Creato da giramondo595 il 14/11/2008

CHIACCHERE FRA AMICI

DI TUTTO UN PO'

 

Messaggi di Novembre 2013

Buon week end in allegria

Post n°726 pubblicato il 29 Novembre 2013 da giramondo595

Notte di San Valentino.. tre coppie di 20, 30 e 40 anni dopo aver fatto l'amore. La ragazza di 20 anni pensa: "Magari continuasse sempre cosi'!" La donna di 30 anni pensa: "Forse ora mi darà il regalo che nasconde nell'armadio" La donna di 40: "Caro, è ora di dare una mano di bianco al soffitto!!"

Una signora compra una televisione e il commesso chiede: "di quanti pollici la vuole signora?" e lei: "ehm..non lo so..comunque la preferirei senza mani!"

C'erano una volta quattro turche che parlavano dei loro mariti. La prima dice: "mio marito è così nero che i denti ce li ha neri" La seconda dice: "mio marito è così nero che le unghie ce le ha nere" La terza dice: "mio marito è così nero che il sangue ce l'ha nero" La quarta dice: "mio marito è così nero che l'ultima volta che ha scoreggiato siamo rimasti due mesi al buio!

Una ex-dottoressa vende abusivamente organi. Una ragazza entra e le chiede: "Scusi, quanto costano gli organi?" e la venditrice: "I polmoni maschili e femminili €200, il cuore maschile e femminile €250, il cervello femminile costa €300, quello maschile €10.000" e la ragazza: "Caspita!Come mai così tanto?" e la venditrice: "Con tutta la fatica che ho fatto per trovarlo a quanto vuole che glielo venda?!".

Tre prostitute si vanno a confessare. Va la prima e il prete le chiede: "Scopi ancora?" e lei risponde: "No, no...sono due mesi che non scopo più" e il prete le dà la chiave del Paradiso. Va la seconda e il prete le fa la stessa domanda e lei risponde: "Ormai è già un mese che non scopo più" e il prete le dà la chiave del Purgatorio. Va la terza e alla domanda del prete risponde dicendo: "Scopo ancora!" e il prete le dà la chiave di camera sua!

Un nero stava nel parco e camminava con il pipino di fuori, le mamme dei bambini lo guardarono e chiamarono la polizia. Venne la polizia e l'agente disse: "Cosa fa lei in mezzo a tutta questa gente con quel coso di fuori? Venga al commissariato" e il nero: "No no io essere vittima di un furto non commissariato" ed il poliziotto: "Cosa fa con quel coso di fuori allora? Cosa ha perso?" il Nero rispose: "Io perso portafogli" ed il poliziotto: "e cosa c'entra allora quel coso di fuori?" e lui: "eh, mi hanno detto che col cazzo che lo ritrovi!"

STORIA DI UN POVERO CINESE. Un cinese va in italia per la prima volta e non sa nulla di italiano.. decide di imparare la lingua basandosi sulle prime parole che sente e sa di poter ricordare. Un giorno sente una discussione tra un padre e un figlio: "Io ho fatto molti sacrifici per te! Io all'età tua già lavoravo! Io sono tuo padre, abbi rispetto!" ascoltando attentamente le parole del padre del bambino si ricorda solo la parola "io" e se la memorizza.. poi va al ristorante e sente: "mi può dare un coltello?" e si memorizza la parola "un coltello".. poi va al cinema a vedere un film romantico e in una parte il protagonista dice: "ti amerò per sempre!" e memorizza la parola "per sempre".. infine va allo stadio e sente dei tifosi gridare: "alèèèèè oooooo!! alèèèèèè ooooooo!!!!" e memorizza le loro urla.. all'improvviso un tifoso muore e il poliziotto chiede: "chi è stato ad ucciderlo??". Il cinese capisce che era una domanda e vuole mettersi in mostra con ciò che ha imparato: "io, io, io" e il poliziotto gli fa: "tu?? lurido schizzo di meda giallo con cosa lo hai ucciso??!?" e lui: "un coltello!" e il poliziotto: "e quanto pensi di dover restare in prigione?" e lui "per sempre!" e il poliziotto: "accontentato!".. il cinese entra nella cella della prigione e con un tono di arresa, facendosi uscire anche qualche lacrima, dice: "alè...... oò....alè...òooo"


Due amici si incontrano e il primo dice: "soffro di un malessere emozionale.Mi puoi aiutare?" ed il secondo amico dice: "tu soffri? E io, allora? E la mia sofferenza? E il mio malessere che mi tormenta ogni giorno? E la mia tristezza infinita? Il mio spirito schiantato? E la depressione che mi tormenta ogni mio pensiero? E i miei incubi ricorrenti? E la mia miserabile routine in cui sono invischiato? E i miei sentimenti di assoluta indegnità? E la mia depressione patologica?E la mia paura di non essere amato? E il mio senso di vergogna, umiliazione e fallimento? Che mi dici di tutto questo?" e l'amico risponde: "oh, grazie ora mi sento molto meglio!".

 

 
 
 

Anch'io mi associo

Post n°725 pubblicato il 27 Novembre 2013 da giramondo595

al grido contro la violenza sulle donne. Il 25 novembre c'è stata la giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Considerato che, a mio avviso dovrebbe esserlo tutti i santi giorni.. e non solo in tale ricorrenza, desidero condividere questo messaggio lanciato dal blog PENSIERI E PAROLE DI corinnasimeoli


La donna è uscita dalla costola dell'uomo,
non dai piedi perché dovesse essere pestata,
né dalla testa per essere superiore
ma dal fianco per essere uguale un pò più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere Amata
(William Shakespeare)

 
 
 

non aprite quella porta

Post n°724 pubblicato il 26 Novembre 2013 da giramondo595

Potrebbe sembrare il titolo di un film di Alfred Hitchcock o di Dario Argento, maestri incontrastati del genere Horror e di gialli..invece è uno tanti modi in cui ha il tragico inizio delle truffe agli anziani, o a chiunque. La benemerita arma dei Carabinieri ci mette in guardia, fornendoci alcuni consigli preziosi.

Contro le truffe

In casa. Non aprite quella porta!
Spesso le cronache riportano episodi di criminali che approfittano della buona fede dei cittadini:
"Anziana derubata da finto operaio di una società telefonica"
"Quattro pensionati truffati da falsi impiegati comunali"
"Altre tre persone cadute nella trappola di una banda di truffatori metropolitani"

Per non cadere in questi raggiri, spesso è sufficiente prendere alcune precauzioni.

"La prevenzione è la migliore difesa"

Non fidatevi delle apparenze !

Il truffatore per farsi aprire la porta ed introdursi nelle vostre case può presentarsi in diversi modi. Spesso è una persona distinta, elegante e particolarmente gentile. Dice di essere un funzionario delle Poste, di un ente di beneficenza, dell'INPS, o un addetto delle società di erogazione di servizi come luce, acqua, gas, etc. e talvolta un appartenente alle forze dell'ordine.

... "non sempre l'abito fa il monaco"!

Ricordatevi che di solito il controllo domiciliare delle utenze domestiche viene preannunciato con un avviso (apposto al portone di un palazzo o comunicato al portiere) che indica il motivo, il giorno e l'ora della visita del tecnico.

Un decalogo "in pillole" può esservi utile: non aprite agli sconosciuti e non fateli entrare in casa. Diffidate degli estranei che vengono a trovarvi in orari inusuali, soprattutto se in quel momento siete soli in casa;
1) non mandate i bambini ad prire la porta;
2)comunque, prima di aprire la porta, controllate dallo spioncino e, se avete di fronte una persona che non avete mai visto, aprite con la catenella attaccata;
3)in caso di consegna di lettere, pacchi o qualsiasi altra cosa, chiedete che vengano lasciati nella cassetta della posta o sullo zerbino di casa. 4)In assenza del portiere, se dovete firmare la ricevuta aprite con la catenella attaccata;
5)prima di farlo entrare, accertatevi della sua identità ed eventualmente fatevi mostrare il tesserino di riconoscimento;
6)nel caso in cui abbiate ancora dei sospetti o c'è qualche particolare che non vi convince, telefonate all'ufficio di zona dell'Ente e verificate la veridicità dei controlli da effettuare. Attenzione a non chiamare utenze telefoniche fornite dagli interessati perché dall'altra parte potrebbe esserci un complice;
7)tenete a disposizione, accanto al telefono, un'agenda con i numeri dei servizi di pubblica utilità (Enel, Telecom, Acea, etc.) così da averli a portata di mano in caso di necessità;
8)non date soldi a sconosciuti che dicono di essere funzionari di Enti pubblici o privati di vario tipo. Utilizzando i bollettini postali avrete un sicuro riscontro del pagamento effettuato;
9)mostrate cautela nell'acquisto di merce venduta porta a porta;
10)se inavvertitamente avete aperto la porta ad uno sconosciuto e, per qualsiasi motivo, vi sentite a disagio, non perdete la calma. Inviatelo ad uscire dirigendovi con decisione verso la porta. Aprite la porta e, se è necessario, ripetete l'invito ad alta voce. Cercate comunque di essere decisi nelle vostre azioni.

In generale, per tutelarvi dalle truffe:

diffidate sempre dagli acquisti molto convenienti e dai guadagni facili: spesso si tratta di truffe o di merce rubata;
1)non partecipate a lotterie non autorizzate e non acquistate prodotti miracolosi od oggetti presentati come pezzi d'arte o d'antiquariato se non siete certi della loro provenienza;
2)non accettate in pagamento assegni bancari da persone sconosciute;
3)non firmate nulla che non vi sia chiaro e chiedete sempre consiglio a persone di fiducia più esperte di voi.

 

ioeternamenteio il 26/11/13 alle 09:08 via WEB
purtroppo capitano sempre più spesso episodi di questo genere. ma non a caso vengono scelte come vittime persone anziane.. perché ,sono come i bambini , alcuni ingenui e fiduciosi di chiunque. ho seguito un programma a riguardo le vittime sono per lo più persone che si ritrovano da sole ,e pur di scambiare due chiacchiere con qualcuno ,fanno entrare in casa sconosciuti.. vengono prima appostate per giorni ,dai loro truffatori ,per capirne abitudini ed accertarsi che possano agire in totale sicurezza. a chi dare la colpa??oltre che ai truffatori senza scrupoli ..alla società che va di corsa ?? alle persone che trascurano i prori cari anziani? ormai ogni valore è perso.. siamo in una vera e propria giungla di sopravvivenza.. ciao e ricambio il tuo buongiorno.


riccidorati il 26/11/13 alle 14:53 via WEB

E' sempre più difficile garantirsi una sicurezza dai delinquenti e le misure che si prendono si spera che ce la garantiscano. Purtroppo le persone anziane son quelle più a rischio...vuoi per ingenuità o perché sperano in qualcuno che le vada a trovare, aprono incautamente la porta e le conseguenze son facilmente intuibili.Buona settimana caro Pasquale...Tanti kiss x te...Giulia klikka


coloridivita il 26/11/13 alle 15:59 via WEB

Truffe di questo genere succedono di frequente e sono all'ordine del giorno e non solo alla persone anziane! E' pericoloso aprire agli sconosciuti e mai fidarsi di chi, all'uscita di uffici, come quelli postali,banche o esattorie, chiede documenti,delucidazioni o peggio ancora, soldi! Spesso chi commette questi crimini è avvezzo e convincente, meglio evitare di venirne a contatto, far finta di non stare in casa e non rispondere è la soluzione migliore! Un post utilissimo caro Pasquale, occhio alle truffe e se qualcosa non ci convince, chiamiamo le forze dell'ordine e denunciamo! Un bacio.

 
 
 

Benvenuta Giulia

Post n°723 pubblicato il 24 Novembre 2013 da giramondo595

Oggi ho il piacere l' onore ed il piacere di festeggiare assieme a voi, amici carissimi la nascita della nipotina della nostra amicia Gioia Blak. L' ho saputo, casualmente andando a trovarla su Fb.

