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Runner's Idea

Corri per vincere, corri per partecipare, corri per scappare...basta che tu corra

 

 

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La MIA 100 km del Passatore

Post n°61 pubblicato il 31 Maggio 2012 da daveflowers

 

Domenica 27 maggio 2012, ore 5:03 AM.

Ce l’ho fatta. E’ stata una esperienza indimenticabile e ce l’ho fatta. Chi l’avrebbe mai detto 10 e passa anni fa (ottobre 2001) quando mi avvicinavo con curiosità al mondo (fino ad allora da me snobbato) del podismo. Ricordo distintamente che su una delle prime riviste specializzate da me acquistate si parlava di corse sulla distanza dei 100 km ed all’epoca mi ero domandato quanti fossero i giorni a disposizione per coprire una tale distanza. Fantascienza, follia, esagerazione. Dopo un viaggio di più di 10 anni eccomi qui in Via de’ Calzaiuoli a Firenze, insieme ad altri 2.200 partecipanti (ma soprattutto insieme al mio amico Fesa) in un caldo pomeriggio di fine maggio. La tensione è alta perché me lo sono detto e ripetuto fino alla noia: questa è un’occasione unica che difficilmente si ripresenterà. Godiamoci l’attimo e vediamo come va a finire, l’importante è provarci e darci dentro secondo le mie possibilità. 

A Firenze ci arrivo sabato mattina, con treno Frecciarossa (ben frequentato da numerosi podisti che hanno fatto la mia stessa scelta logistica) da Milano a Firenze. Treno puntualissimo che alle 11:20 mi conduce nello splendido capoluogo toscano. Mi incontro con Fesa, arrivato cinque minuti prima da Faenza (dove ha strategicamente parcheggiato l’auto), fermo al binario ad aspettarmi in splendida e battagliera forma.

Ometto per ovvie ragioni tutta la fase pre-gara con ritiro pettorali, pranzo e riti per ingannare l’attesa: tutto condiviso con l’amico Fesa, in una indimenticabile 3 ore fiorentina che ricorderò a lungo.

Torniamo alla corsa, anzi a LA CORSA: a Firenze fa caldo, nonostante le previsioni del tempo avessero dato pioggia. Può non essere un problema eccessivo perché ho letto fino a sapere a memoria che il ritmo va tenuto basso, basso, bassissimo. Da internet ho fatto mia la citazione di un corridore veterano che dice a riguardo del ritmo da tenere al Passatore: “Quando ti sembrerà di andare piano, starai andando ancora troppo forte”.

Siamo ormai arrivati al momento di lasciare le borse: il borsone 1 va sul camion diretto a Faenza, mentre la borsa 2 va sul pullman diretto al Passo della Colla (per la cronaca: le borse avevo cominciato a prepararle da martedì, perdendomi ogni sera della settimana in uno snervante dentro-fuori di calze, pantaloncini, magliette, cappellini, creme tutte secondo una lista che venerdì’ sera era scarabocchiata in tutti i punti). Fesa opta anche per un tecnico camelback per portare con sé lungo il percorso un primo cambio e gadget tecnologici. Io scelgo, con intenzione di tenerlo almeno fino alla Colla, un marsupio in cui metto una maglietta da indossare per la prima parte della sera, acqua e noci sgusciate. Al polso mi lego il bandana giallo regalo della mia unica e inimitabile Nana. Nana, penso anche a te in questo momento che aspetto da 10 anni, e molte volte lungo il percorso guarderò quel bandana e il tuo pensiero mi farà sorridere e qualche volta commuovere.

Ore 15 di sabato 26 maggio 2012: in un clima di festa, tra più di 2000 persone, con una temperatura calda ma direi accettabile si parte! Io e Fesa fianco a fianco per questa avventura. Ora non si torna più indietro, fatto il primo dei quasi 100.000 passi che occorreranno per arrivare a Faenza. Grande emozione e grande piacere a correre a fianco di Fesa. Due calcoli (la pretattica l’abbiamo lasciata a casa stavolta): allenato mi sento abbastanza allenato, nell’ultimo periodo ho corso con molta costanza e regolarità. Il punto è la qualità dell’allenamento: non ho mai corso per più di 21/22 km in questo periodo, ho partecipato da inizio anno solo ad una mezzamaratona competitiva (la Mezza delle Due Perle) ma soprattutto non corro una maratona completa dal dicembre 2007 (Milano City Marathon). Andrò piano, andrò pianissimo, poi ho Fesa di fianco e si sa: in due ci si aiuta e ci si dà una mano e poi…SPEREM…

