LA PRINCIPESSA FELICE C’è subito e non una volta una principessa felice.Vive ad ovest di quella catasta di legna sulla strada stretta che porta a quel paese dove ci trovi ancora un arrotino. Non puoi sbagliare. Segui il bosco a sinistra e prosegui per quattro litri di miscela o di benzina verde. Finiti i quali giri a destra dove vedi la ringhiera sul ruscello dei coregoni.Per tre volte canta tutta alba chiara di Vasco e ci sei.Non badare all’esterno del maniero, lo tiene così per non dar nell’orecchio ai giganti.Il maniero è grande e la principessa, se non segui queste istruzioni, non la vedi neanche morto!Ti ci perdi lì. Conosco uno che si è perso in uno scaffale fine secolo e una signora finita per due comodini vecchi.Veniamo al percorso difficile.La torre dove vive la principessa è diroccata da fuori e messa per sbieco.C’è un solo balcone, manco grande, tante e tante finestre da lasciare aperte.La scala è strettissima, ma c’è un motivo validissimo. La principessa è piccola e ogni cosa o persona entri non deve uscire da una metrica attentamente studiata a tavolino con un geometra delle ferrovie dello stato.Oltre quella misura non si è ammessi, non ci provare!E’ vietato l’ingresso alle persone in maschera, non a pulcinella e non ad arlecchino. Ma ai finti impellicciatori, ai falsi orafi e ai fiorai rompimeringhe, si.Quindi evita di portar presenti tipo pellicce e gioielli perché ti buttan fuori a calci.Niente fiori recisi e giornali di oroscopi.Lei, se riesci ad entrare, è lì.C’è anche quando non c’è perché c’è la sua presenza.Quindi se arrivi e la torre è vuota, aspetta, arriverà!La principessa è bella (si intenda son tutte belle le principesse e la nostra non poteva fare eccezioni, ma un brufolo lo troverai di certo), dolce e cara, piena di stupende virtù, ma ha un difetto.Non sta a me dire se è grave o no, io sono il misero cronista di questa fiaba, ma devo precisarlo senza timori e senza pietà.La principessa felice è l’immodestia fatta persona.Ci han provato a moderarla, ma si gasa ancora un po’.Si gasa e tanto perché sa d’esser felice.Questa è cosa seria. Lo sa, chi la smentisce?E’ felice. Un giorno era sul balcone a pettinarsi con le dita i capelli (la principessa non usa mai pettini e spazzole), vede una farfalla blu e pensa: che bella, sono felice di averla vista.Il giorno dopo era farfalla blu.Magie fiabesche, che ci volete fare, a noi mortali non accade.Quindi meglio non dirle niente a riguardo, tanto ci si perde in partenza.Vive in modo molto strano.Mangia se ha fame, beve solo se ha sete. Dorme quando ha sonno e, ovvio, fuma come un pensionato di San Donà di Piave (è notorio cosa si fumano i pensionati a San Donà).Non beve e non ama guardar la tv.Non compra giornali neanche con i gadget, non esce molto di giorno se non per andar per mercati e per bar.Ma di notte si, esce, appena può.Esce e prende il suo destriero blu, lo cavalca da amazzone vera e viaggia finchè è giorno.L’hanno vista a New York e a Buenos Ayres, in Nepal e nella patagonia Argentina.Vederla cavalcare è un sogno.Infatti i vigili e i carabinieri, i benzinai e i casellanti vanno fuori dai meloni e anche dalle zucche quando passa lei.Chiedo venia!Ho detto destriero, ma non è chiaro.Il suo destriero è (non mi pagano per la pubblicità ma attendo offerte, passate presto che avrei diverse cose che mi mancano) un’alfa romeo.Una 145 blu fiammante (che credevi che si infiammasse solo il rosso?) dell’Alfa Romeo!Per questo adora viaggiare in Lombardia, per mantenere lucida la “l” di lombarda.Dovresti vederla guidare.Punta il muso del destriero in curva, giù in basso dove solo le alfa osano, e lì il destriero scarta, improvviso come solo un motore indomato.Lo lascia scivolare su un rettilineo breve, libero e senza mani, come se sapesse che vuole anche liberà. Lui prosegue da se, ogni volta, con grande giudizio, mentre lei si mette il rossetto.Poi, appena è libera, se non squilla il “parlofono chiamofono cellulofono” (e suona ogni tanto), schiaccia piano il piede destro.Il