Venerdi 22 novembre 2013

Oggi sarebbe il mio Compleanno, ringrazio chi mi ha fatto gli auguri!
Ma lei è il più bel regalo che ho ricevuto
E nata Giulia! la mia principessina figlia di mia figlia..
Stamattina alle 11,45...
Buona notte e buon week end!
Grazie ancora per i vostri Auguri!

Per chi volesse lasciare un saluto alla piccola giulia, alla sua nonnina ed ai suoi genitori può lasciarlo cliccando sul link 

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10200289685039890&set=a.2198758943617.90117.1686572687&type=1&theater


giramondo595 il 24/11/13 alle 16:05 via WEB

Amici carissimi, il 22 novembre 2013 sarebbe stato il compleanno della amica Gioia Blak ( Anna ), la NONNA della splendida Giulia, la bambina che stiamo festeggiando assieme, non il mio, come qualcuno erroneamente ha capito.. Il mio compleanno, è già trascorso da parecchio..Bacoini a tutti. Comunque gli auguri li accetto lo stesso. Fanno sempre comodo.smackkkk a tutti. Buona domenica

 
 
 

Due fatti di cronaca, realmente accaduti...

Post n°722 pubblicato il 20 Novembre 2013 da giramondo595

Il primo è un episodio di cronaca a dir poco paradossale e grottesco, tanto da poter far parte della sceneggiatura di una serie tv .

Viene risucchiata nella tomba del marito e muore

I testimoni giocano i numeri a Lotto

la vicenda capitata al cimitero di Pompei ha davvero dell'incredibile. Una donna 75enne stava facendo visita al marito deceduto quando la lastra di marmo sotto i suoi piedi è letteralmente crollata facendo cadere la vecchietta sulla tomba del compianto coniuge.La rovinosa caduta di 4 metri e le urla della donna hanno attirato molti testimoni che hanno immediatamente chiamato il 118 e i vigili del fuoco. I pompieri sono riusciti a tirarla fuori portandola subito al pronto soccorso dell'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia dove hanno ricoverato la sfortunata signora per una frattura al femore e una all'anca.

Le condizioni non destavano preoccupazione, tanto che è stata trasferita in Ortopedia, ma dopo qualche ora la situazione è precipitata e la donna è improvvisamente peggiorata: trasportata di nuovo al pronto soccorso, i medici l'hanno trovata in uno stato di profondo shock per via dell'enorme quantità di sangue perso, hanno tentato di rianimarla, ma la donna è deceduta.

Da buoni napoletani, coloro che si trovavano al cimitero proprio durante l'infausta caduta, chiamati i soccorsi, hanno pensato bene di sfidare la sorte recandosi alla ricevitoria più vicina per giocare i numeri dell'incidente a Lotto: 6 la profondità della caduta, 72 la meraviglia, 73 l'ospedale, 89 il cimitero e 90 la paura...Sarà la cinquina fortunata?

 

L' altro, una storia di tragica solitudine, una malattia che colpisce gli anziani ed in particolar modo, quelli che vivono al Sud ed hanno i figli lontani.
Sono davvero contento,
che una tragica storia di solitudine, sia finita bene grazie all' altruismo di un ragazzo e dei suoi colleghi di lavoro.

Questi giovani meriterebbero la medaglia al valore, mentre l' anziana meriterebbe maggiore attenzione del figlio e dei vicini di casa.

San Mango d'Aquino, anziana tenta il suicidio ma viene salvata da un giovane.


Vedova e con un solo figlio, residente fuori sede, M. A. , sulla soglia dei novanta anni, si trovava sola in casa ieri mattino, quando decide di lanciarsi dal balcone della sua abitazione. A soccorrerla subito un operaio, Antonio Fata, giovane ragazzo sanmanghese, che presente nella zona dove stava effettuando dei lavori con altri colleghi e captando subito le intenzioni dell'anziana donna, alle prese di scavalcare l'inferriata, ha subito allertato gli altri, i quali posizionatesi sotto al balcone, sono riusciti a prendere al volo l'anziana. Sopraggiunti i soccorsi medici la stessa si è dimostrata molto lucida, dichiarando semplicemente di aver tentato il folle gesto proprio perché stanca e desiderando dunque togliersi la vita.
"Volevo morire": queste le sue immediate parole. Al momento si trova presso l'ospedale di Lamezia in osservazione. Sembrerebbe aver riportato un trauma toracico, provocato dall'immediata presa degli operai e le sue condizioni risultano stabili. Insomma, a scongiurare l'estremo gesto ci sarebbe stata la pronta reazione di Antonio Fata e degli altri suoi colleghi. Lo stesso giovane è stato trattenuto per un paio d'ore presso la caserma dei Carabinieri per deporre sull'accaduto nonostante fosse scosso per quanto accaduto.


saturnina_958 il 20/11/13 alle 09:30 via WEB
Due fatti di cronaca a sè stanti..figli e vicini nulla avrebbero potuto per prevenire l'inimmaginabile accaduto alla signora in visita al cimitero: era giunta la sua ora, come succederà per ognuno di noi, nel modo che, per fortuna, non ci è dato di sapere. La vecchina...beh...era scritto che dovesse vivere ancora e speriamo che questa circostanza le faccia trovare più vicinanza da chi lo potrà. La solitudine è più insopportabile di una malattia. Buona giornata Pasquale, un *___*..mira



S.Figatta il 20/11/13 alle 08:36 via WEB
Il problema degli anziani lasciati soli a se stessi è davvero allarmante ! Buona giornata ^^

 

lorifu il 20/11/13 alle 22:19 via WEB
Si sa la passione dei napoletani per il gioco del lotto. E' quasi un modo per esorcizzare la morte. Sul secondo episodio,una una storia fortunatamente a lieto fine dovremmo interrogarci tutti sulla grande solitudine degli anziani. Ciao, un saluto, loretta

 

dolly.1 il 21/11/13 alle 00:08 via WEB
Fatti incredibili e tristi che purtroppo oggi accadono spesso. La solitudine è una gran brutta compagnia. Onore ai giovani che hanno soccorso l'anziana signora. Buonanotte a te Pasquale e felice risveglio!!!

 

graficAntonella il 21/11/13 alle 13:29 via WEB
Che iella per la povera signora... sembrava che... e invece ha raggiunto il marito... almeno adesso sono di nuovo insieme. Per la seconda storia, è stata una fortuna per la signora che li vicino ci fosse quell'uomo... la disperazione ti porta a fare gesti imprevedibili. Ciao Pasquale buona giornata un abbraccio:)

 


riccidorati il 21/11/13 alle 17:32 via WEB
Situazione incredibile e penosa x quanto riguarda il primo fatto,ma il secondo è più toccante sotto il profilo umano,perchè denota un serio disagio interiore da parte della nonnina...disagio che chi le sta vicino non ha saputo interpretare per evitare quel gesto disperato.Speriamo lo faccia ora e in seguito.Buona serata Pasquale...Un baciottone-Giulia

 

coloridivita il 21/11/13 alle 22:08 via WEB
Due storie diverse ma l'ultima mi rende felice perchè è a lieto fine, fortunatamente tutto è andato per il verso giusto, non si può dire la stessa cosa della povera signora del primo racconto! Un bacio Pasquale caro, buonanotte ^__*


melen.me il 21/11/13 alle 06:07 via WEB
troppo simpatica la prima :)Buongiorno Pasquale.

 

ITALIANOinATTESA il 23/11/13 alle 00:35 via WEB
...incidenti di questo tipo potrebbero favorire le casse dell'INPS! ...per la prossima riforma pensionistica potrebbero partire da qui. un saluto, M@


enza.1956 il 23/11/13 alle 12:15 via WEB
Ciao Pasquale...che dire? La signora morta xchè caduta dentro la tomba del marito ha raggiunto il suo amato e forse ora vive felice e contenta in un altro mondo...
Bravi i napoletani che riescono a trovare il lato comico di qualsiasi situazione e buttarla nel gioco del lotto e sull'ironia..non è da tutti riuscirci..
L'altro episodio..la solitudine uccide più di qualsiasi malattia...ma avere i figli lontani per lavoro, può essere un al'alibi ancora valido...ma ti assicuro che sono tanti glia anziani che i figli li hanno a un tiro di schioppo e sono soli e abbandonati lo stesso...averli vicino non è una garanzia...
Mi spiace per quelli che fanno i figli e sono veramente tanti per "essere guardati da vecchi"...i figli si fanno per amore e non per aver qualcosa in cambio... se poi a tanto amore dato loro in cambio ne riceverai potrai ringraziare Dio ma se così non sarà non potrai pretenderlo.
Dobbiamo imparare a star da soli e cavarcela da soli..e accettare la solitudine...oppure morire...
Buon fine settimana Pasquale...un abbraccio grande..Enza.

 

LaNinfaMaia il 23/11/13 alle 15:39 via WEB
Mi dispiace per la signora...sì, dovrebbe avere accanto i propri figli o qualcuno che badi a lei...sopratutto con affetto e amore...la solitudine è una brutta cosa se non si è abituati e non si sà come affrontarla....per la prima notizia sono rimasta molto scioccata sia per l'accaduto sia per il fatto che hanno giocato i numeri sulla disgrazia altrui... molti lo fanno ma io la vedo come una cosa stupida e di cattivo gusto! Una totale mancanza di rispetto...e se fosse accaduto a loro? Sarebbero contenti di sapere che sulle loro disgrazie si giocano i numeri? bha!....sereno fine di settimana ! un sorriso ^__^

 
 
 

Gli affezionati amici di questo blog

Post n°721 pubblicato il 16 Novembre 2013 da giramondo595

sanno che a me piace la musica, di tanto in tanto, organizzo virtualmente, anche dei piccoli concerti, a volte inusuali..Questa volta ci occupiamo del Jazz manouche.

Il rappresentante di questo genere è Django Reinhard., autore ed esecutore del brano Minor Swing. Il famoso tema d' amore del film Chocolat

                                    

Iniziamo col parlare della chitarra

La chitarra Manouche, unica nel suo genere, è un ibrido tra una classica e una acustica molto particolare. Sulla cassa c'è una buca grande che attraversa il raggio delle corde a forma di D stilizzata.In realtà c'è un altro modello con la buca piccola in forma ovale realizzata in un secondo momento dopo la fuoriuscita di Maccaferri dalla Selmer, sembra per un contenzioso sui diritti d'autore sul disegno da parte del liutaio.Un'altra caratteristica di questa chitarra è la spalla mancante con il taglio perpendicolare rispetto all'asse mediano dello strumento.La tastiera è di 24 tasti.La misura della cassa è più corta e larga rispetto a quelle standard di una comune chitarra. Il suono è molto particolare: inscatolato vicino al Banjo e si suona con il plettro.In realtà c'è un plettro proprio per la chitarra Manouche, molto rigido e grande.I Musicisti, per ottenere più volume, usano non appoggiare la mano destra sul battipenna e lasciano scendere la mano libera tenendo sciolto il polso in modo da colpire la corda come un tamburo.Le corde si chiamano Argentine e oggi sono prodotte da più marchi come Savarez, Daddario ecc. Sono in metallo e la scalatura può essere partendo dal Mi cantino.