Nel marsupio ho strategicamente inserito un foglietto con indicati i passaggi (ogni 10 km) da tenere per finire in 14 ore e 38 minuti, il che presuppone di correre almeno fino a Borgo San Lorenzo a 7’ / km di media: praticamente una lumaca stanca. E la lumaca però all’inizio è bella baldanzosa, con Fesa si chiacchiera e si scherza, tenendo maniacalmente sotto controllo ogni minima reazione del fisico e della psiche. Comincia la prima salita, quella che porta a Fiesole. Molti concorrenti vanno al passo, con un atteggiamento lodevolmente prudente. Io e Fesa ci interroghiamo sul da farsi e decidiamo di salire comunque di corsa, piano ma sempre di corsa. Si sale bene e il cielo coperto permette anche alla temperatura di mantenersi non troppo elevata. Al ristoro di Fiesole dopo circa 7,5 km ci fermiamo un paio di minuti per bere e bagnarci il capo. Morale alto e voglia di correre tantissima. Si sale ancora e dopo il terzo ristoro riceviamo una bella iniezione di fiducia al morale: ci passa una macchina al seguito di qualche concorrente e la signora alla guida ci urla: “Ma siete della Podistica Arona? Dai! Bravi!”. Oh, mi sento caricatissimo: “Let’s go Arona!” ci si saluta e si prosegue. Si prosegue sempre con una corsa fluida e, quasi senza accorgerci, eccoci al primo traguardo (psicologico): Vetta Le Croci. Tantissime macchina a bordo strada, aria da grigliata e da festa di paese, vaporizzatori che danno refrigerio e ristoro dal caldo che, quando il sole esce dalle nuvole, si sente eccome. Si comincia a scendere, direzione Borgo San Lorenzo. Io e Fesa sempre assieme ma l’amico patisce la discesa (che forse percorriamo ad un ritmo troppo sostenuto), in alcuni tratti ci allontaniamo e poi ci riprendiamo. Beviamo a tutti i ristori, dove approfittiamo sempre per fare qualche breve pausa. Fesa ha l’aria un po’ stanca ma lo spirito è battagliero e l’uomo ha la scorza del lottatore. Ci perdiamo quasi definitivamente nei falsipiani dalle parti di Faltona (km 27 circa) ed è un peccato, ma sono sicuro che ci rivedremo più in alto (se ci arriveremo). Preferiamo mantenere il nostro passo, in modo da non perdere il ritmo che stiamo entrambi mantenendo. Ora sono solo e decido di tenere sempre la massima prudenza. Si arriva a Borgo San Lorenzo e passo sotto il primo rilevamento cronometrico (km 31,500) in 4 ore 8 minuti. Si attraversa Borgo San Lorenzo per la via dello shopping cittadino, la gente ti applaude e ti incita. Mi sento bene, bevo e proseguo per la salita che comincia appena fuori il centro abitato. Sulle prime rampe incontro addirittura Mario Fattore (campione del mondo 100 km nel 2002 e 2003), che sta evidentemente facendo poco più di una passeggiata. Comunque lo catalogo tra gli “incontri incredibili”. La salita, che affronto in modo ultra-prudente a causa di tutto quello che ho letto, in realtà è – almeno nella prima parte – corribile. Bella sorpresa che mi carica nello spirito. Si continua a salire e comincio anche ad avere un po’ di freddo, ma tanto so che prima o poi potrò infilarmi la maglia sotto la canottiera. Continuo a correre e in testa mi ripeto come un mantra: “Se fossi venuto fin qui per camminare me ne sarei potuto restare a casa a fare una passeggiata”. Panicaglia, ecco il momento di fermarsi un paio di minuti e di mettersi addosso la maglietta: è come avere una seconda pelle, asciutta e calda e sembra di rinascere. Si sale per luoghi finora letti solo sulle carte e nei racconti della Cento: Ronta e si comincia a fare dura la salita, passaggio al cartello della maratona (km 42,195) con foto ricordo (e pensiero che va all’ultima volta sulla classica distanza, dicembre 2007 alla MCM con Simone). Ora alterno passo (cercando di andare spedito) a corsa (necessaria per non imballare troppo i muscoli e non “abituare troppo bene” le gambe a stare sotto ritmo). Faccio parte di un gruppetto ormai da qualche km, non ci si parla ma si sa esattamente cosa faranno i vari componenti: c’è un ragazzo alto e rosso di capelli con passo bello spedito, c’è un altro corridore con la maglia di Cristiano Ronaldo. Bel gruppetto davvero, ci si alterna alla testa e ci si dà la carica tacitamente. Ad un certo punto di questa metafisica salita un occasionale compagno di viaggio esclama: “ Comincio a sentire odore di Colla”, “Profumo, direi” ribatto io. Ho capito che ci siamo, che