destriero segue l’armonia del piede, ci si contorce sotto. Lo ascolta come la musica sola che conosce, lo sente come il padrone vero del suo cuore di pistoni e anche lo spinterogeno gode.Le marmitte sbuffano bluastre esalazioni benefiche e fumo di ottani freschi. Il silenzio cade dentro l’abitacolo e senti il ruggire sommesso, il canto delicato e flebile del destriero.Il suono vibra come uno uscito da strumento d’artista. Lo Stradivari dei motori canta, canta e incanta anche le formiche che stanno al suolo. Per un attimo si credono, anche loro, nel paradiso dei cilindri e degli oli non riciclati mai.Il Guarneri del Gesù di ogni strada agita le sue corde al vento, come un amante dolce si lascia muovere dalle mani della sua sola donna. Canta. Anche le cicale tacciono al suo passaggio per sentirlo. Anche il tempo ha dei vagiti di fermezza, l’aria si apre come se si fosse in galleria del vento.E, mentre il vibrato sale, mentre ogni spazio si riempie d’amore fuso per la meccanica celeste, la principessa sa d’esser padrona vera di quel istintivo ruggire di leone domato.Lo ascolta e lo modula con la gamba, lo eccita con teneri sussulti, lo placa con un affondo improvviso. Lo accarezza ancora e lo lascia rallentare, ma solo per ridefinirlo in uno scarto della punta della scarpa nera.Geme il motore, geme come un agnello che pretende d’esser immolato.Come un vergineo amore che vuole amplessi sconosciuti, ancora e ancora chiede strade, supplica per il tormento di quel corpo che gli si accascia addosso, fiero e dominatore.La principessa sorride e muove il volante, piega la strada a suo piacimento e vola via.Volano, volano oltre ogni spazio, ma senza uscire mai dai limiti concessi.Mai oltre i canonici consentiti da polizia e legge.Ma non per mero rispetto delle suddette, piuttosto per evitare di finire una storia che è fantastica e va continuata e perché (e mi rivolgo a chi guida senza prudenza) deve dare un imprescindibile esempio a chi vuole guidare in sicurezza.Fidati della principessa. Vai piano che per morire come un topo contro un cancello c’è tempo per, invece, vivere da re in ogni bordello!Fidati che la principessa Romea ne ha visti tanti.Pianger sdraiati ai bordi della strada, cadere a terra perché sta morendo l’amico migliore nell’auto tua che tu guidavi.Non c’è giorno dopo questi giorni.Anche il padre che grida dietro l’ambulanza.Quando guidi, sempre, pensa a chi ti vuole bene e immagina il suo viso mentre ti sa appena morto per l’ebbrezza dei 180. Guadalo per 3 minuti e poi sai cosa devi fare.Se vedi quel viso, se riesci a scorgerlo con la mente, non perderai te stesso come un vero sciocco.Se deve essere che sia colpa non tua almeno.Una volta che ogni autista ragioni con questo metro non ci saranno cadaveri da raccogliere, cara Luisa (ex medico di servizio nelle ambulanze del 118), e non piangerai più scendendo la riva di un fiume per visitare due giovani senza speranze.I medici che han lavorato al 118 non scrivono molto, ma hanno anime d’acciaio inox temprato, devono per mestiere.La principessa mi ha presentato Luisa e io l’ho adorata.Una flebile donna, ma coraggiosa e umana. Altra principessa di altra fiaba.Piangono quando non li si vede, i dottori, lacrimano come bimbi e qualcuno piange anche per i propri cari, ma non vi diranno mai il loro dolore. Sono esseri forti!Sii forte dottore, anche se lei sta male, cerca di farcela per quelli che ancora sanno chi sei.Il dottore per cui ho scritto non ha bisogno che io dica il suo nome. Sa da se cosa voglio dire.La principessa conosce tutto ciò e altre meraviglie e quando racconta, io, povero sensale, resto a bocca aperta e ascolto in silenzio.Vai dove ti ho detto di andare, cercala dove la devi cercare.La puoi conoscere, le puoi chiedere i racconti, i libri e le storie.Non le chiedere mai amore, non può amare più.Il suo cuore è impegnato, tutto.L’ha preso per intero il primo che è entrato nella torre, non sta a me giudicare, non son nessuno io per dire, ma posso spiegare un poco.Lui è il gigante dolce