Si definisce jazz manouche quello stile musicale melodico cadenzato in cui trovano la massima espressione gli strumenti a corda (chitarre, bassi, violini...), tipico delle band tzigane. Questo genere musicale trae la sua origine dall'irripetibile esperienza artistica del chitarrista Django Reinhardt, che ne è considerato l'ideatore e il suo massimo esponente: egli ha reso possibile l'unione tra l'antica tradizione musicale zingara del ceppo dei Manouches e il jazz americano.Il frutto di questa unione è un genere che coniuga la sonorità e la creatività espressiva dello swing degli anni trenta con il filone musicale del valse musette francese ed il virtuosismo eclettico tzigano. Lo stile è molto simile allo swing americano degli anni venti-'30 suonato più comunemente con un'orchestra. I due generi, pur sviluppandosi in periodi contemporanei e somigliandosi, hanno origini ben differenti: lo stile americano è infatti attestato nei luoghi che successivamente ne seguiranno le tracce e vi saranno legati per tradizione (ad esempio New York, New Orleans). Uno dei suoi maggiori esponenti, Duke Ellington collaborò proprio col fondatore ufficiale del Manouche, ovvero il tuttora insuperato Django Reinhardt. Questo chitarrista di origine belga apparteneva ad una famiglia nomade che, alla fine dei suoi numerosi viaggi, si stabilì con la propria carovana a Parigi. Da tale circostanza nacque la tesi del cosiddetto "genere zingaro", sostenuta anche da studiosi contemporanei.La critica, tuttavia, propende per la derivazione del Manouche dal jazz-swing con influenze folk, spagnole (il flamenco) e altre successive incontrate dai vari artisti lungo il loro percorso. Le regole musicali di base sono quelle della musica conosciuta, sostanzialmente come avviene nel jazz, mentre l'improvvisazione non è di tipo modale (ovvero non ricorre prevalentemente alle scale) ma si realizza a partire dagli accordi e utilizzando in prevalenza arpeggi. Il modo di suonare risulta quindi atonale e i cromatismi sono impiegati per legare, mantenendo in tal modo un sound che appare un mix tra un approccio più sanguigno e uno più riflessivo. La chitarra ritmica che accompagna, detta "pump", ha una caratteristica pennata miscelata ad una stoppata di corde che dà nome al tipico accompagnamento manouche; si tratta di una tecnica complessa che permette ad una o più chitarre di sostituire la sezione ritmica. Il gipsy jazz o jazz manouche ha continuato per tutto il corso del secolo scorso ed ancora oggi. Tra i contemporanei della sfera tipicamente tzigana vi sono: Bireli Lagrene, Angelo Debarre, Django Reinhardt, Stochelo Rosenberg, Fapy Lafertin, Lollo Meyer, Dorado Schmitt, Jimmy Rosenberg, Samson Schmitt, Amati Schmitt, Tchavolo Schmitt, Dario Pinelli, Brady Winterstein, Hono Winterstein, Yorgui Loeffler, Gismo Graf, Paolo Pilo e Stephane Wrembel.

Django Reinhardt all'anagrafe Jean Reinhardt nacque a Liberchies, 23 gennaio 1910, un toponimo presso Pont-à-Celles (in Belgio), da una famiglia di etnia sinti. Dopo un lungo girovagare in varie nazioni europee e nordafricane, la sua carovana si fermò alla periferia di Parigi, città che fu scenario della quasi interezza della carriera del jazzista belga. Quando aveva solo diciotto anni Reinhardt, che aveva già iniziato una carriera da apprezzato banjoista, subì un grave incidente. La roulotte di famiglia fu divorata da un incendio; Django riportò gravi ustioni, tanto da perdere l'uso della gamba destra e di parte della mano sinistra (l'anulare e il mignolo, distrutti dal fuoco, furono saldati insieme dalla cicatrizzazione). Questo incidente era destinato a cambiare la sua vita e la storia stessa della chitarra jazz. Infatti, a causa della menomazione alla mano sinistra, Reinhardt dovette abbandonare il banjo ed iniziare a suonare una chitarra che gli era stata regalata, meno pesante e meno ruvida. Nonostante le dita atrofizzate, o forse proprio grazie a queste, sviluppò una tecnica chitarristica rivoluzionaria e del tutto particolare riuscendo in questo modo a vincere la menomazione ed in breve tempo fu in attività assieme a diverse orchestre che giravano per la Francia. A metà degli anni trenta, Reinhardt e il violinista Stéphane Grappelli formarono un quintetto di soli strumenti a corda, denominato Le Quintette du Hot Club de France che divenne presto famoso grazie anche all'appoggio dell'Hot Club de France, una delle prime associazioni di promozione del jazz in Europa. Sull'onda di questo successo Reinhardt si rivelò come uno dei musicisti europei più talentuosi nel jazz tradizionale. La musica del quintetto era eccitante, carica ora di tensione, ora di leggerezza, quasi eterea e si aveva come l'impressione che i musicisti, nell'improvvisazione, suonassero come se avessero lo spartito davanti. Il tutto con una ritmica (la pompe) perfetta e sincronizzata come un "orologio svizzero". Subito dopo la seconda guerra mondiale, venne invitato negli Stati Uniti da Duke Ellington, che lo presentò come ospite in alcuni concerti, l'ultimo dei quali alla Carnegie Hall di New York. Con l'avvento del bebop Reinhardt diede ulteriore prova di maturità ed originalità artistica, incidendo dei brani memorabili con la chitarra elettrica: la poesia Manouche, miscelata alle sonorità più moderne, fa di quegli assolo una delle pagine più originali del jazz dell'epoca. Famose le incisioni al Club St. Germane del 1951 e le Paris Sessione del marzo e aprile 1953. Dopo la tournée americana con Duke Ellington, dal 1946 in poi, volle riaffermarsi come chitarrista jazz, essere un riferimento nel panorama internazionale al pari dei grandi jazz-man americani. Brani come Le Fleché d'or, Crazy Rithm, Brazil, September Song, mostrano un grande dominio del linguaggio jazz oltre ad un'ottima dimestichezza con i nuovi mezzi tecnici, soprattutto l'amplificatore che all'epoca (1950) era piuttosto recente. Reinhardt rallentò sensibilmente la sua attività durante i suoi ultimi anni, forse anche per le cattive condizioni di salute; la sua decisione di non consultare medici, per paura delle iniezioni, gli costò probabilmente la vita.
Reinhardt è ricordato sia come un eccezionale virtuoso del proprio strumento, sia come compositore fertilissimo. Inoltre, numerose leggende nell'ambiente jazzistico ne descrivevano la particolarissima forma mentis. Tra i suoi brani più celebri: Minor Swing, Manoir des mes reves, Tears, Nagasaki, Belleville e soprattutto Nuages.
Molti sono i chitarristi moderni che si ispirano direttamente a Reinhardt e che hanno formato una vera e propria scuola di chitarra gipsy jazz: Bireli Lagrene, Angelo Debarre, Stochelo Rosenberg, Tchavolo Schmitt, Fapy Lafertin, Romane, Dorado Schmitt,Nicola Turriziani sono solo alcuni dei nomi più famosi. Nell'ambito propriamente Jazz, chitarristi quali Jim Hall, John Scofield, Wes Montgomery, Renè Thomas e Jimmy Raney, tanto per citarne alcuni, sono stati influenzati da Django Reinhardt. Diversa ma pur sempre efficace fu l'ispirazione che Tony Iommi, chitarrista dei Black Sabbath, colse da Django Reinhardt: il chitarrista inglese, ancora agli albori della sua carriera, subì la perdita di due falangi della mano destra in seguito ad un grave incidente avuto in fabbrica mentre lavorava ad una pressa. Ma proprio quando lo sconforto e l'idea di abbandonare per sempre la chitarra e la musica stavano prendendo il sopravvento, gli venne regalato un disco di Django Reinhardt. Una volta venuto a conoscenza di come il chitarrista belga riuscisse a suonare così bene nonostante la grave menomazione alla mano, Tony Iommi trovò il coraggio e la determinazione per ricominciare a suonare la chitarra. Come Stéphane Grappelli raccontò recentemente, Django impiegò degli anni per imparare a portare sopra la tastiera anulare e mignolo, definitivamente uniti e semi-atrofizzati, per integrare le parti ritmiche sulle prime due corde. Questa limitazione è però considerata un prodigio, se si pensa che la sua mano si salvò grazie ad un'operazione chirurgica disperata, con la terribile anestesia al cloroformio (di cui più tardi morirà il grande chitarrista Eddie Lang), ed una rieducazione autoimposta durante la convalescenza ospedaliera di diciotto mesi. Secondo la tradizione musicale questo incidente porterà allo sviluppo da parte sua di una tecnica che oggi è padroneggiata da qualunque vero chitarrista manouche: la "rullata di scala cromatica" con un solo dito. Questa tecnica prevede l'esecuzione di una scala cromatica (in cui vengono suonate tutte le note in ordine ascendente o discendente) con lo stesso dito, trascinato lungo la tastiera in perfetta sincronia con la plettrata. L'originalissimo stile di Django Reinhardt, acclamato da musicisti di tutti i generi come geniale ed innovativo, si sviluppò in realtà in una vita di immersione fra i più grandi della tradizione gitana, e fu contaminato dalla sua vastissima cultura in musica classica, come riferisce Boulou Ferre. Se è vero che egli fu il primo gitano a conoscere la gloria riservata ai musicisti più popolari, e il primo a uscire dalla culla jazz francese con l'Hot Club de France di Stéphane Grappelli, era nel microcosmo gitano uno dei vari meritevoli discepoli di musicisti storici. È anche grazie alla notorietà raggiunta che tutt'oggi viene considerato un eroe dai gitani. L'improvvisazione, anche sopra brani sentiti per la prima volta, è la base dello spirito musicale dei Manouches, e proprio l'improvvisazione era una delle caratteristiche che contribuivano a scioccare anche i professionisti che assistevano alle sue performance. Stéphane Grappelli, un violinista innovativo, protagonista della rivoluzione degli anni '20 da musette a ragtime, si innamorò di quello spirito che vedeva tutti gli strumenti come potenzialmente solisti e talvolta capricciosi. Un giorno, durante una jam session (sessione improvvisata), gli fu chiesto se pensava che Eddie South (famoso violinista) avesse studiato musica. Stéphane Grappelli rispose: "Sì. Troppo". Sembra strano per chi per merito di uno studio continuo era in grado di eseguire brani di tutti i generi, e per una persona dall'apparenza così raffinata; eppure anch'egli aveva vissuto la vita da errante, suonando per la strada e nei cortili dei ristoranti, e debuttando nel trambusto del foxtrot. Si possono aggiungere due ulteriori note per cercare di comprendere tale affinità: Django, pur essendo in grado di capire, smontare e trasformare ogni musica, non solo non sapeva scrivere o leggere un semplice spartito, ma era anche completamente analfabeta. Essendo molto vanitoso, chiese che Stéphane Grappelli gli insegnasse a scrivere il suo nome, in modo da poter firmare gli autografi. Un giorno, mentre il quintetto giocava a carte, Django e Joseph (uno dei suoi fratelli, con lui nell'Hot Club) ascoltavano Stéphane Grappelli, il secondo chitarrista ritmico Roger Chaput e il contrabbassista Louis Vola discutere di scale musicali. Dopo un certo tempo Django si rivolse a Grappelli candidamente, chiedendogli con curiosità: "Cos'è una scala?". Nonostante questa apparente distanza, Stéphane Grappelli dichiarerà più tardi che ascoltare Art Tatum, uno dei più noti pianisti jazz di tutti i tempi, lo aiutò a suonare con Django ampliando la sua prospettiva. L'esperienza del Quintetto dell'Hot Club nacque nell'ambiente musicale francese, dove in quegli anni si trovavano indifferentemente musicisti di formazione classica, musicisti negri emigrati dall'America e zingari di tutta l'Europa (zigani, gitani, manouches...). Lo stesso succedeva in alcune zone degli Stati Uniti, come New Orleans, in cui il Quintetto trovò una seconda casa. Quello che forse è il più noto banjoista americano dell'epoca, Eddie Lang, era in realtà italiano (si chiamava Salvatore Massaro). Secondo la critica musicale, Django non è che uno dei "padri" del jazz, che all'epoca aveva estimatori e collaboratori del calibro di Delaunay e Ravel.
Si è a lungo dibattuto se la musica di Django Reinhardt fosse o non fosse Jazz e al giorno d'oggi la maggior parte dei critici è unanime sul fatto che la sua musica sia propriamente Jazz, e anche di un particolare tipo di Jazz, quello europeo, con influenze tzigane, classiche e della tradizione mitteleuropea. Nella cultura gitana, le persone sono designate unicamente dal soprannome. Oggi si conoscono Bireli Lagrene, Stochelo Rosenberg, Tchavolo Schmitt, ma questo è solo un effetto della popolarità raggiunta da questi chitarristi. Nell'ambiente gitano nessuno parla mai di "Django Reinhardt", ma solo di "Django". Nelle più vecchie registrazioni il suo nome era indifferentemente scritto come "Django" o "Jeangot", la cui lettura è molto simile per un francese (infatti leggendosi la "j" come una g molto dolce, tipica del francese, "dj" si legge quasi come una "g" dolce italiana), e mai si trova "Jean Baptiste Reinhardt". Woody Allen, nel suo film Accordi e disaccordi (titolo originale "Sweet and Lowdown"), fece volutamente un ritratto del protagonista in perfetto accordo con la biografia di Reinhardt, inventandone la vita e dicendo che era secondo solo a Django.Morì a Samois-sur-Seine, 16 maggio 1953.

