzino superiore.
Per accedere ai piani superiori esiste una ripida scala a chiocciola nel pilastro d'angolo nord-ovest oppure si può passare dall'edificio di fronte, il Palazzo dell'Arte della Lana, attraverso l'archetto che collega i due palazzi, formando uno scorcio pittoresco della città fra i più famosi, soprattutto grazie alle stampe ottocentesche su Firenze. Per esigenze di sicurezza soltanto questo secondo passaggio è usato per accedere al museo.
Il portale sinistro su via dell'Arte della Lana ha ornati che sono opera di Niccolò di Pietro Lamberti, databili al 1410.
A partire dall'Ottocento sono state realizzate copie di alcune delle statue, le quali sono state messe al sicuro all'interno del museo al primo piano dell'edificio. Inoltre soltanto tre statue originali sono in bronzo: quelle della Arti più ricche (Calimala, del Cambio e della Lana), dato che il costo di una statua bronzea era almeno 10 volte più alto di quello di una statua in marmo. Le copie però furono a volte realizzate in un materiale diverso da quello originario: tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento infatti si reputava disarmonico l'accostamento fra marmo e bronzo, per cui si era provveduto a fare copie in bronzo invece che in marmo e si era addirittura arrivati ad annerire con delle sostanze oleose alcune statue in marmo per ottenere uniformità, un procedimento scriteriato che ha macchiato irrevocabilmente alcune delle statue (soprattutto il San Jacopo del Lamberti).
Sopra ciascun tabernacolo, in alto, si trovano una serie di grandi medaglioni dove l'arte proprietaria del tabernacolo sottostante inseriva il proprio stemma. Questo poteva essere ad affresco o in terracotta policroma invetriata: mentre i primi sono ormai quasi tutti illeggibili, i secondo sono ancora ben visibili e spesso di grande pregio.
Sul tabernacolo del Tribunale di Mercatanzia si trova un giglio di Firenze entro una ghirlanda fatto da Luca della Robbia nel 1463. Anche i medaglioni dell'Arte dei Giudici e Notai e dell'arte dei Maestri di Pietra e Legname sono di Luca della Robbia (il secondo non è a rilievo), mentre quello dell'Arte della Seta, con due cherubini che reggono lo stemma, è di Andrea.
Il tondo con lo stemma dell'Arte dei Beccai non è rinascimentale: esso venne fatto in stile nel 1858 dalla Manifattura di porcellane Ginori, a spese dei macellai di Firenze, in onore ai loro colleghi antenati.
L'altare di sinistra presenta il gruppo marmoreo di Sant'Anna, la Madonna e il Bambino di Francesco da Sangallo (1526 circa). Esso sostituì un'immagine dipinta, commissionata dalla Signoria, in ringraziamento per la cacciata da Firenze di Gualtieri VI di Brienne, il Duca d'Atene.
Nel lato opposto si trova il tabernacolo costruito da Andrea Orcagna tra il 1349 e il 1359 per ospitare la Vergine col Bambino e gli Angeli (dipinto di Bernardo Daddi del 1347), che sostituiva un'immagine miracolosa, la Madonna di Orsanmichele (di Ugolino di Nerio) un tempo collocata sui pilastri della prima loggia e probabilmente bruciata nell'incendio del 1304. Il tabernacolo è un fastoso baldacchino con intarsi marmorei colorati, dorature e minute decorazioni geometriche. L'edicola è sorretta da quattro pilastri con colonnine tortili, sui quali si impostano archi a sesto acuto, cuspidi triangolari e pinnacoli. Il basamento è decorato da formelle a altorilievo con Virtù e storie di Maria; la parte posteriore invece è decorata da un unico, grande bassorilievo col Transito e Assunzione della Vergine, dove si trova anche la firma dell'artista, che si qualifica "archimagister" e la data 1359. Sui pilastri e sulla fascia orizzontale superiore si trovano alcune statuette e mezze figure a rilievo, con angeli, profeti, sibille, virtù e apostoli. La cupoletta ovoidale è decorata al vertice da un rilievo del Redentore.
Il recinto marmoreo, con grate in bronzo, colonnine tortili agli angoli e angeli reggicandela, è opera di Pietro Migliore del 1366.
Alla sinistra dell'altare è posto un organo meccanico costruito dalla rinomata ditta organaria Tamburini di Crema.
Il perimetro delle pareti e i pilastri sono decorati da molte figure. Partendo dal portale destro d'entrata e procedendo in senso antiorario si incontrano:
Nella parete destra
•San Michele Arcangelo
•San Giovanni Battista
•San Nicola da Tolentino
•San Giuliano
•San Giorgio
•San Giovanni Evangelista
•San Matteo, di Lorenzo di Bicci, (1375-1380)
•San Giovanni Evangelista (bis)
•Sant'Agostino
•San Giovanni Evangelista (ter), di Niccolò di Pietro Gerini
•San Barnaba, di Cenni di Francesco (1395-1400)
•Santa Lucia, di Cenni di Francesco (1395-1400)
•Santa Viridiana, di Cenni di Francesco (1395-1400)
Nella parete di fondo:
•San Filippo
•San Francesco, di Mariotto di Nardo (1398)
•Sant'Agostino, di Niccolò di Pietro Gerini
•San Domenico
Nella parete sinistra
•Santa Caterina delle Ruote
•Sant'Anna
•San Pietro
•San Giuliano
•San Jacopo
•San Martino (su tavola), di Giovanni Antonio Sogliani
•Santo Stefano (su tavola), di Francesco Morandini detto il Poppi
•Quattro santi coronati
•San Bartolomeo (su tavola), di Lorenzo di Credi
•San Giuliano (bis, su tavola), di Jacopo del Sellaio
•San Zanobi
•Santo Stefano
Sul primo pilastro centrale:
•San Zanobi
•Santissima Trinità, di Niccolò Gerini (1400-1410)
•Santissima Annunziata, di Niccolò Gerini (1400-1410)
•San Martino, di Niccolò Gerini (1400-1410)
Sul secondo pilastro centrale:
•San Bartolomeo, di Giovanni Bonsi (1355-1360)
•San Lorenzo, di Taddeo Gaddi
•Buon Ladrone, di Niccolò Gerini (1400-1410)
•Maria Maddalena, di Niccolò Gerini (1400-1410)