e altruista che viaggia per le fiabe, quello che i bimbi se li mangia solo con gli occhi.Che vuoi?Ha visto la principessa felice, si è accorto che era veramente vera, ha pensato: le offro un piatto di pesce.I giganti non ne sbaglian una neanche a Ogni santi!Mangiava lui e mangiava la principessa Romea, si guardavan occhi, si toccavano mani.Le mani di lei volteggiavano parlando, si muovevano armoniose sul piatto. Raccontavano storie silenziose e segreti, in sottofondo e mentre loro parlavano di altre cose.Precisamente di contabili stressati.Lui entrando in quelle mani piccole e leggere, sentendosele addosso come farfalle. Aspettandole muoversi sulla sua pelle, immaginando quelle dita sottili sulle sue labbra non poteva fare a meno di avere problemi alla prostata.Capita ai giganti, mica puoi aver tutto tu che leggi!Pensò: oddio mica le posso dire questa cosa e tacque per ore e ore.Pensate che tortura per un gigante con dei pantaloni umani!L’ho sempre detto che Rambo è una mezza tacca sul cellulare della Stone Sharon!Invece il gigante, stoico non parlò affatto. Solo che quella resistenza da ultimo partigiano in trincea piacque tanto a Romea. Ma tanto e tanto che di questo, ma non solo, affatto solo per questo, se ne innamorò trovabilmente.Quindi, se non sei luganega stesa al sole valtellinese, lascia stare l’amore con Romea che non è oggetto del desiderio per nessuno.Piuttosto cerca una torre che somigli a quella che vedrai.Ci saran pure altre principesse anche se hanno altri nomi.Il nome non conta mai, conta il cognome e quante carte di credito hai. Se invece di una Barbie “ti prendo tutto ciò che hai” trovi una pricess, amen!In banca ci puoi tener farfalle di vetro ed è la stessa cosa che ci avessi 3.000.000 di euro sani di pacca.Ricordati bene: niente donne di legno, niente uomini di plastica!Così sarai felice come Romea. E guarda volar farfalle che se ci voli, domani, lo sai da te, senza legger mani, qual è il tuo destino!Patrizia P. (Favole modernissime).
Romea è tornata, Romea se ne va.
LA PRINCIPESSA FELICE C’è subito e non una volta una principessa felice.Vive ad ovest di quella catasta di legna sulla strada stretta che porta a quel paese dove ci trovi ancora un arrotino. Non puoi sbagliare. Segui il bosco a sinistra e prosegui per quattro litri di miscela o di benzina verde. Finiti i quali giri a destra dove vedi la ringhiera sul ruscello dei coregoni.Per tre volte canta tutta alba chiara di Vasco e ci sei.Non badare all’esterno del maniero, lo tiene così per non dar nell’orecchio ai giganti.Il maniero è grande e la principessa, se non segui queste istruzioni, non la vedi neanche morto!Ti ci perdi lì. Conosco uno che si è perso in uno scaffale fine secolo e una signora finita per due comodini vecchi.Veniamo al percorso difficile.La torre dove vive la principessa è diroccata da fuori e messa per sbieco.C’è un solo balcone, manco grande, tante e tante finestre da lasciare aperte.La scala è strettissima, ma c’è un motivo validissimo. La principessa è piccola e ogni cosa o persona entri non deve uscire da una metrica attentamente studiata a tavolino con un geometra delle ferrovie dello stato.Oltre quella misura non si è ammessi, non ci provare!E’ vietato l’ingresso alle persone in maschera, non a pulcinella e non ad arlecchino. Ma ai finti impellicciatori, ai falsi orafi e ai fiorai rompimeringhe, si.Quindi evita di portar presenti tipo pellicce e gioielli perché ti buttan fuori a calci.Niente fiori recisi e giornali di oroscopi.Lei, se riesci ad entrare, è lì.C’è anche quando non c’è perché c’è la sua presenza.Quindi se arrivi e la torre è vuota, aspetta, arriverà!La principessa è bella (si intenda son tutte belle le principesse e la nostra non poteva fare eccezioni, ma un brufolo lo troverai di certo), dolce e cara, piena di stupende virtù, ma ha un difetto.Non sta a me dire se è grave o no, io sono il misero cronista di questa fiaba, ma devo precisarlo senza timori e senza pietà.La principessa felice è l’immodestia fatta persona.Ci han