 
 
 

A spasso con la…Multipla”

Post n°720 pubblicato il 15 Novembre 2013 da giramondo595

Venerdì 15 novembre 2013 ore 21.00 presso il Teatro Mongiovino (Via G.Genocchi 15-Roma) si svolgerà l'evento "A spasso con la...Multipla" spettacolo teatrale con immagini e musica dal vivo tratto dall' omonimo romanzo di Stefano Pieropan (Ed. Progetto Cultura) per la regia di Mario Palmieri e l'interpretazione di Mario Palmieri e di Barbara Berengo.
Lo spettacolo, sospeso tra prosa e poesia, è il diario bruciante, sincero e totale di un cammino quotidiano nella malattia, la sclerosi multipla, la quale giorno dopo giorno trasforma il protagonista. Peter attraverso un percorso che parte da una comprensibile fase di sofferenza per la propria condizione patologica passa a una nuova consapevolezza della propria identità fisica e psichica, sino a definire un inedito rapporto di comunicazione con il mondo, nel quale i limiti imposti dalla sclerosi multipla si fanno strumento di una "vita altra" e di una libertà inattesa e nuova.
Lo spettacolo,più volte rappresentato in Veneto, terra di Stefano Pieropan, approda nella Capitale il 15 Novembre grazie alla collaborazione con AISM Sezione di ROMA (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), al sostegno di UNICOOP TIRRENO, al patrocinio di ROMA CAPITALE -Assessorato al Sostegno Sociale e Sussidiarietà- e della REGIONE LAZIO e all' accoglienza del TEATRO MONGIOVINO, storico teatro delle Marionette di ROMA. Si realizza così il progetto immaginato dal regista teatrale Mario Palmieri e da Maurizio Bartolucci, già assessore al Comune di Roma e indimenticata figura morale e politica , per dare voce ad una condizione che riguarda ben 68000 persone con sclerosi multipla in Italia, le quali, nell' attuale contesto socio economico, vivono spesso gravi problematiche non solo fisiche , ma anche psicologiche e sociali.
Lo spettacolo sarà preceduto dalla proiezione del documentario "La scelta di Piter" di Giuliano Cremasco.
Ingresso libero con possibilità per il pubblico di sostenere i progetti AISM per l'autonomia e l'assistenza delle persone con sclerosi multipla (www.aism.it/roma) .

http://www.aism.it/roma/indexSS.aspx?codpage=ss44_proxappuntamenti

 
 
 

Oggi è il 5° compliblog

Post n°719 pubblicato il 14 Novembre 2013 da giramondo595

" Firenze stanotte sei bellaaaaaa in manto di stelleeeee...che in cielo risplendono tremule,come fiammelleeeee...""Dedicata a Firenze e a te splendido amico.Un bacione-one-one in allegriaaaaaa-Giulia ( riccidorati ). Con la splendida dedica a Firenze, inizia questo messaggio. E'un omaggio per ringraziare tutti voi, ma in particolare,elly 19700 , zilla4ever, xxxsperanza, rita5675, Kalina kn,roseilmare, zelda 57,Trappolinax, stenivi ,simona_77rm, solic1, assia K, melen.me, enza58, noarell, Lewissima, bimanikiy, cobras 2010. ahmed 2007 -2008 , belladentos, bauba64, ciubini enrico . cuoredirondine, fianna.mb, ferrarazzo, gioiablak, girasole 2007, giusymartoglio, LA fenice 67, La cappella ragazzini, MalinconieSublimi, manuela1966, mokia, micia.o., oranginella . grazia.pv. Vorrei ringraziarvi tutti perchè siete stati voi che per primi siete venuti a trovarmi, quando ancora il mio blog non lo conosceva nessuno. Sono immensamente dispiaciuto che parecchi di voi, siano usciti dalla community di libero ed abbiano chiuso i loro blog. Mi auguro di potervi leggere vostre notizie e che la vostra vita reale trascorra meravigliosamente.

Ringrazio inoltre anche ondina32, R3nata, coloridivita , riccidorati, lunaweb2009, das.silvia, campese carla, cappricciosamente, riccidorati, che giornalmente  vengono a trovarmi e lasciano un prezioso commento ai miei lunghissimi messaggi. Grazie per la vostra benevolenza e pazienza.

Ringrazio molti molti molti altri amici che sono venuti a trovarmi in questi lunghi 5 anni,Senza di Voi, amici carissimi, con il vostro aiuto, i vostri suggerimenti e le vostre giuste critiche, oggi non saremmo qui a festeggiare il 5° compleanno del mio blog .

 

Vorrei ringraziare infine elly 19700 , Zelda 57, oranginella, Rita 567 e Ferrarazzo per aver lasciato qualche loro piacevole messaggio.

Ed ora dopo, questa kilomentrica premessa, proseguiamo la nostra visita alla Galleria Degli Uffizi a Firenze.

 

Nella Sala dedicata a Botticelli ci soffermiamo sul Trittico Portinari,un dipinto olio su tavola (253x141 cm i pannelli laterali, 253x304 quelle centrale) di Hugo van der Goes, databile al 1477-1478. Il trittico, dedicato all'Adorazione dei pastori, venne dipinto a Bruges dal celebre pittore fiammingo su commissione del fiorentino Tommaso Portinari, banchiere a capo della filiale locale del Banco mediceo che visse per più di quarant'anni con la sua famiglia nella città oggi in Belgio. Le tavole vennero poi trasportate per nave fino a Pisa, con l'aiuto di Niccolò di Giovanni Capponi, su una nave che fece prima scalo in Sicilia, e successivamente risalirono l'Arno su imbarcazioni fino a Firenze, dove l'opera giunse il 28 maggio 1483. Fu issata all'altezza di Porta San Frediano da sedici uomini e trasportata alla chiesa di Sant'Egidio nell'Ospedale di Santa Maria Nuova, di antico patronato dei Portinari, con un corteo vigilato da Meo di Tingo, il messo dell'Arcispedale. Sebbene a Firenze si conoscessero già opere fiamminghe ed avessero nel tempo ispirato a più riprese gli artisti locali, il Trittico era l'opera di maggiori dimensioni fino ad allora trasportata in città, ed ebbe un effetto di folgorante scalpore sulla scuola artistica locale. Ammiratissimo, talvolta citato fedelmente (come nell'Adorazione dei pastori di Domenico Ghirlandaio ed altre opere degli anni 1480), era ancora lodato da Vasari (che chiamò l'autore "Hugo di Anversa") e Ludovico Guicciardini nel XVI secolo. Nel 1567 subì uno smembramento, quando vennero anche distrutti gli affreschi di Domenico Veneziano e altri in sant'Egidio. I pannelli però non furono fortunatamente dispersi e fu possibile ricomporli in seguito, nel 1871. Nelle guide del XIX secolo venne scambiato per opera di Andrea del Castagno o Domenico Veneziano. Nell'anno 1900 pervenne agli Uffizi assieme a un gruppo di opere importantissime, che costituivano la donazione di Santa Maria Nuova.
La datazione tradizionale dell'opera era al 1475 circa, basata su una stima dell'età dei figli del committente ritratti nei pannelli laterali (a sinistra Pigello e Antonio col padre, nati rispettivamente nel 1474 e il 1472, a destra Margherita, nata nel 1471, con la madre Maria). La studiosa Hatfield Strens ha poi rintracciato e pubblicato una serie di documenti sull'arrivo del dipinto a Firenze, ipotizzando una conclusione nel 1478, essendo inverosimile che il dipinto fosse stato lasciato fermo per tre anni.
Pannello centrale
L'Adorazione del Bambino, basata su una delle visioni di santa Brigida di Svezia, ha luogo in uno scenario grandioso, in cui figure celesti e terrene sono rappresentate a fianco, come se si incontrassero. Nel pannello centrale la stalla è dipinta come una loggia con colonne posta al margine di una città della quale si intravedono alcuni edifici: si tratta dell'allusione al palazzo abbandonato di Re Davide, lontano progenitore di Cristo, riconoscibile per il simbolo dell'arpa scolpito sulla lunetta del portale e per l'iscrizione con la sua profezia di un bambino che nascerà da una vergine. Al centro campeggia la figura di Maria, tutt'altro che stilizzata, bensì vibrantemente umana e luminosa, inginocchiata e con le mani giunte e rivolte in basso, al Bambino poggiato in terra tra raggi che ne rivelano la santità: si tratta della rappresentazione di Gesù come "Luce del mondo", infatti la sua figura rischiara alcuni degli astanti, come si vede bene ad esempio nell'angelo sopra di esso. Tutt'intorno sono disposti a semicerchio gli altri astanti: a sinistra san Giuseppe, con la veste rossa, il bue e l'asinello e due angeli che volano in alto; in prima fila due gruppi di angeli in posizione simmetrica, due vestiti di bianco a sinistra e cinque con vesti più elaborate a destra; dietro di essi si trovano i tre pastori, ritratti con grande realismo nei loro umili vestiti e che vennero copiati anche dal Ghirlandaio, con un quarto che sta arrivando sullo sfondo; chiudono il cerchio due angeli vestiti di azzurro, mentre in cielo se ne levano altri in volo. Tutti i personaggi raffigurati sono descritti, contemporaneamente, con rigore realistico, energia, immediatezza e brillantezza. La bella natura morta in primo piano, con i due vasi di fiori ed il covone di frumento (che richiamano Betlemme, in ebraico "la casa del pane"), sono delle allegorie dell'eucaristia e della passione di Gesù. Il frumento ricorda l'Ultima cena, dove Cristo spezzò il pane. I gigli rossi simboleggiano il sangue della Passione e gli iris bianchi la purezza, mentre gli iris purpurei e l'impettita aquilegia rappresentano i sette dolori della Vergine; i garofani alludono invece alla Trinità. Così, questa scena della nascita di Gesù prefigura la sua morte di resurrezione. Lo zoccolo in terra indica che qualcuno è scalzo: in quel tempo si credeva che pestare il suolo scalzi fosse garanzia della sacralità, come il terreno su cui camminò Mosè quando Dio gli comandò: "Togliti i sandali dai piedi, poiché il luogo sul quale tu stai è una terra santa" (Esodo 3,5). Sullo sfondo, van der Goes dipinse scene relative al soggetto principale, in questo caso l'Annuncio ai pastori da parte dell'angelo.
Pannelli laterali
I pannelli laterali continuano spazialmente quello centrale, con la prosecuzione del paesaggio in quello di destra e dell'arco dell'edificio in quello di sinistra. Vi sono raffigurati i membri della famiglia Portinari inginocchiati in preghiera presentati dai rispettivi santi protettori. Le figure dei committenti sono rimpicciolite dalle proporzioni gerarchiche. Il pannello di sinistra è dedicato agli uomini e vi si vede Tommaso Portinari con i due figli Antonio e Pigello, presentati da san Tommaso (con la lancia), e sant'Antonio Abate (con la campana); il pannello di destra mostra le donne: Maria di Francesco Baroncelli, moglie di Tommaso, e la figlia Margherita, accompagnate da santa Maria Maddalena (con il vaso degli unguenti) e santa Margherita (con il libro e il dragone). La Maddalena in particolare è sontuosamente abbigliata ed ha un'acconciatura tipica del Quattrocento, con i capelli rasati sulla fronte e raccolti in un'ampia ed elaborata crocchia. Le scene di corredo sullo sfondo sono a sinistra la fuga in Egitto e a destra i Re Magi sulla via di Betlemme.