Vetrate 

Le vetrate sulle lunette delle trifore compongono un ciclo con Storie e miracoli della Vergine e dell'immagine miracolosa della Madonna di Orsanmichele, composte su disegno di Niccolò di Pietro Gerini tra il 1395 e il 1405. L'Annuncio a Gioacchino, invece è su cartone di Lorenzo Monaco (1409-1410) ed è in parte rifatta.

Elenco delle scene


Dall'angolo nord-est, in senso antiorario
1.Angeli musicanti (porta sinistra)
2.Vetrata moderna (porta destra)
3.Presentazione della Vergine al tempio (prima trifora sud)
4.Presentazione di Gesù al Tempio (prima trifora sud)
5.Assunzione della Vergine (seconda trifora sud)
6.La rinuncia ai beni terreni (terza trifora sud)
7.Il miracolo del ladro Ebbo (terza trifora sud)
8.La prova del fuoco (terza trifora sud)
9.Riposo durante la fuga in Egitto (trifora sud destra)
10.Il miracolo della neve (trifora sud destra)
11.Il miracolo del bambino salvato dall'annegamento (trifora sud destra)
12.Il miracolo della badessa peccatrice (trifora sud sinistra)
13.Il miracolo del sacrestano annegato (trifora sud sinistra)
14.Ultima comunione di una donna morente (trifora sud sinistra)
15.Il miracolo del bimbo negro (terza trifora nord)
16.Il miracolo della mano amputata (terza trifora nord)
17.Il miracolo del bambino annegato (terza trifora nord)
18.Annuncio a Gioacchino (seconda trifora sud)

La nostra escursione a Firenze non finisce qui


manuela1966 il 15/10/13 alle 14:24 via WEB
Curiosità: La statua di San Giorgio, posizionata in una delle nicchie di destra ha una particolarità, a differenza delle altre statue, con lo scudo fuoriesce dallo spazio della nicchia a protezione dalla cittadinanza fiorentia. Ma da chi? Semplice, basta guardare dove è rivolto lo sguardo di San Giorgio.............. ovviamente verso Pisa! Buona giornata.