provato a moderarla, ma si gasa ancora un po’.Si gasa e tanto perché sa d’esser felice.Questa è cosa seria. Lo sa, chi la smentisce?E’ felice. Un giorno era sul balcone a pettinarsi con le dita i capelli (la principessa non usa mai pettini e spazzole), vede una farfalla blu e pensa: che bella, sono felice di averla vista.Il giorno dopo era farfalla blu.Magie fiabesche, che ci volete fare, a noi mortali non accade.Quindi meglio non dirle niente a riguardo, tanto ci si perde in partenza.Vive in modo molto strano.Mangia se ha fame, beve solo se ha sete. Dorme quando ha sonno e, ovvio, fuma come un pensionato di San Donà di Piave (è notorio cosa si fumano i pensionati a San Donà).Non beve e non ama guardar la tv.Non compra giornali neanche con i gadget, non esce molto di giorno se non per andar per mercati e per bar.Ma di notte si, esce, appena può.Esce e prende il suo destriero blu, lo cavalca da amazzone vera e viaggia finchè è giorno.L’hanno vista a New York e a Buenos Ayres, in Nepal e nella patagonia Argentina.Vederla cavalcare è un sogno.Infatti i vigili e i carabinieri, i benzinai e i casellanti vanno fuori dai meloni e anche dalle zucche quando passa lei.Chiedo venia!Ho detto destriero, ma non è chiaro.Il suo destriero è (non mi pagano per la pubblicità ma attendo offerte, passate presto che avrei diverse cose che mi mancano) un’alfa romeo.Una 145 blu fiammante (che credevi che si infiammasse solo il rosso?) dell’Alfa Romeo!Per questo adora viaggiare in Lombardia, per mantenere lucida la “l” di lombarda.Dovresti vederla guidare.Punta il muso del destriero in curva, giù in basso dove solo le alfa osano, e lì il destriero scarta, improvviso come solo un motore indomato.Lo lascia scivolare su un rettilineo breve, libero e senza mani, come se sapesse che vuole anche liberà. Lui prosegue da se, ogni volta, con grande giudizio, mentre lei si mette il rossetto.Poi, appena è libera, se non squilla il “parlofono chiamofono cellulofono” (e suona ogni tanto), schiaccia piano il piede destro.Il destriero segue l’armonia del piede, ci si contorce sotto. Lo ascolta come la musica sola che conosce, lo sente come il padrone vero del suo cuore di pistoni e anche lo spinterogeno gode.Le marmitte sbuffano bluastre esalazioni benefiche e fumo di ottani freschi. Il silenzio cade dentro l’abitacolo e senti il ruggire sommesso, il canto delicato e flebile del destriero.Il suono vibra come uno uscito da strumento d’artista. Lo Stradivari dei motori canta, canta e incanta anche le formiche che stanno al suolo. Per un attimo si credono, anche loro, nel paradiso dei cilindri e degli oli non riciclati mai.Il Guarneri del Gesù di ogni strada agita le sue corde al vento, come un amante dolce si lascia muovere dalle mani della sua sola donna. Canta. Anche le cicale tacciono al suo passaggio per sentirlo. Anche il tempo ha dei vagiti di fermezza, l’aria si apre come se si fosse in galleria del vento.E, mentre il vibrato sale, mentre ogni spazio si riempie d’amore fuso per la meccanica celeste, la principessa sa d’esser padrona vera di quel istintivo ruggire di leone domato.Lo ascolta e lo modula con la gamba, lo eccita con teneri sussulti, lo placa con un affondo improvviso. Lo accarezza ancora e lo lascia rallentare, ma solo per ridefinirlo in uno scarto della punta della scarpa nera.Geme il motore, geme come un agnello che pretende d’esser immolato.Come un vergineo amore che vuole amplessi sconosciuti, ancora e ancora chiede strade, supplica per il tormento di quel corpo che gli si accascia addosso, fiero e dominatore.La principessa sorride e muove il volante, piega la strada a suo piacimento e vola via.Volano, volano oltre ogni spazio, ma senza uscire mai dai limiti concessi.Mai oltre i canonici consentiti da polizia e legge.Ma non per mero rispetto delle suddette, piuttosto per evitare di finire una storia che è fantastica e va continuata e perché (e mi rivolgo a chi guida senza prudenza) deve dare un imprescindibile esempio a chi vuole guidare in sicurezza.Fidati