siamo arrivati (quasi) in cima. In effetti dopo due tornanti ecco le macchine delle varie assistenze parcheggiate a bordo strada, ecco la curva a destra delimitata dal rifugio e dal ristorante (chissà come si mangia, dicono benissimo ma oggi non c’è tempo neanche per un aperitivo) e finalmente a 50 metri il rilevamento cronometrico. Ci passo sorridendo e con pollice alzato, precedendo di qualche metro Cristiano Ronaldo e il Rosso. Poi ognuno per la sua strada: io mi fermo secco a destra sotto il tendone dove sono depositate le borse per il cambio. Non mi guardo molto attorno perché voglio tenere alta la concentrazione. Mi asciugo e mi cambio integralmente, tenendo solo le calze Kerrimor alte (FANTASTICHE compagne di viaggio) e le fide Nike Air Pegasus (nonostante in un “impeto previdenziale” avessi portato anche delle scarpe di ricambio, che ovviamente non serviranno). Borsa riconsegnata e dopo un quarto d'ora abbondante sono pronto per scendere. Provo a chiamare casa ma – ca va san dire – il telefono non prende. Pazienza ci si sentirà più tardi. Occhio all’orologio e vedo che sono le 21:27. Sono in media perfetta, ora inzia però il difficile. E me ne accorgo subito: la discesa è infida e picchia duro, le gambe sono legnose e correre è molto impegnativo a livello meccanico. Cammino di tanto in tanto per non affaticarmi troppo. Decido di non guardare il cronometro per non farmi influenzare. Si va avanti, sempre e comunque. Il paese di Casaglia, si scende di nuovo, la pila frontale illumina spazi infiniti oltre le gole boscose nelle quali stiamo correndo. Ogni tanto si incontrano compagni di avventura e di corsa, stralunati, stanchi ma determinatissimi. Ci si scambia uno sguardo, magari un cenno, negli occhi e nel passo di tutti si legge la voglia di arrivare a Faenza. Sarà dura, ora lo so. Ora è arrivata o sta arrivando la crisi, la crisi del corridore: una crisi che parte dal fisico ed erode la psiche, le motivazioni, la voglia e la determinazione. Cerco di isolarmi, di pensare alle notti davvero dure che abbiamo passato, penso alla persona che sta al mio fianco che ha fatto ben più di un Passatore. Quella era crisi, quelle erano notti senza fine, quelle erano pugnalate nel fisico e nello spirito. Questo, in confronto, è un gioco. Giochiamo, allora. 60mo km, da un pezzo si è entrati nel comune di Marradi: ma quanto è grande questo Marradi? Sembra Los Angeles non si arriva mai in centro? Finalmente il paese, le luci, i ciottoli delle vie del centro, la leggera discesa, il tappetino sotto l’arco dei 65 km. Marradi, ci siamo. Marradi, ore 23 e 50 di una notte di fine maggio del 2012. Marradi, sono 8 ore e 50 che corro, mi guardo in una vetrina e ho una faccia da paura. Dicono che a Marradi cominci il vero Passatore: non so se sia vero, per me a Marradi è iniziata una crisi spaventosa. Non riesco più a correre, dopo il ristoro (dove come sempre mi sono fermato per bere acqua, thè e sali) devo camminare, riesco solo a camminare. Non lo so quanto sia durata, ma da quel momento ho cercato di camminare a ritmo sostenuto e ho cercato di tenere la mente più lucida possibile. Non volevo andare in crisi ipoglicemica, volevo scongiurare l’ipotermia (avevo freddo e sudavo, continuavo a sudare). Decido quindi di mangiare qualche noce sgusciata che porto nel marsupio. Mi viene da vomitare, ma riesco a mangiare. 70mo km, il ristoro pare un miraggio. 5 km per arrivare a San Cassiano, si entra nella provincia di Ravenna, ma ipotizzare di essere quasi arrivati è un’utopia. Cerco di correre qualche centinaio di metri, ma è come avere attaccato al corpo un blocco di cemento. Mio fratello mi manda un sms, “è durissima” gli rispondo. “Dai che è tutto in discesa”. Sì vabbè. Non ce la faccio più e nella mia testa completamente in balia della crisi si fa prepotentemente spazio l’idea di fermarmi. San Cassiano, bevo solo un bicchiere di thè. San Cassiano, mi fermo. Riparto. Cammino, mi voglio fermare, non mi voglio fare male, non mi voglio infortunare, non mi voglio rovinare. Fa freddo, ho paura di stare male. Mi fermo e – improvvisamente – mi viene in mente che nel marsupio su alla Colla avevo inserito un’altra maglietta. Mi spoglio nel buio più totale della notte romagnola, me ne frego del freddo che sento, me ne frego del possibile colpo di freddo che potrei subire, della congestione