Pannelli esterni
I pannelli laterali sono chiudibili, come tipico nelle pale d'altare nordiche, e sono dipinti con un'Annunciazione a monocromo. Rispetto ai modelli a sua disposizione, l'artista ritrasse Maria e l'angelo in nicchie particolarmente profonde, creando un effetto spaziale mai così accentuato. La figura della Vergine è abbastanza convenzionale, con la colomba dello Spirito Santo che le sta per discendere sul capo, mentre quella dell'angelo è assai più originale, presa in una posa vacillante con tutti gli arti piegati, come se stesse per cadere in ginocchio. L'opera presenta alcune caratteristiche tipiche della pittura fiamminga, come la spazialità unificata dalla luce, la visione particolareggiata e nitida della realtà, l'atmosfera vibrante, la linea dell'orizzonte particolarmente rialzata, che fa sembrare il suolo come un piano inclinato su cui i santi torreggiano come se stessero per cadere sull'osservatore. La spazialità appare così ampia e profonda, con il paesaggio, punteggiato di abitazioni e castelli, che si perde in lontananza sfumato dalla foschia.
I fiorentini del tempo furono soprattutto colpiti dall'uso della luce che, tramite la pittura a olio, permette di definire al meglio il "lustro" cioè la rifrazione particolare di ogni superficie.

Nella sala 15, dedicata a Leonardo da Vinci possiamo ammirare L' Annunciazione

un dipinto a olio e tempera su tavola (98x217 cm), attribuito a Leonardo da Vinci, databile tra il 1472 e il 1475 circa.Si hanno pochissime informazioni certe riguardo alle origini di quest'opera; forse si sarebbe trattato di una delle primissime committenze che Leonardo riuscì a guadagnarsi mentre era "a bottega" dal Verrocchio. Il Morelli, il Cavalcaselle, Heindereich e Calvi non l'attribuirono a Leonardo, ma proposero il Ghirlandaio o suo figlio Ridolfo, o Lorenzo di Credi in collaborazione con Leonardo.Lasciavano perplessi soprattutto alcuni errori, come quello del piano del leggio allineato alle spalle ma non ai piedi della Madonna e delle mancanze non presenti nelle altre opere leonardesche. Invece la semplicità compositiva, la freddezza del viso, la capigliatura col "ciuffetto" dell'angelo e la presenza del paesaggio portuale erano tutte caratteristiche dello stile di Leonardo. Pubblicata poi come opera di collaborazione tra Ghirlandaio e Leonardo, oggi è prevalentemente indicata come frutto di una collaborazione tra la bottega del Verrocchio e Leonardo. Le datazioni proposte con più consensi oscillano tra gli anni sessanta del XV secolo e il 1475, prima comunque dell'angelo nel Battesimo di Cristo (1475-1478 circa). L'opera si trovava nella chiesa di San Bartolomeo a Monteoliveto, sulle colline a sud di Firenze, dove restò fino al 1867, quando fu trasferita alla Galleria degli Uffizi. Non è detto che la chiesa di San Bartolomeo fosse la destinazione originaria dell'opera, infatti Vasari non la citò, pur avendo tra i frati olivetani il corrispondente e amico don Miniato Pitti, che lo aveva informato minuziosamente sul corredo artistico del convento. Con l'arrivo agli Uffizi, alcuni studiosi cominciarono a indicare il dipinto come una delle opere giovanili di Leonardo. I dubbi oggi sono quasi del tutto appianati dal ritrovamento di due disegni preparatori di Leonardo, che hanno confermato la tesi attributiva sostenuta per la prima volta da Liphart nel 1869: uno si trova alla Christ Church Library di Oxford (n. A 31) e contempla lo studio della manica destra dell'angelo; l'altro è al Louvre (n. 2255) e riguarda il mantello della Vergine. A Lorenzo di Credi è in genere attribuita un'altra Annunciazione, di dimensioni minori, al Louvre, che taluni studiosi riferiscono a Leonardo. L'opera è stata restaurata nel 2000, ripristinando una migliore luminosità e leggibilità dei dettagli, con una migliorata lettura della prospettiva grazie alla maggiore visibilità dello scorcio architettonico sulla destra e dello sfumare del paesaggio. Leonardo si allontanò consapevolmente dall'iconografia tradizionale del tema dell'Annunciazione ambientando la scena in un giardino all'esterno della casa della Vergine al posto della consueta loggia o della camera da letto di Maria. Secondo la tradizione medioevale l'ambientazione era sempre collocata in un luogo chiuso, almeno per quanto riguardava la Vergine, in modo da inserire elementi iconografici, quali il letto, mentre l'Angelo poteva essere posizionato all'esterno, ma in un hortus conclusus, ovvero un orto delimitato da alti muri che alludeva al ventre di Maria.
È tradizionale per altri versi, infatti ritroviamo la collocazione dei due personaggi (la Madonna a destra e l'Angelo a sinistra) come ad esempio nelle Annunciazioni di Beato Angelico. Inoltre, per mantenere la riservatezza dell'incontro Leonardo dipinse la Madonna in un angolo del palazzo, però facendo intravedere il letto dal portale; poi, un muretto delimita il giardinetto, ma con un passaggio. L'ampia parte della scena dedicata alla natura sembra voler sottolineare come il miracolo dell'Incarnazione divina coinvolga, oltre che un'umana come Maria, l'intero creato. Grande attenzione è riservata infatti alla descrizione botanica dei fiori e delle altre specie vegetali sia nel prato che nello sfondo: si tratta di un omaggio alla varietà e ricchezza della creazione divina. I fiori del prato, in particolar modo, appaiono studiati dal vero, con una precisione lenticolare. Nello sfondo, oltre il muretto, si vedono un fiume con anse e barche, montagne punteggiate da torri e alberi. La luce è chiarissima, come mattutina, e ingentilisce i contorni delle figure, preannunciando lo "sfumato".
L'impostazione spaziale, anziché essere data dalla prospettiva geometrica quattrocentesca (che pure è presente nell'ordinare i dettagli architettonici e le proporzioni dell'edificio, del pavimento e del leggio, con un punto di fuga al centro della tavola) è resa piuttosto dal digradare progressivo dei colori, soprattutto nello sfondo: Leonardo si servì infatti della prospettiva aerea, tecnica che prevedeva una colorazione più tenue e sfumata per i particolari più lontani, come se fossero avvolti in una foschia; egli sapeva infatti che tra l'occhio e un soggetto messo a distanza si sovrappongono molti strati di pulviscolo atmosferico, che rendono i contorni meno nitidi, a volte confusi. Gli oggetti vicini vennero invece raffigurati minuziosamente proprio perché più gli oggetti sono vicini, più li si vede meglio.
Si comprende che questa è un'opera giovanile dal fatto che la prospettiva aerea non è resa gradualmente, ma c'è come uno stacco al di là degli alberi più vicini, troppo nitidi rispetto allo sfondo. Di questi alberi, i cipressi sono sistemati come colonne, sembrano dividere matematicamente la scena.
L'Angelo
L'Angelo è raffigurato in una posizione classica, come appena planato con le ali battenti, nel momento poco prima di richiudersi. La veste però, a differenza di altri esempi (come l'Annunciazione di Simone Martini), è già completamente ricaduta al suolo e mostra il suo peso sull'erba, in cui sembra anche di poter cogliere lo spostamento d'aria dell'atterraggio.
A differenza degli angeli normalmente rappresentati, però, non ha ali di pavone (considerato animale sacro e simbolo di immortalità per la carne creduta immarcescibile), bensì ali di uccello autentiche, studiate attraverso l'anatomia propria dei volatili. C'è, però, una strana anomalia perché le ali originali erano più corte: più tardi qualcuno dipinse sopra un'aggiunta, non comprendendo che qui Leonardo voleva rappresentare l'angelo che è atterrato, quindi che sta chiudendo le ali. Questa "correzione" compromise tutto il lavoro di studio di Leonardo sugli uccelli e la rappresentazione realistica dell'ala.
L'impostazione della posizione è classica leonardesca, considerando il panneggio, a pieghe ampie e morbide. Giorgio Vasari racconta che talvolta l'artista faceva modelli in argilla delle figure, le avvolgeva in morbidi manti bagnati nel gesso e quindi riproduceva pazientemente l'andamento del panneggio. La posizione delle mani è naturale: la destra è benedicente mentre la sinistra regge il giglio, simbolo di purezza. Lo sguardo è rivolto fisso verso Maria, nell'atto dell'annuncio.
C'è una perplessità riguardante la testa dell'angelo: l'incarnato è pallido e piatto e non presenta le trasparenze classiche di Leonardo. C'è grande differenza con l'angelo del Battesimo di Cristo: qui i capelli non sfumano ma appaiono come una massa compatta di ricci, che ha fatto pensare all'aiuto di un discepolo.

La Vergine e il leggio
Maria si trova posizionata dietro un altare marmoreo scolpito su cui è appoggiato il leggìo. Nell'altare si nota quanto Leonardo risentì degli insegnamenti del Verrocchio: è decorato con motivi classici, che trovano riscontro in un monumento del suo maestro, la tomba di Giovanni e Piero de' Medici nella sagrestia Vecchia di San Lorenzo; analoghi sono i sostegni a forma di branche leonine che si sviluppano ai lati in elementi vegetali, girali e volute. Tra i riccioli superiori, che riecheggiano l'ordine ionico, è teso un festone con foglie frutta e fiori, sormontato da una conchiglia tra nastri svolazzanti, simbolo della "nuova Venere", cioè Maria, e della bellezza eterna. Di grande raffinatezza è il velo semitrasparente sotto il libro delle Sacre Scritture che la Vergine stava leggendo, simbolo delle profezie del Vecchio Testamento (in particolare in questo caso è rappresentato un passo di Isaia), che si avverano con l'atto di accettazione di Maria.
Maria ha la mano destra appoggiata sul libro come se volesse evitare che si chiudesse (magari per il vento provocato dall'angelo), mentre la sinistra è alzata in segno di accettazione del suo destino. Amplissimo è il mantello azzurro che le copre le gambe, ricadente anche sul seggio, che dà un forte senso di plasticità ed esalta la forma nascosta delle gambe. La testa di Maria è ridipinta.
In alcuni punti, a una visione molto ravvicinata, si possono riscontrare le impronte digitali del ventenne Leonardo, che sfumava il colore talvolta coi polpastrelli per ottenere effetti di sfumatura e amalgama. Tale tecnica si riscontra sulle foglie dei festoni alla base del leggio e sulle dita della mano destra della Vergine.
L'errore di prospettiva
Nel dipinto esiste un errore di prospettiva. Tale errore riguarda il braccio destro della Vergine che risulta più lungo del sinistro analizzando il quadro attraverso una ricostruzione tridimensionale. Ciò è dovuto, come già accennato, alla diversa collocazione delle gambe e delle spalle della Vergine rispetto al leggio: guardando solo la metà superiore Maria sembra lontana dallo spettatore, in angolo, guardando quella inferiore invece appare in primo piano.
Non è possibile confrontare quest'opera con l'altra versione dell'Annunciazione, che si trova oggi al Louvre, in quanto in quest'ultima la Vergine è rappresentata con le braccia incrociate sul petto.
Una teoria alternativa è stata avanzata da Antonio Natali, direttore degli Uffizi. Secondo tale teoria, che parte da un'idea di Carlo Pedretti, uno dei massimi esperti di Leonardo, l'errore di prospettiva sarebbe in realtà voluto: infatti, osservando l'Annunciazione da una posizione laterale a destra, la sproporzione del braccio risulta attenuata, per effetto dell'anamorfismo. Tale tecnica ottica, già usata da altri maestri fiorentini come Donatello e Filippo Lippi, si trova anche in studi all'interno dei taccuini di Leonardo ed è quindi possibile che l'artista abbia scelto di adottare questo adattamento prospettico in previsione della futura collocazione dell'opera, magari lungo una parete che doveva essere guardata prevalentemente in scorcio da destra.

