Creato da lenteris il 02/07/2011
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RUSCELLI

Post n°33 pubblicato il 22 Novembre 2011 da lenteris


Quando un ruscello, con la sua particolare forma e il suo nome, si reintegra nella totalità oceanica, perde se stesso quale relativo e distinto, per ritrovarsi acqua nell'acqua di un infinito di altri fiumi. [Samkara]


QUESTI I RUSCELLI NAVIGATI INSIEME A VOI:


AMORE
ARMONIA


ASCOLTO

AUTOGUARIGIONE

BENEVOLENZA

CALMA

CONCENTRAZIONE

CORAGGIO

DETERMINAZIONE

DISCIPLINA

DIVERSITA'

EMPATIA

EQUILIBRIO

FEDELTA'

                     e un giorno FERMARSI

GENTILEZZA

IMPARARE

IMPREVEDIBILE

LEGGEREZZA

LIBERTA'

MARE

NUTRIMENTO

PACE

PAZIENZA

POTERE

RISVEGLIO

SALUTE

SERENITA'

SORRISO

SVINCOLO

TOTALITA'

UMILTA'

VERITA'

 
 
 

E ... UN GIORNO F E R M A R S I

Post n°32 pubblicato il 16 Novembre 2011 da lenteris
 

E UN GIORNO FERMARSI...

Il tempo è un'onda che crea spazio
ma anche lo toglie quando la strada si dirama in molte direzioni.
A volte serve prendere il largo, a volte passeggiare sulla riva e a volte serve fermarsi. Un blog è un bellissimo canale per lo scambio e oggi, dopo un lungo silenzio,
torno qua tra qesti RUSCELLI
per ringraziare ognuno di voi per questo pezzo di strada fatto insieme.

Un abbraccio e a presto, alla prossima onda amici naviganti!

 
 
 

31. MEDICO

Post n°31 pubblicato il 13 Settembre 2011 da lenteris
 
Tag: SALUTE

MEDICO
La malattia è il mezzo con cui l’organismo si libera dell’estraneo. Noi siamo anche il medico, che deve vigilare su sé stesso. Ma non osserviamoci troppo e non ricaviamo conclusioni troppo rapide da quello che ci accade. In ogni malattia ci sono molti giorni in cui il medico non può fare altro che attendere. E questo è quello che noi, in quanto siamo noi il nostro medico, anzitutto dobbiamo fare. [Da R.M. RILKE Lettera del 12 agosto 1904 “Lettere a un giovane poeta” ]

PIERO> Purtroppo.. spesso siamo più bravi a fare i pazienti anziché i dottori di noi stessi… saper aspettare è un arte. La scuola è la vita. Spesso pensiamo di aver i colori in mano e vogliamo dipingere, subito, senza esserci procurati tele e pennelli… ma dipingere è trovare attenzione e amore…. Prepararsi… e ciò richiede tempo, attesa…. Come nella “cura”….. malati di vita e amore…. Lo scoprono sulla loro pelle…. E ancor di più accettare la necessità dell’attesa… tutto è attesa… necessaria anche per incontrarsi… poiché come ben diceva Walt Whitman “se è tardi a trovarmi, insisti, se non ci sono più in un posto, cerca in un altro, perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te”….. l’attesa è in certo qual modo “movimento”…. Non è stasi…. È attenzione e rispetto e fede e fiducia, a volte delusione, altre no….. sono un pessimo medico e un buon paziente…… ma capisco bene, sulla mia pelle, che prima accolgo l’attesa, prima comincio, da “medico” , a curare le mie ferite d’amore, di senso, aprendo il cuore all’infinita possibilità… perché, usando le parole di Josè Samarago “ dovrebbe bastar questo, dire di uno come si chiama e aspettare il resto della vita per sapere chi è, se mai lo sapremo, perché essere non significa essere stato, essere stato non significa sarà”…… e nell’attesa… attendo…!!!Rilke docet....!!!! / Lenteris> necessità dell’attesa… tutto è attesa… perfino quando ti sembra di aver raggiunto una meta, di essere arrivato. Al traguardo puoi scoprire che in realtà quel luogo non era altro che un ponte che ti avrebbe portato altrove... Per questo come dici benissimo te, l’attesa è “movimento”…. Non è stasi…. È attenzione e rispetto e fede e fiducia e le ferite d’amore o della vita in genere non sono che i segni che l'aratro ha lasciato per la semina...
SPERSADIILLUSIONI> chiedersi del perchè qualcosa ci succede, sarebbe già un buon passo avanti. E' come aver già preso mille medicine, Il medico di se stessi e colui che non si accusa, che non si incolpa nè per questo nè per quello, ma impara e cambia. Il cambiamento fà si che anche le tensioni della malattia si dissolvano insieme a noi. La Malattia nonè altro che il pietrificarsi delle nostre colpe che ci sentiamo e che accumuliamo nella nostra cantina interna. / Lenteris> Non accusarsi ma imparare e cambiare. Questa è la via per la guarigione

