ROY1978

IL LAVORO


Mia madre e sua sorella minore Anna,da ragazzine hanno cominciato a imparare un mestiere:quello delle calzolaie a cottimo.La sorella maggiore invece prese il diploma di sarta.Mamma e zia Anna avevano poco più di dieci anni quando cominciarono a lavorare,"rubando"il mestiere alle"maestre",che a loro volta l'avevano appreso da altre donne,che prima di loro avevano lavorato per anni a domicilio parti di scarpe per conto di piccole fabbriche.Una catena che si sarebbe spezzata solo quando la gente fosse nata senza i piedi.Un'attività,quella dei calzaturifici,che per anni non ha conosciuto un solo momento di flessione,nel Napoletano.Un'attività fiorente,che dava lavoro a donne in cerca di emancipazione purché avessero volontà di imparare e destrezza.La velocità è essenziale quando si lavora a cottimo,perché com'è noto la paga si basa su quanto si è prodotto in un giorno,una settimana,un mese.Un'altra mia parente dopo 50 anni passati a incollare con mastice e pestello pezzi di stoffa e cuoio ha consumato la cartilagine di una spalla.Certo il capo della fabbrica risparmiava fior di quattrini in tasse non assumendo regolarmente nessuno,ma il denaro circolava e-ve lo garantisco-nessuno si sarebbe lamentato di ritrovarsi a 60 anni senza un solo giorno di contributi inps versati.Dove sta allora il problema?Quando mia madre e mia zia mi hanno raccontato negli anni aneddoti legati alla loro esperienza,mi sono sempre sentito avvampare di collera.Mi succede,quando m'imbatto nell'ingiustizia.Quando le maestre assumevano un'apprendista le facevano fare anche i mestieri di casa,la spesa e magari persino cucinare.Accompagnare i figli a scuola e andare a ripenderli era sottinteso,come andare a ritirare dalle fabbriche i materiali e consegnare il prodotto finito,farsi pagare,stare attente al resto,ai soldi falsi,ecc.ecc.Spesso si trattava,ripeto,di bambine di 10/11 anni.I miei provengono da famiglie numerosissime,di quelle dove lo stato di famiglia è un quaderno e non un singolo foglio,e dove era già tanto se i figli finivano le elementari,visto il bisogno costante di soldi che c'era in casa.Mia zia tornava a casa all'ora di pranzo,e fra andata e ritorno perdeva circa un'ora di lavoro,così la maestra propose a mia nonna di lasciare che la bambina mangiasse da lei.Alle 12-00 le dava un boccone,che la piccola consumava accanto al tavolino cui era quasi legata da una catena al piede,come Ben-Hur sulla galea.Sembra una di quelle scene patetiche raccontate nelle favole e nei film apposta per commuovere,ma è così.La maestra,benché madre,perdeva ogni sitinto materno verso quelle bambine e le valutava col freddo cinismo di chi deve produrre fatturato,così quell'ora risparmiata era per lei un'ora di lavoro guadagnata.Tempo fa vidi un programma di Carlo Lucarelli sugli incidenti sul lavoro.La causa principale di tante disgrazie è indicata come sempre la stessa:la fretta.La pressione che viene messa addosso all'operaio affinché produca di più e più velocemente, riducendo al minimo le pause caffé,la pausa pranzo e magari anche quelle per andare al cesso.Quando tornavano a casa,di sera,le allieve avevano un ultimo compito da svolgere.Il meno gravoso ma forse anche il più umiliante:buttare il sacco della spazzatura. Assumere una colf,con la paga solo simbolica data alle apprendiste,sarebbe stato uno sfregio alla miseria...quale fesso l'avrebbe fatto?Distratta da tante incombenze un ragazza,per quanto sveglia,ci metteva parecchio tempo ad imparare il mestiere e affrancarsi da quella schiavitù.Mia madre alla fine rinunciò,per vari motivi.Non era una sciocca,ma quel mestiere proprio non le piaceva. Se fosse diventata una maestra calzolaia magari avrebbe trattato una bambina come era stata trattata lei,rivalendosi con viltà su un'innocente.Ne dubito conoscendola,ma non posso escluderlo.Con gli anni mi sono reso conto con amaro disincanto che il "nonnismo"è un atteggiamento molto comune,e proprio per questo"umano".