 

 
Rispondi al commento:
madonna59
madonna59 il 13/10/13 alle 08:49 via WEB
Buona domenica, bacione!:-)
 
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ma se non lo facessimo
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Non importa quanto
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Trova un minuto
per pensare,
trova un minuto
per pregare,
trova un minuto
per ridere.

La peggiore malattia
dell'uomo?
La solitudine.


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possono essere brevi
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britannico,autore di racconti brevi,
di romanzi e saggi letterari.
Da alcuni suoi romanzi sono stati
tratti film di grande successo come:
Passaggio in India (1984, regia di David Lean)
Camera con vista (1986, regia di James Ivory),
Maurice(1987, regia di James Ivory)
e Casa Howard (1992, regia di James Ivory).


Se è facile raccontare la vita,
ben più difficile è viverla,
e siamo tutti dispostissimi a
chiamare in causa "i nervi",o qualsiasi
altra parola d'ordine che serva a
occultare i nostri desideri.
( Edward Morgan Forster )

 Albert Einstein è stato un fisico
a soli 26 anni, ha mutato
il modello istituzionale di
interpretazione
del mondo fisico


E' più facile spezzare
un'atomo, che
un pregiudizio
( Albert Einstein )

 

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       grazie a tutti
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SAGGEZZA POPOLARE ANDREOLESE

Cu ava focu campau,cu ava pana moriu.
Chi ha del fuoco è vissuto,
chi ha pane è morto a causa del freddo

'A casa mbidìàta,o pòvara o malàta.
La casa ch'è oggetto d'invidia va
incontro a povertà o malattia.

A bbona lavandàra on manca petra.
Ad una brava lavandaia non manca
pietra (su cui lavare).

E cu' t'affìdi, ti nganni.
Sulla persona a cui presti
fiducia ti sbagli (facilmente).

Canta lu gaddru e si scòtula li pinni.
Il gallo canta e si scuote le piume.
(Si dice di persona che di un fatto
non vuole assumersi alcuna responsabilità
e "se ne lava le mani", come Pilato.

Per altri curiosi proverbi andreolesi:

http://www.andreolesi.com/dialetto/proverbi.htm

 

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Golda Meir, fu una donna politica
israeliana, quarto premier d'Israele
e prima donna a guidare il governo
del suo Paese.

La vecchiaia è come un aereo
che punta in una tempesta.
Una volta che sei a bordo non puoi
più fare niente
(Golda Meir)

Anton Pavlovič Čechov è stato uno
scrittore, drammaturgo e
medico russo.
Laureatosi in medicina,
scriveva novelle di notte.

L' intelligente
ama istruirsi,
lo stupido istruire.
( Anton Cecov )

Non sappiamo cosa può accaderci
in quello strano guazzabuglio che è la vita.
Possiamo però decidere quello che avviene
in noi, come affrontarlo, che uso farne...
ed è questo, in conclusione,
ciò che conta.
( Joseph Fortton )

 

Henry Ford è stato un imprenditore statunitense.
Fu uno dei fondatori della Ford Motor Company,
società produttrice di automobili, ancora oggi
una delle maggiori società del settore negli
USA e nel mondo.

Chiunque smetta di imparare è vecchio,
che abbia venti o ottant'anni.
Chiunque continua a imparare resta
giovane. La più grande cosa
nella vita è mantenere la
propria mente giovane.
( H. Ford )

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