 
 
 

30. POTERE 1

Post n°30 pubblicato il 09 Settembre 2011 da lenteris
 
Tag: POTERE

 

POTERE 1
Qual è la differenza tra cosa devo fare, e cosa posso fare? E’ proprio vero che quello che vorrei non posso farlo? Chi o cosa me lo impedisce?


PRAJ> Secondo me, lo stato di consapevolezza è ciò che fa la differenza. Se il volere è connesso o, piuttosto, mosso dal passato non è un reale potere, ma una sorta di automatismo inerente ad una meccanica di cui ci sfuggono le profonde ragioni. / Lenteris>
Già... l'atto di volontà è mosso sempre da qualcosa. A volte è un vecchio solco in cui rischiamo di ripetere gli stessi scenari e le stesse automatiche reazioni. Sarebbe importante attualizzare, aggiornare al presente ogni moto che ci spinge nel volere e nel potere. 
Morven61> Devo indica dovere . Cosa posso fare è quello che noi decidiamo di fare. Noi possiamo fare tutto con la forza del pensiero seguito dall'azione. L'ostacolo siamo semprte noi quando guardiamo dall'altra parte dell'obiettivo / lenteris> La scelta è energia magnetica. Qualcosa che ci rappresenta ci chiama a se senza sforzo. Qualcosa che ci costringiamo a fare ci respinge. E, come dicigiustamente te cara Morven, l'ostacolo siamo proprio noi.
spersadiillusioni > Non vedo questa grande differenza se la persona agisce e pensa con consapevolezza, se vorrei fare qualcosa e stò maturando cosa vorrei fare, stà a me poi fare. Il fare è solo un passaggio successivo alla maturazione di un posso fare, posso farcela. Tutte le azioni possono essere un vorrei e un faccio, se l'incoscienza del faccio non ha primeggiato su ciò che ci è permesso di fare nel qui e ora a secondo delle nostre possibilità. ognuno sà già in partenza cosa è troppo o in armonia con le sue capacità. il Devo fare dal vorrei fare ha la differenza che se viene messo come vanità di farlo per dimostrare...allora si precipita perchè è stato fatto per compiacere l'io e non l'IO. I nostri serpenti (paure,ansie,rabbie, voglia di vanità) attorcigliati intorno all'IO non ci permettono di fare qualcosa per servirlo. .:-) Eppure ci è più semplice pensare che il vorrei sia un qualcosa di minore e più alla portata di noi stessi rispetto al devo fare! ;-) / lenteris> La consapevolezza, hai veramente ragione cara Spersa, tiene conto sempre delle nostre possibilità ma io aggiungerei anche delle nostre potenzialità che neppure noi possiamo immaginare. La vanità è un grosso ostacolo al risveglio e ci fa precipitare in mezzo alle paure dell'IO... ma il contatto con noi stessi, l'ascolto e il sentire sono i parametri indispensabili per realizzare e per attingere alle nostre risorse.
afrodite.58 > Il "devo" è un obbligo, appunto un dovere. Il "posso" è quello che è in nostro potere di fare. Il "volere" è assolvere un desiderio. Il "non poter fare" è non avere la possibilità di fare. Il "vorrei" è una indecisione ma se accompagna il "non posso" bisogna analizzarne il motivo, non sempre l'ostacolo siamo noi stessi. Ci sono cose che agiscono e interagiscono al di fuori di noi, e spesso, della nostra volontà. Quando si vuole raggiungere un obiettivo e non ci si riesce nonostante si è provato in mille modi e per mille strade vuol dire che dobbiamo cambiare obiettivo. Esistono dei tragitti a noi sconosciuti che dobbiamo, nostro malgrado, percorrere, che ci piaccia oppure no e tutto serve a farci capire "qualcosa"... magari non è affatto l'obiettivo che stavamo perseguendo. / lenteris > Perfettamente d'accordo con te afrodite, sul cambiamento d'obiettivo percorrendo un vicolo cieco... naturalmente essendo certi di aver esplorato bene la mappa! O anche essere certi di avere fra le mani la mappa giusta :)!

