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DE CANIO: ESPERIENZA E CARATTERE ALLA CORTE DI PULVIRENTI

Post n°9446 pubblicato il 07 Novembre 2013 da liotroct46
 

Maran dice addio al Catania, e questa oramai non è più una notizia. Ciò che sarebbe interessante sapere sono le diverse motivazioni che hanno condotto la società Calcio Catania, poco avvezza a questo tipo di decisioni, a cambiare la guida tecnica della prima squadra. No, non è solo curiosità tipica da rotocalco femminile ciò che ci spinge a ricercare i motivi di questa scelta, ma provare a comprendere la cause, che hanno avuto come effetto il cambio in panchina, significherebbe anche risalire ai troppi mali che, da un paio di mesi a questa parte, affliggono la squadra.

I cinque esigui punti in classifica, dopo otto giornate, in fondo basterebbero e avanzerebbero come motivazione senza appello a questa dolorosa scelta, lasciandoci liberi di non frugare dietro le quinte dove partoriscono queste decisioni. Ma sarebbe un accontentarsi di poco. Non fosse altro che, una volta comprese le “vere” motivazioni di questo disastroso inizio campionato, saremmo curiosi(adesso sì) di capire se il nuovo tecnico ha tutte le carte in regola, e la cura giusta, per porvi rimedio.

Ci chiediamo, ad esempio, se effettivamente la tanto additata preparazione atletica sia stata una delle principali cause di certe inguardabile prestazioni di alcuni giocatori, lecito dubbio che pone, a sua volta, un ulteriore quesito. Difatti, se così fosse, come potrà rimediare a ottobre Gigi De Canio?

Altro argomento che merita la nostra attenzione: tra le tanti voci che si rincorrono, sulle possibili cause delle deludenti performance dei rossazzurri, rispunta la “solita” storia della spaccatura all’interno dello spogliatoio, stavolta tra la squadra e il tecnico. E’ un classico. Quando i risultati non arrivano si tira sempre fuori, dal cilindro magico delle supposizioni, questa, trita e ritrita argomentazione che è quasi sempre la risposta a tutte le motivazioni.

Stavolta, però, pensiamo che un fondo di verità ci sia. E’ apparso a tutti molto strano quell’arretrare ad oltranza nel secondo tempo a Cagliari, a fronte di un Maran che quasi strappava la camicia a forza di sbracciarsi per cercare di fare salire la squadra che, sorda a questi richiami, si attestava, fin dal primo minuto di gioco della ripresa, dietro la linea del centrocampo a difendersi come se mancassero soli pochi istanti alla fine. Erano, forse, così assordanti i cinquemila tifosi sardi da impedire che la voce di Maran arrivasse fino in campo? O il vero sordo è colui che non voleva ascoltare?

Maldicenze o concrete ipotesi a parte, come mai viene così tanta pubblicizzata, come caratteristica principale del nuovo allenatore, quella di essere conosciuto come un sergente di ferro? Occorreva ordine e disciplina nello spogliatoio? Forse.

Infine, altra questione sul banco degli imputati: le errate scelte tecniche e di modulo. Messo alle strette dagli eventi che si susseguivano durante l’incontro ocausa infortuni, il tecnico veneto troppe volte andava in confusione, non riuscendo a leggere con oculatezza la gara senza trovare, di conseguenza, tra le varie soluzioni possibili quella giusta.

Un mestiere non s’inventa dall’oggi al domani anche se questa ipotesi stride, in parte, con la bellissima stagione scorsa. In sintesi, dalla tante supposizioni che si potrebbero fare, due emergono con forza su altre: per dare una svolta decisiva a questo pericoloso andazzo occorreva una iniezione d’esperienza e carattere e, almeno su questo, De Canio non dovrebbe tradire le attese. Per il resto attendiamo le risposte dall’unico giudice che ha voce in capitolo: il campo.

Tutto l’ambiente chiedeva una risposta da parte della società e questa, finalmente, c’è stata. Per adesso cosa vogliamo di più? Magari un lucano.


 
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