Dopo questa meravigliosa visita facciamo tappa a Prato, a dieci kilometri da Firenze. Qui incontriamo Francesca ( Oranginella ) che ci offre il caffè ed una gustosa torta

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bacciottoooooo A TUTTI VOI


Donna vittoriana ci segnala un'iniziativa benefica

A Roma al teatro Mongiovino, (Via G.Genocchi 15-Roma)il teatro è lo storico teatro delle marionette venerdì, 15 novembre, domani sera, alle 21 ci sarà la prima di un'opera tratta dal libro "a spasso con la multipla" (Ed. Progetto Cultura) di Piter (Stefano Pieropan) ragazzo affetto da sclerosi multipla, con immagini e musica dal vivo per la regia di Mario Palmieri e l'interpretazione di Mario Palmieri e di Barbara Berengo. il cui titolo è appunto "a spasso con la multipla" Lo spettacolo, sospeso tra prosa e poesia, è il diario bruciante, sincero e totale di un cammino quotidiano nella malattia, la sclerosi multipla, la quale giorno dopo giorno trasforma il protagonista. Peter attraverso un percorso che parte da una comprensibile fase di sofferenza per la propria condizione patologica passa a una nuova consapevolezza della propria identità fisica e psichica, sino a definire un inedito rapporto di comunicazione con il mondo, nel quale i limiti imposti dalla sclerosi multipla si fanno strumento di una "vita altra" e di una libertà inattesa e nuova. l'ingresso è gratuito! Carissimi amici di Roma e dintorni non mancate!.. Mi raccomando!...


 
 
 

L' escursione a Firenze riprende

Post n°718 pubblicato il 10 Novembre 2013 da giramondo595

Staccarsi da Firenze, è veramente dura ed impossibile in quanto è  una città meravigliosa, che non fineresti mai di osservare. La tappa odierna è la prestigiosa Galleria degli Uffizi. I nostri cicerone, oggi sono le amiche Giò ( La moretta ) e Manuela (Manuela 1966 ).

La Galleria degli Uffizi ospita una superba raccolta di opere d'arte inestimabili, derivanti, come nucleo fondamentale, dalle collezioni dei Medici, arricchite nei secoli da lasciti, scambi e donazioni, tra cui spicca un fondamentale gruppo di opere religiose derivate dalle soppressioni di monasteri e conventi tra il XVIII e il XIX secolo. Divisa in varie sale allestite per scuole e stili in ordine cronologico, l'esposizione mostra opere dal XII al XVIII secolo, con la migliore collezione al mondo di opere della scuola toscana, e fiorentina in particolare, che permette di apprezzare lo sviluppo dal gotico al Rinascimento fino al manierismo, da Cimabue a Michelangelo, passando per Giotto, Leonardo da Vinci e Raffaello. Senza pari è la raccolta di opere di Sandro Botticelli. Ben rappresentate, con autentici capolavori, sono anche le altre scuole italiane ed europee (Mantegna, Tiziano, Parmigianino, Dürer, Rubens, Rembrandt, Caravaggio, Canaletto, ecc.). Di grande pregio sono anche la collezione di statuaria antica e quella dei disegni.

Tra le innumerevoli opere, che questo meraviglioso luogo, contiene oggi ci sofferemo su Giuditta che decapita Oloferne un dipinto ad olio su tela di cm 199 x 162,5 realizzato nel 1620 circa dalla pittrice italiana Artemisia Gentileschi .

Il soggetto di Giuditta che decapita Oloferne è uno degli episodi dell'Antico Testamento più frequentemente rappresentati nella storia dell'arte. Tuttavia - con la sola importante eccezione di Giuditta e Oloferne del Caravaggio conservata a Roma, nella Galleria nazionale d'arte antica - mai si è giunti a raffigurare una scena così cruda e drammatica come quella dipinta in questa tela di Artemisia Gentileschi.
L'episodio al quale si riferisce l'opera è narrato nel Libro di Giuditta: l'eroina biblica, assieme ad una sua ancella, si reca nel campo nemico; qui circuisce e poi decapita Oloferne, il feroce generale nemico.
Il quadro - di soggetto perfettamente analogo a quello della tela, un po' più piccola e dai diversi colori, eseguita in precedenza e conservata oggi nel Museo Capodimonte di Napoli con lo stesso titolo - è quello che più immediatamente si associa al nome della Gentileschi.

e sulla Madonna del Magnificat di Sandro Botticelli

La Madonna del Magnificat (Madonna con il Bambino e cinque angeli) è un dipinto a tempera su tavola (diametro 118 cm) di Sandro Botticelli, databile al 1481.Non si conoscono le circostanze esatte della commissione della tavola. La ricchezza di allusioni al Battista, patrono di Firenze, ne fa sicuramente un lavoro di ambito fiorentino. La forma circolare era tipica di opere appese nelle anticamere o nelle camere da letto, il che farebbe pensare a un'opera per la devozione privata.
Alcuni hanno pensato che l'opera fosse stata commissionata dai Medici, in particolare il numero e la composizione dei personaggi raffigurerebbe la famiglia di Piero de' Medici: la moglie Lucrezia Tornabuoni come Maria, il giovane con il calamaio Lorenzo il Magnifico, accanto a suo fratello Giuliano, dietro sta Maria, mentre le due sorelle maggiori, Bianca a sinistra e Nannina, sorreggono la corona; il bambino in fasce sarebbe la piccola figlia di Lorenzo, Lucrezia.
In realtà si tratta solo di ipotesi, perché la prima menzione certa del dipinto risale al 1784, quando Ottavio Magherini lo vendette agli Uffizi. La composizione ebbe un notevole successo e oggi si conoscono almeno cinque dipinti con lo stesso soggetto, replicati da aiutanti di bottega del maestro (tra cui uno al Louvre, uno alla Pierpoint Morgan Library di New York e uno nella Collezione Hahn di Francoforte).
La Vergine, col Bambino sulle ginocchia, è incoronata da due angeli mentre sta scrivendo su un libro le parole del Vangelo di Luca: "Magnificat anima mea Dominum" (L'anima mia magnifica il Signore), il verso iniziale del cantico con cui Maria, durante la sua visita a sant'Elisabetta, ringrazia il Signore per essere stata scelta come veicolo dell'Incarnazione divina (Luca, I, 46). Essa è riccamente abbigliata, con la testa coperta da veli trasparenti e stoffe preziose ed i suoi capelli biondi si intrecciano con la sciarpa annodata sul petto. Il Bambino guida il suo braccio, testimoniando il perfetto accordo tra Dio e la sua prescelta. Altri due angeli tengono il libro e il calamaio dove Maria intinge la penna, mentre un terzo abbraccia questi ultimi due.

Nella pagina sinistra del libro si leggono alcune parole del Benedictus di Zaccaria, marito di Elisabetta, riguardo alla nascita del figlio Giovanni Battista (Luca I, 76-79) e rimanda quindi all'episodio della Visitazione. Gesù tiene nella mano il melograno, che è un simbolo di fertilità e di regalità (ha una corona ed è ricco di semi), inoltre i grani rossi rimandano al sangue della Passione, prefigurandola, e i chicchi tenuti insieme sotto la scorza ricordano l'unità della Chiesa.
Secondo André Chastel, Botticelli in questa opera cercò di coniugare il naturalismo classico con lo spiritualismo cristiano. Il tema sacro è adattato con originalità alla tavola.
La composizione dei personaggi si adatta perfettamente alla forma circolare, a partire dalla dolce curva della schiena della Madonna, che si piega come a proteggere il Bambino. Le linee di forza fanno convergere l'occhio verso l'elegante incontro delle mani di madre e figlio, verso il libro. Il punto più debole della composizione è nell'angelo di sinistra, che appare un po' troppo compresso nel ristretto spazio, richiedendo un braccio eccessivamente lungo.
Lo sfondo è composto da una finestra ad arco in pietra serena, oltre la quale si scorge un sereno paesaggio fluviale. La cornice di pietra dipinta schiaccia le figure in primo piano, che assecondano il movimento circolare della tavola in modo da far emergere le figure dalla superficie del dipinto, come se l'immagine fosse riflessa in uno specchio convesso ed allo stesso tempo la composizione è resa ariosa grazie alla disposizione dei due angeli reggilibro in primo piano che conducono attraverso un'ideale diagonale verso il paesaggio sullo sfondo. La leggera deformazione dà alla Vergine e al Bambino dimensioni leggermente maggiori rispetto agli altri personaggi, legandosi alle consuetudini devozionali del medioevo. Si tratta delle primissime avvisaglie della crisi che investì poi Firenze alla fine del secolo, con la morte di Lorenzo il Magnifico e l'instaurarsi della repubblica teocratica di Savonarola: il dipinto infatti mostra un distacco dal dato naturale, in favore di forme più sperimentali, sempre più lontane dalla lucida geometrica prospettica del primo Quattrocento.
I colori preziosi e brillanti, la linea di contorno nitida e chiara, l'eleganza lineare, il disegno impeccabile caratterizzano la tavola e sono tutte caratteristiche mutuate dall'esempio di Filippo Lippi, primo maestro di Botticelli. Dal Lippi deriva anche l'ideale della malinconica e perfetta bellezza della Vergine, come nella celebre Lippina, anche se Botticelli conferì alla sua Madonna un tono più aristocratico e irraggiungibile.


riccidorati il 13/11/13 alle 19:40
" Firenze stanotte sei bellaaaaaa in manto di stelleeeee...che in cielo risplendono tremule,come fiammelleeeee...""Dedicata a Firenze e a te splendido amico.Un bacione-one-one in allegriaaaaaa-Giulia

 
 
 

Messaggio variegato

Post n°717 pubblicato il 05 Novembre 2013 da giramondo595

Ci sono i gelati variegati, le torte variegate ed ogni tanto, specie nel mio blog...anche i messaggi diventano variegati..un gustoso misto di riflessione ed ironia 

  

Pimpirulin
Pimpirulin piangeva:
voleva mezza mela.
La mamma non l'aveva,
Pimpirulin piangeva.
A mezzanotte in punto
passò un aeroplano
e sotto c'era scritto:
"Pimpirulin, sta zitto!"

Questa filastrocca me la ha recitata una collega di lavoro originaria di Varese. Mi ha confidato che i suoi genitori gliela cantavano da bambina.

Le figlie della mia collega, due artiste in erba mi hanno regalato le  loro prime opere. Come ormai ben sanno gli assidui frequentatori del mio blog. Ogni tanto apro la mia pinacoteca al pubblico

 

 

Questo è uno scatto bucolico - naturalistico, realizzato qualche giorno fa a Maida, un paesino del catanzarese.

Questa storiella l' ho trovata su facebook. Mi è parsa importante, in quanto ci fa riflettere ed ho pensato di condividerla

 

Un giorno l' asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne. L'asino continuò a ragliare sonoramente per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi. Finalmente il contadino prese una decisione crudele: concluse che l'asino era ormai molto vecchio e che non serviva più a nulla, che il pozzo era ormai secco e che in qualche modo bisognava chiuderlo. Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare fuori l'animale dal pozzo. Al contrario chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a seppellire vivo l'asino. Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro al pozzo. L'asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente. Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto. Il contadino alla fine guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide. Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l'asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra. In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l'asino riuscì ad arrivare fino all'imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscirne trottando.

 

La vita andrà a buttarti addosso molta terra, ogni tipo di terra. Principalmente se sarai dentro un pozzo. Il segreto per uscire dal pozzo consiste semplicemente nello
scuotersi di dosso la terra che si riceve e nel salirci sopra.

 

Ricorda le cinque regole per essere felice:

 

1- Libera il tuo cuore dall'odio.

 

2- Libera la tua mente dalle preoccupazioni.

 

3- Semplifica la tua vita.

 

4- Da' di più e aspettati meno.