 
 
 

29. NUTRIMENTO

Post n°29 pubblicato il 05 Settembre 2011 da lenteris
 

 
NUTRIMENTO
Quando mangiamo non affrettiamoci, facciamolo
con gratitudine e assaporiamo ciò che è cresciuto
e vissuto per noi.

Piero> Il maestro zen Thich Nhat Hanh ritiene che il mangiare consapevole è una forma di meditazione poiché Mangiare non è solo un modo per nutrire il nostro corpo, ma anche la nostra mente. Il cibo è un’opera d’arte.... anche il più semplice e povero dei cibi preparato con arte e amore ha un sapore particolare ( a me piace cucinare, e non solo per le mie necessità di “single” ma perchè è creazione, come suonare un pezzo al pianoforte o scrivere una poesia...) è un dono, una carezza per se e per gli altri con cui poterlo condividere, è un atto d'Amore ... guardare il cibo con profondità.... sentire il calore del sole che ha reso possibile la crescita delle piante, e poi l'acqua, le nuvole, chi lo prepara e lavora... quando ti siedi a tavola ti siedi a tavola con l'Universo......Perciò è importante essere presenti quando mangiamo... Quando mangiamo il necessario... Quando non trattiamo il cibo come la nostra vita, come le nostre relazioni... consumando voracemente tutto.. ingurgitando senza gusto e memoria, ed è così che spesso facciamo l'Amore, è così che ci relazioniamo, è così che nutriamo la nostra insoddisfatta, affamata, solitudine...... perchè non siamo presenti, siamo sempre nel regno di altrove, lamentosi, accidiosi, arrabbiati, delusi, in ansia, preoccupati, e mastichiamo nevrotici il cibo pensando ad altro, di corsa... Nel mio Ufficio si stupiscono che io dedico una congrua manciata di minuti fra prepararmi e gustare con calma la mia colazione........ !! Ma questo mi fa sentire per un po' in armonia, mi rilassa, mi fa sentire il dono che c'è in tavola e ringrazio.... perchè ci sono giorni in cui la tavola è povera.... e devi coniugare fame, povertà, dignità.... Il nutrimento è un fatto molto serio, è dono e responsabilità, opportunità di consapevolezza, umiltà, senza falsi sospiri ed ipocriti corrucciamenti per una povertà, per tante piccole invisibili povertà che non vediamo, che non sappiamo.... Nutrire corpo e mente e... meditare sul modo in cui ci nutriamo, sul modo in cui mangiamo: ….....Dimmi come mangi e ti dirò chi sei..............!!!!! / lenteris>  la parola COMPAGNO viene da CUM PANIS, dividere il pane. Da qui tutto il senso che tu, giustamente spieghi, dell'importanza e del valore simbolico del cibo. Un valore che inizia con il primo atto: la semina. Poi l'accudimento della terra, la raccolta e la preparazione. Atti d'amore che richiedono tempo e cura. E condivisione. Grazie Piero per il tuo passaggio nei ruscelli, ricambio con uno sformatino agli asparagi appena sfornato
Praj> Accostando quel bicchiere alle aride labbra colava fresca acqua nelle mie calde viscere: stavo bevendo l'esistenza e il cuore palpitante tamburellava un gioioso Sì. Sì, quando mangiamo o beviamo, facciamone una celebrazione piena di gratitudine.  / lenteris> Brindiamo a questo giorno, celebriamo la vita, o meglio, al gusto della vita, con gratitudine :) cin cin
Afrodite> a proposito di "mangiare"... spero che non sia contemplato il piacere della preparazione e degustazione di cibi che non siano quelli che abbandonano naturalmente il loro fusto-madre. Il piacere e la gioia stanno nel condividere con l'Universo atti d'Amore Vero ovunque, comunque e sempre.

 
 
 
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