in agguato. Devo mettermi addosso qualcosa di asciutto. Ci metto 5 minuti e ce la faccio. Sono più asciutto di prima, chissà però fino a quando. Provo a correre, niente. Cammino, fa male dappertutto. Credo che il ginocchio sinistro stia per esplodere, il collo del piede non vuole saperne di stare nella scarpa. Mi voglio fermare, non voglio farmi male. Strada Casale, km 80. Mi siedo a fianco del ristoro e dichiaro alla signora che serve le bevande che mi voglio fermare. Mi fermo qui. 80 km possono bastare, stop, finished. Chiuse le trasmissioni. Segue surreale dialogo tra me e la signora che non sa nulla di logistica della corsa e (gentilmente) mi informa che bisognerà aspettare l’arrivo del pullman di recupero concorrenti. Seduto sulla sedia di plastica nel frattempo mando messaggi a chi mi ha seguito per dire che mi fermo qui e che è stata una esperienza bellissima comunque. Mangio e bevo. 4 banane, mezzo litro di thè caldo e due tre bicchieri di Coca Cola. Penso: se avessi voluto fare 80 km sarei andato da casa fino a Verbania e me ne sarei tornato indietro. Penso: quando mi capita più un’occasione del genere? Penso: questa doveva, deve, essere la MIA gara. Penso: qual è il tuo limite, man? Penso: il limite lo conosceremo solo quando lo avremo guardato negli occhi. E io stanotte lo voglio vedere in faccia. Dopo tutto quello che ho mangiato temo che vomiterò tutto e invece…riparto dopo una ventina abbondante di minuti e corro, corro, corro. Viaggio veloce, leggero, senza alcuna fatica. La crisi è alle spalle, perduta ed abbandonata a Strada Casale. Le motivazioni adesso sono a mille, i battiti regolari, dolori limitati alle gambe, il passo addirittura fluido. Devo cercare di non esagerare per evitare sorprese dell’ultimo minuto. Ripasso parecchia gente che mi aveva visto ridotto ad uno straccio su quella sedia al ristoro. Vado, corro verso la mia meta. 85mo km. Brisighella e la sua rocca medievale in lontananza. 88mo km – ristoro, passo e di nuovo corsa. 90mo km: 9/10 della fatica compiuti. Non pensare che sia finita. Non fare questo gigantesco errore. Infatti devo di tanto in tanto andare di passo veloce, non voglio spaccare e rovinare tutto a meno di…5 km! Senza accorgermene siamo arrivati all’ultimo ristoro al km 95 appunto. Clima di grande eccitazione, ci siamo quasi. Ma non è finita, non è finita. Km 96, si entra nel comune di Faenza e lo voglio fotografare, quel cartello. Km 97 e decido di camminare fino al 98. Km 98, si riparte – piano ma si riparte – 2 km sono quanto? 5 giri di pista di atletica, sembrano però non finire mai. Finalmente eccolo: 99mo km. Me lo voglio godere tutto. E’ stata la vita, si parte carichi, si continua duri, si cade, si prova a far fronte alle difficoltà, si cade di nuovo, ma ci si rialza (o almeno si prova), si cerca di dimenticare le crisi, le paure, le angosce, si riparte e – anche con un po’ di fortuna – si arriva. Mi faccio una fotografia, ripongo la pila frontale nel marsupio, tolgo il bandana bianco usato per la notte (quello giallo della Nana ce l’ho legato in vita). Sorrido a me stesso, sento di avercela fatta. Siamo a Faenza, quasi nel cuore della città. I vigili mi dicono: “Mancano 300 metri”. Spingo sulle gambe, spingo per arrivare da solo, non voglio nessuno quando sarò sotto lo striscione in Piazza del Popolo. I portici, le luci un po' annebbiate dalle lacrime che scendono già da un pezzo. Me le asciugo e sento che l’avambraccio è composto solo dalle vene che pulsano. Ho i brividi. Vedo Fesa che mi saluta – “Let’s go Arona!” – eccoci, ci siamo, si passa sotto lo striscione! 100 km in 14 ore 3 minuti e 4 secondi. Uno sguardo al cielo, a Chi ho pensato lungo questi 100 km, un pensiero a chi è rimasta a casa e i suoi Passatori li ha corsi e li sta correndo. Un pensiero a chi mi ha incitato, alle sveglie alle 5 di mattina e alle uscite alle 23. Un pensiero ad una strada lunga 100 km che per me ha voluto dire molto di più della 40ma edizione della “Corsa più bella del mondo”. Sipario.

 

 
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PERSONAL BEST

100 KM: 14° 03' 04" (100 km del Passatore 2012)

MARATONA: 3°40'35" (Maratona di Reggio Emilia 2004)

MEZZA MARATONA: 1°39'40" (Stramilano Amatori 2004)

ORA IN PISTA: km 13,166 (24x1 Ora, Verbania 2006)
 

 

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