 

5- Ama di più e... accetta la terra che ti tirano addosso, poiché
essa può costituire la soluzione e non il problema.

 

"Tutti coloro che conquisteranno la gioia dovranno dividerla. La felicità è nata gemella."
(George Byron)

 

La fedelissima Arma dei Carabinieri ci dà preziosi consigli sul gioco d' azzardo

 

Ricerche archeologiche ed  antropologiche hanno testimoniato la presenza costante del gioco d'azzardo in ogni epoca, stato sociale e cultura.

 

Negli ultimi anni, in tutto il mondo, il gioco d'azzardo è diventato un fenomeno in forte espansione, anche per l'ausilio di nuove modalità telematiche (Internet) che ne hanno consentito l'accesso ad un pubblico sempre più ampio.

 

La maggiore facilità a partecipare alle lotterie e, in generale, a scommettere hanno incrementato la percentuale di soggetti che sono precipitati nel vortice del Gioco d'Azzardo Patologico (GAP). I sistemi di classificazione diagnostica internazionale lo definiscono un comportamento persistente, ricorrente e maladattativo di gioco che compromette le attività personali, familiari o lavorative.

 

 

In sintesi il gioco d'azzardo diventa una malattia quando assume un ruolo di eccessiva rilevanza nella vita quotidiana causando difficoltà economiche, personali e familiari, per reperire il denaro necessario al gioco.

 

 
La presenza di alcuni dei seguenti comportamenti - segnale potrebbe significare come il gioco d'azzardo sia diventato o stia diventando un problema:
◾ pensi al gioco tutti i giorni;
◾cerchi di rifarti sempre quando perdi;
◾spesso ti senti depresso per colpa del gioco;
◾ti capita di nascondere il tuo vizio del gioco a quelli che ti stanno più vicino;Un uomo che sogna delle carte da gioco.
◾qualche volta ti è capitato di prendere in prestito soldi dagli amici per giocare;
◾ogni tanto litighi con i tuoi familiari per colpa dei soldi o del gioco d'azzardo;
◾spesso ti capita di giocare più a lungo di quanto ti fossi proposto;
◾spesso ti capita di giocare finché rimani letteralmente al verde;
◾qualche volta non riesci a dormire per pensare al gioco d'azzardo;
◾ti succede di non pagare le bollette perché i soldi ti servono per giocare;
◾molte volte ti sei ripromesso di non giocare più senza riuscirci;
◾ti poni dei limiti che poi trovi difficile rispettare;
◾ti accorgi di minimizzare consapevolmente quando parli con qualcuno della frequenza o delle cifre che spendi per giocare;
◾il tuo ruolo di partner, di genitore o il tuo lavoro risentono del fatto che continui a pensare al gioco d'azzardo.

 

Se sono presenti alcuni di questi segnali, ecco qualche consiglio:

 

◾affronta apertamente il problema in famiglia e chiedi il sostegno dei tuoi cari. Riconoscere l'esistenza del problema è un primo passo verso la sua risoluzione. Ricorda che parecchie famiglie, ogni anno, incontrano grandi difficoltà economiche a causa del vizio del gioco;
◾parlane con il tuo medico di famiglia che saprà indirizzarti in centri specialistici. Il gioco d'azzardo patologico è un disturbo che si può curare con trattamenti terapeutici adeguati;
◾organizzati una attività ricreativa che possa sostituire il vizio del gioco;
◾devi convincerti che non serve tentare di risolvere il problema da solo ma è necessario un aiuto esterno.

 

 Tutti coloro che conquisteranno la gioia dovranno dividerla. La felicità è nata gemella."
(George Byron)

 

coloridivita
coloridivita il 05/11/13 alle 16:14 via WEB
Buon pomeriggio Pasquale, un post variegato, vero? ;)) Però sono tutti argomenti da trattare e parto dall'inizio, però promettimi che non ti annoi, ihihih! :)) Carina la filastrocca anche se non la conoscevo. Bellissimi i disegni delle piccole artiste in erba, i bambini sono meravigliosi e regalano gioia anche quando si esprimono con le matite colorate. Per quanto riguarda la storiella dell'asino, credo che sia di insegnamento a tutti, come lo è sempre la saggezza popolare e a me in particolar modo in questo ultimo periodo un pò difficilotto della mia vita. E da ultimo il problema del gioco, ogni volta che diventa ossessivo, che prende la testa e che induce a spendere molti soldini, vuol dire che bisogna preoccuparsi per davvero e correre ai ripari! Diventa patologico il gioco d'azzardo ed è necessario prendere coscienza della cosa e poi rivolgersi, se è il caso, ad esperti che possano aiutare chi è affetto dalla febbre del gioco, a smettere. Un bacio Pasquale caro, oggi mi è piaciuto più del solito commentarti perchè ho potuto parlare un pò di più con te ^___*
 
 
 
  
 
riccidorati il 06/11/13 alle 18:00 via WEB

Bella la morale della storia dell'asinello...e poi li chiamano asini!!!Per quanto riguarda il gioco, mi concedo qualche partitina a scala 40,o a burraco con gli amici ma non esiste azzardo. Mi fan pena coloro che credono di poter cambiare la loro vita col gioco,e in effetti nella maggioranza dei casi la cambiano,ma in peggio ,rovinandosela.Alla prossima Pasquale e tanti bacioniiiiiiii.Giulia

 

 

campese.carla il 07/11/13 alle 17:04 via WEB

Buon pomeriggio caro Pasquale. Sempre notevoli i tuoi post. Da animalista convinta mi ha molto colpito la crudeltà per il dolce asino. Loro ci fanno del bene ed ecco come vengono ripagati. Fortuna che è stato bravo anche se a fatica è riuscito a vivere ancora. I disegni sono tenerissimi i bambini sono una fonte inesauribile di bontà. Io ho conservato tutti quelli fatti da mia figlia. Pasquale ti auguro di cuore un sereno pomeriggio. Con bene. Carla

 
 
 

in ricordo dei nostri cari defunti

Post n°716 pubblicato il 02 Novembre 2013 da giramondo595

Con le insolite immagini del cimitero del mio paesino natio

 

si apre questo messaggio, dedicato al ricordo dei nostri cari


Quì sono sepolti mio padre, mia nonna,i miei zii..
e tanti altri parenti ed amici.
Passeggiando lungo i vialetti del cimitero,
ho rivissuto la mia vita,rincontrando idealmente
Tutti coloro che mi hanno visto crescere e dalle quali
ho imparato tantissimo..


Alla loro memoria ed in memoria di tutti i defunti
dell' universo, di quelli degli amici del blog
e chi chiunque passi di qui. Voglio dedicare questo saluto

 

A tutti i defunti
và la nostra preghiera.
L' eterno riposo

 

L'eterno riposo dona loro,
o Signore,
e splenda ad essi la luce
perpetua.
Riposino in pace. Amen.

Questa bellissima opera è di Pieter Bruegel il Vecchio
conservata al Museo del Prado in Spagna,è stata dipinta
il 1562 ed ha per titolo Il trionfo della morte

 

L'omaggio prosegue con il principe Antonio De Curtis
e la sua splendida poesia  'A Livell
a

e due splendide poesie di Cesare Pavese ed Ugo Foscolo 

 

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Cesare Pavese

 