della principessa. Vai piano che per morire come un topo contro un cancello c’è tempo per, invece, vivere da re in ogni bordello!Fidati che la principessa Romea ne ha visti tanti.Pianger sdraiati ai bordi della strada, cadere a terra perché sta morendo l’amico migliore nell’auto tua che tu guidavi.Non c’è giorno dopo questi giorni.Anche il padre che grida dietro l’ambulanza.Quando guidi, sempre, pensa a chi ti vuole bene e immagina il suo viso mentre ti sa appena morto per l’ebbrezza dei 180. Guadalo per 3 minuti e poi sai cosa devi fare.Se vedi quel viso, se riesci a scorgerlo con la mente, non perderai te stesso come un vero sciocco.Se deve essere che sia colpa non tua almeno.Una volta che ogni autista ragioni con questo metro non ci saranno cadaveri da raccogliere, cara Luisa (ex medico di servizio nelle ambulanze del 118), e non piangerai più scendendo la riva di un fiume per visitare due giovani senza speranze.I medici che han lavorato al 118 non scrivono molto, ma hanno anime d’acciaio inox temprato, devono per mestiere.La principessa mi ha presentato Luisa e io l’ho adorata.Una flebile donna, ma coraggiosa e umana. Altra principessa di altra fiaba.Piangono quando non li si vede, i dottori, lacrimano come bimbi e qualcuno piange anche per i propri cari, ma non vi diranno mai il loro dolore. Sono esseri forti!Sii forte dottore, anche se lei sta male, cerca di farcela per quelli che ancora sanno chi sei.Il dottore per cui ho scritto non ha bisogno che io dica il suo nome. Sa da se cosa voglio dire.La principessa conosce tutto ciò e altre meraviglie e quando racconta, io, povero sensale, resto a bocca aperta e ascolto in silenzio.Vai dove ti ho detto di andare, cercala dove la devi cercare.La puoi conoscere, le puoi chiedere i racconti, i libri e le storie.Non le chiedere mai amore, non può amare più.Il suo cuore è impegnato, tutto.L’ha preso per intero il primo che è entrato nella torre, non sta a me giudicare, non son nessuno io per dire, ma posso spiegare un poco.Lui è il gigante dolce e altruista che viaggia per le fiabe, quello che i bimbi se li mangia solo con gli occhi.Che vuoi?Ha visto la principessa felice, si è accorto che era veramente vera, ha pensato: le offro un piatto di pesce.I giganti non ne sbaglian una neanche a Ogni santi!Mangiava lui e mangiava la principessa Romea, si guardavan occhi, si toccavano mani.Le mani di lei volteggiavano parlando, si muovevano armoniose sul piatto. Raccontavano storie silenziose e segreti, in sottofondo e mentre loro parlavano di altre cose.Precisamente di contabili stressati.Lui entrando in quelle mani piccole e leggere, sentendosele addosso come farfalle. Aspettandole muoversi sulla sua pelle, immaginando quelle dita sottili sulle sue labbra non poteva fare a meno di avere problemi alla prostata.Capita ai giganti, mica puoi aver tutto tu che leggi!Pensò: oddio mica le posso dire questa cosa e tacque per ore e ore.Pensate che tortura per un gigante con dei pantaloni umani!L’ho sempre detto che Rambo è una mezza tacca sul cellulare della Stone Sharon!Invece il gigante, stoico non parlò affatto. Solo che quella resistenza da ultimo partigiano in trincea piacque tanto a Romea. Ma tanto e tanto che di questo, ma non solo, affatto solo per questo, se ne innamorò trovabilmente.Quindi, se non sei luganega stesa al sole valtellinese, lascia stare l’amore con Romea che non è oggetto del desiderio per nessuno.Piuttosto cerca una torre che somigli a quella che vedrai.Ci saran pure altre principesse anche se hanno altri nomi.Il nome non conta mai, conta il cognome e quante carte di credito hai. Se invece di una Barbie “ti prendo tutto ciò che hai” trovi una pricess, amen!In banca ci puoi tener farfalle di vetro ed è la stessa cosa che ci avessi 3.000.000 di euro sani di pacca.Ricordati bene: niente donne di legno, niente uomini di plastica!Così sarai felice come Romea. E guarda volar farfalle che se ci voli, domani, lo sai da te, senza legger mani, qual è il tuo destino!Patrizia P. (Favole modernissime).