All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d'erbe famiglia e d'animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l'ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell'amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?
Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
tutte cose l'obblío nella sua notte;
e una forza operosa le affatica
di moto in moto; e l'uomo e le sue tombe
e l'estreme sembianze e le reliquie
della terra e del ciel traveste il tempo.
Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l'illusïon che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de' suoi? Celeste è questa
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall'insultar de' nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.
Sol chi non lascia eredità d'affetti
poca gioia ha dell'urna; e se pur mira
dopo l'esequie, errar vede il suo spirto
fra 'l compianto de' templi acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d'lddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.
Pur nuova legge impone oggi i sepolcri
fuor de' guardi pietosi, e il nome a' morti
contende. E senza tomba giace il tuo
Sacerdote o Talia, che a te cantando
nel suo povero tetto educò un lauro
con lungo amore, e t'appendea corone;
e tu gli ornavi del tuo riso i canti
che il lombardo pungean Sardanapalo,
cui solo è dolce il muggito de' buoi
che dagli antri abdüani e dal Ticino
lo fan d'ozi beato e di vivande.
O bella Musa, ove sei tu? Non sento
spirar l'ambrosia, indizio del tuo nume,
fra queste piante ov'io siedo e sospiro
il mio tetto materno. E tu venivi
e sorridevi a lui sotto quel tiglio
ch'or con dimesse frondi va fremendo
perché non copre, o Dea, l'urna del vecchio
cui già di calma era cortese e d'ombre.
Forse tu fra plebei tumuli guardi
vagolando, ove dorma il sacro capo
del tuo Parini A lui non ombre pose
tra le sue mura la città, lasciva
d'evirati cantori allettatrice,
non pietra, non parola; e forse l'ossa
col mozzo capo gl'insanguina il ladro
che lasciò sul patibolo i delitti.
Senti raspar fra le macerie e i bronchi
la derelitta cagna ramingando
su le fosse e famelica ululando;
e uscir del teschio, ove fuggia la luna,
l'úpupa, e svolazzar su per le croci
sparse per la funerëa campagna
e l'immonda accusar col luttüoso
singulto i rai di che son pie le stelle
alle obblïate sepolture. Indarno
sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti
non sorge fiore, ove non sia d'umane
lodi onorato e d'amoroso pianto.
Dal dí che nozze e tribunali ed are
diero alle umane belve esser pietose
di se stesse e d'altrui, toglieano i vivi
all'etere maligno ed alle fere
i miserandi avanzi che Natura
con veci eterne a sensi altri destina.
Testimonianza a' fasti eran le tombe,
ed are a' figli; e uscían quindi i responsi
de' domestici Lari, e fu temuto
su la polve degli avi il giuramento:
religïon che con diversi riti
le virtú patrie e la pietà congiunta
tradussero per lungo ordine d'anni.
Non sempre i sassi sepolcrali a' templi
fean pavimento; né agl'incensi avvolto
de' cadaveri il lezzo i supplicanti
contaminò; né le città fur meste
d'effigïati scheletri: le madri
balzan ne' sonni esterrefatte, e tendono
nude le braccia su l'amato capo
del lor caro lattante onde nol desti
il gemer lungo di persona morta
chiedente la venal prece agli eredi
dal santuario. Ma cipressi e cedri
di puri effluvi i zefiri impregnando
perenne verde protendean su l'urne
per memoria perenne, e prezïosi
vasi accogliean le lagrime votive.
Rapían gli amici una favilla al Sole
a illuminar la sotterranea notte,
perché gli occhi dell'uom cercan morendo
il Sole; e tutti l'ultimo sospiro
mandano i petti alla fuggente luce.
Le fontane versando acque lustrali
amaranti educavano e vïole
su la funebre zolla; e chi sedea
a libar latte o a raccontar sue pene
ai cari estinti, una fragranza intorno
sentía qual d'aura de' beati Elisi.
Pietosa insania che fa cari gli orti
de' suburbani avelli alle britanne
vergini, dove le conduce amore
della perduta madre, ove clementi
pregaro i Geni del ritorno al prode
cne tronca fe' la trïonfata nave
del maggior pino, e si scavò la bara.
Ma ove dorme il furor d'inclite gesta
e sien ministri al vivere civile
l'opulenza e il tremore, inutil pompa
e inaugurate immagini dell'Orco
sorgon cippi e marmorei monumenti.
Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,
decoro e mente al bello italo regno,
nelle adulate reggie ha sepoltura
già vivo, e i stemmi unica laude. A noi
morte apparecchi riposato albergo,
ove una volta la fortuna cessi
dalle vendette, e l'amistà raccolga
non di tesori eredità, ma caldi
sensi e di liberal carme l'esempio.
A egregie cose il forte animo accendono
l'urne de' forti, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra
che le ricetta. Io quando il monumento
vidi ove posa il corpo di quel grande
che temprando lo scettro a' regnatori
gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
di che lagrime grondi e di che sangue;
e l'arca di colui che nuovo Olimpo
alzò in Roma a' Celesti; e di chi vide
sotto l'etereo padiglion rotarsi
piú mondi, e il Sole irradïarli immoto,
onde all'Anglo che tanta ala vi stese
sgombrò primo le vie del firmamento:
- Te beata, gridai, per le felici
aure pregne di vita, e pe' lavacri
che da' suoi gioghi a te versa Apennino!
Lieta dell'aer tuo veste la Luna
di luce limpidissima i tuoi colli
per vendemmia festanti, e le convalli
popolate di case e d'oliveti
mille di fiori al ciel mandano incensi:
e tu prima, Firenze, udivi il carme
che allegrò l'ira al Ghibellin fuggiasco,
e tu i cari parenti e l'idïoma
désti a quel dolce di Calliope labbro
che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma
d'un velo candidissimo adornando,
rendea nel grembo a Venere Celeste;
ma piú beata che in un tempio accolte
serbi l'itale glorie, uniche forse
da che le mal vietate Alpi e l'alterna
onnipotenza delle umane sorti
armi e sostanze t' invadeano ed are
e patria e, tranne la memoria, tutto.
Che ove speme di gloria agli animosi
intelletti rifulga ed all'Italia,
quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi
venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
Irato a' patrii Numi, errava muto
ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo
desïoso mirando; e poi che nullo
vivente aspetto gli molcea la cura,
qui posava l'austero; e avea sul volto
il pallor della morte e la speranza.
Con questi grandi abita eterno: e l'ossa
fremono amor di patria. Ah sí! da quella
religïosa pace un Nume parla:
e nutria contro a' Persi in Maratona
ove Atene sacrò tombe a' suoi prodi,
la virtú greca e l'ira. Il navigante
che veleggiò quel mar sotto l'Eubea,
vedea per l'ampia oscurità scintille
balenar d'elmi e di cozzanti brandi,
fumar le pire igneo vapor, corrusche
d'armi ferree vedea larve guerriere
cercar la pugna; e all'orror de' notturni
silenzi si spandea lungo ne' campi
di falangi un tumulto e un suon di tube
e un incalzar di cavalli accorrenti
scalpitanti su gli elmi a' moribondi,
e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
Felice te che il regno ampio de' venti,
Ippolito, a' tuoi verdi anni correvi!
E se il piloto ti drizzò l'antenna
oltre l'isole egèe, d'antichi fatti
certo udisti suonar dell'Ellesponto
i liti, e la marea mugghiar portando
alle prode retèe l'armi d'Achille
sovra l'ossa d'Ajace: a' generosi
giusta di glorie dispensiera è morte;
né senno astuto né favor di regi
all'Itaco le spoglie ardue serbava,
ché alla poppa raminga le ritolse
l'onda incitata dagl'inferni Dei.
E me che i tempi ed il desio d'onore
fan per diversa gente ir fuggitivo,
me ad evocar gli eroi chiamin le Muse
del mortale pensiero animatrici.
Siedon custodi de' sepolcri, e quando
il tempo con sue fredde ale vi spazza
fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
di lor canto i deserti, e l'armonia
vince di mille secoli il silenzio.
Ed oggi nella Troade inseminata
eterno splende a' peregrini un loco,
eterno per la Ninfa a cui fu sposo
Giove, ed a Giove diè Dàrdano figlio,
onde fur Troia e Assàraco e i cinquanta
talami e il regno della giulia gente.
Però che quando Elettra udí la Parca
che lei dalle vitali aure del giorno
chiamava a' cori dell'Eliso, a Giove
mandò il voto supremo: - E se, diceva,
a te fur care le mie chiome e il viso
e le dolci vigilie, e non mi assente
premio miglior la volontà de' fati,
la morta amica almen guarda dal cielo
onde d'Elettra tua resti la fama. -
Cosí orando moriva. E ne gemea
l'Olimpio: e l'immortal capo accennando
piovea dai crini ambrosia su la Ninfa,
e fe' sacro quel corpo e la sua tomba.
Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto
cenere d'Ilo; ivi l'iliache donne
sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando
da' lor mariti l'imminente fato;
ivi Cassandra, allor che il Nume in petto
le fea parlar di Troia il dí mortale,
venne; e all'ombre cantò carme amoroso,
e guidava i nepoti, e l'amoroso
apprendeva lamento a' giovinetti.
E dicea sospirando: - Oh se mai d'Argo,
ove al Tidíde e di Läerte al figlio
pascerete i cavalli, a voi permetta
ritorno il cielo, invan la patria vostra
cercherete! Le mura, opra di Febo,
sotto le lor reliquie fumeranno.
Ma i Penati di Troia avranno stanza
in queste tombe; ché de' Numi è dono
servar nelle miserie altero nome.
E voi, palme e cipressi che le nuore
piantan di Priamo, e crescerete ahi presto
di vedovili lagrime innaffiati,
proteggete i miei padri: e chi la scure
asterrà pio dalle devote frondi
men si dorrà di consanguinei lutti,
e santamente toccherà l'altare.
Proteggete i miei padri. Un dí vedrete
mendico un cieco errar sotto le vostre
antichissime ombre, e brancolando
penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne,
e interrogarle. Gemeranno gli antri
secreti, e tutta narrerà la tomba
Ilio raso due volte e due risorto
splendidamente su le mute vie
per far piú bello l'ultimo trofeo
ai fatati Pelídi. Il sacro vate,
placando quelle afflitte alme col canto,
i prenci argivi eternerà per quante
abbraccia terre il gran padre Oceàno.
E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane
.

Concludo  questo omaggio con alcuni dei vostri splendidi commenti

 

il.poeta1
Pregare per chi non c'è piu e anche per coloro hanno lavorato una vita per avere qualcosa di suo e oggi non hanno nemmeno dove dormire.Che dio solo LUI li aiuti....:))Buona giornata...:))Sal.

 

manuela1966
"Immagino la vita come un viaggio che va dal mare alla montagna, attraverso enormi vallate, a volte esse sono di verde erba e fiori, a volte di appuntiti sassi e rovi; i nostri piedi, sono la nostra anima".

 

Rita5675
Noi siamo cio' che i nostri avi sono stati...
ricordarli è farli continuare a vivere....
non le cose del mondo fanno grande la memoria,
ma l'amore che ci hanno dato

 

 
 
 
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 MESSAGGIO PER I GIOVANI

...Droga e alcool portano alla distruzione fisica e mentale!!! La vita e' troppo bella per essere distrutta dalle sostanze!!!!!! Vogliatevi bene !!!

http://spazio.libero.it/SARA28LUGLIO/

 

 

UN CALOROSO ABBRACCIO A TUTTI VOI

   BENVENUTI NEL MIO BLOG

   BENVENUTI NEL MIO BLOG 

 

 

 

AREA PERSONALE

 

CITAZIONI DI

Beata Madre Teresa di Calcutta


Quello che noi facciamo
è solo una goccia nell'
oceano,
ma se non lo facessimo
l'oceano avrebbe una
goccia
in meno

Non importa quanto
si dà
ma quanto amore si
mette nel dare.


Trova un minuto
per pensare,
trova un minuto
per pregare,
trova un minuto
per ridere.

La peggiore malattia
dell'uomo?
La solitudine.


Le parole gentili
possono essere brevi
e facili da pronunciare
ma la loro eco è infinita.

 

 

GRAZIE AMICI QUESTI REGALI SONO PER VOI

 

          Grazie Solic

 

Grazie diana.fini

 

 Grazie Trappolinax ( Wanda )

Grazie aumania_12 ( Alisia )

Grazie Trappolinax ( Wanda )

grazie STREGAPORFIDIA (Sonia)

questi splendidi regali,
li voglio
dedicare a
tutti voi amici

Aforismi 

Edward Morgan Forster è stato uno scrittore
britannico,autore di racconti brevi,
di romanzi e saggi letterari.
Da alcuni suoi romanzi sono stati
tratti film di grande successo come:
Passaggio in India (1984, regia di David Lean)
Camera con vista (1986, regia di James Ivory),
Maurice(1987, regia di James Ivory)
e Casa Howard (1992, regia di James Ivory).


Se è facile raccontare la vita,
ben più difficile è viverla,
e siamo tutti dispostissimi a
chiamare in causa "i nervi",o qualsiasi
altra parola d'ordine che serva a
occultare i nostri desideri.
( Edward Morgan Forster )

 Albert Einstein è stato un fisico
a soli 26 anni, ha mutato
il modello istituzionale di
interpretazione
del mondo fisico


E' più facile spezzare
un'atomo, che
un pregiudizio
( Albert Einstein )

 

GRAZIE PER I VOSTRI DONI

       Carissimi amici,
       grazie a tutti
       per i vostri doni.
       Questi sono solo
       una piccolissima
       rappresentanza
       della vostra amicizia
       ed affetto.
       sono felicissimo di
       ciò...bacioni
        a tutti

      vivi la vita    

      Grazie agli amci Trappolinax e luce 1001 per
      i bellissimi regali per il compleanno del mio blog

                    

               

 

SAGGEZZA POPOLARE ANDREOLESE

Cu ava focu campau,cu ava pana moriu.
Chi ha del fuoco è vissuto,
chi ha pane è morto a causa del freddo

'A casa mbidìàta,o pòvara o malàta.
La casa ch'è oggetto d'invidia va
incontro a povertà o malattia.

A bbona lavandàra on manca petra.
Ad una brava lavandaia non manca
pietra (su cui lavare).

E cu' t'affìdi, ti nganni.
Sulla persona a cui presti
fiducia ti sbagli (facilmente).

Canta lu gaddru e si scòtula li pinni.
Il gallo canta e si scuote le piume.
(Si dice di persona che di un fatto
non vuole assumersi alcuna responsabilità
e "se ne lava le mani", come Pilato.

Per altri curiosi proverbi andreolesi:

http://www.andreolesi.com/dialetto/proverbi.htm

 

FRASI CELEBRI

Golda Meir, fu una donna politica
israeliana, quarto premier d'Israele
e prima donna a guidare il governo
del suo Paese.

La vecchiaia è come un aereo
che punta in una tempesta.
Una volta che sei a bordo non puoi
più fare niente
(Golda Meir)

Anton Pavlovič Čechov è stato uno
scrittore, drammaturgo e
medico russo.
Laureatosi in medicina,
scriveva novelle di notte.

L' intelligente
ama istruirsi,
lo stupido istruire.
( Anton Cecov )

Non sappiamo cosa può accaderci
in quello strano guazzabuglio che è la vita.
Possiamo però decidere quello che avviene
in noi, come affrontarlo, che uso farne...
ed è questo, in conclusione,
ciò che conta.
( Joseph Fortton )

 

Henry Ford è stato un imprenditore statunitense.
Fu uno dei fondatori della Ford Motor Company,
società produttrice di automobili, ancora oggi
una delle maggiori società del settore negli
USA e nel mondo.

Chiunque smetta di imparare è vecchio,
che abbia venti o ottant'anni.
Chiunque continua a imparare resta
giovane. La più grande cosa
nella vita è mantenere la
propria mente giovane.
( H. Ford )

Riflessioni sul Tempo ... Il passato rivive ogni giorno perché non è mai passato. (Proverbio Africano); Il tempo è un grande maestro, ma sfortunatamente uccide tutti i suoi studenti. (Hector Berlioz);        Una briciola d’oro non può comprare una briciola di tempo. (Proverbio Cinese);                                            Quando ogni uomo avrà raggiunto la felicità, il tempo non ci  sarà più. (Fëdor Dostoevskij)Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J Lennon )Un giorno senza un sorriso è un giorno perso.(Charlie Chaplin) L'unica cura per l'acne giovanile è la vecchiaia.( Totò )Ogni minuto muore un imbecille e ne nascono due. ( Eduardo De Filippo )Chi vive troppo tempo in un luogo perfetto finisce per annoiarsi. (Paulo Coelho)

 
 

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